Gianni è la nostra voce in questo numero di Ampai. Per l'anagrafe Giovanni Battista Castagneri, per me un caro amico con il quale ho condiviso molte esperienze legate soprattutto alla tradizione musicale di Balme e alle minoranze linguistiche. Gianni, mentre scrivo, è Assessore al francoprovenzale dell'Unione Montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone ed è sindaco del proprio Comune di Balme, incarico che gli è stato affidato per diverse legislazioni. Mi è cara tutta la sua famiglia e ammiro il suo impegno al servizio della comunità. Non suona uno strumento musicale, danza suo malgrado ma contribuisce a mantenere accesa la fiamma vitale della propria cultura, della propria comunità e della propria tradizione musicale. Consapevole che la chiave di volta sta nell'apertura, nella conoscenza e nella condivisione.
Traduzione della registrazione:
Probabilmente sovente conosciamo cose che vengono dall'altra parte del mondo ma non conosciamo quelle che ci sono vicine. E questo potrebbe essere proprio un limite sia dal punto di vista musicale, culturale ma anche da qualsiasi altro punto di vista, è proprio una divisione che tante volte è uno dei primi problemi delle nostre vallate.
Io ho un rapporto fisiologico con la montagna, tutto ciò che riguarda la montagna mi piace e mi riguarda. E mi interesso non solo di quello che è ma anche dei problemi che ci sono e quindi cerco nel mio piccolo di fare qualcosa per risolverli. È il mio impegno di tutti i giorni e non è solo un impegno ma è una passione, qualcosa che faccio sempre volentieri e che cerco di portare avanti con tutto ciò che faccio.
Io non sono appassionato di ballo in modo particolare però nel '94 nel paese non c'era più nessuno che era capace a ballare le danze tradizionali del paese, le courende in particolare. E allora insieme ad altri si è deciso di provare a cercare di fare rivivere quella che era la memoria storica dei balli del paese. C'era oltretutto una tradizione lunga e quindi era importante non lasciarla perdere. E allora nel '94, 1994, ci siamo trovati in un gruppo di giovani, alcune coppie, guidati da Giorgio Inaudi che è un po' il nostro guru per la questione e abbiamo cercato di trovarci ogni tanto e di ricostruire tutto quello che erano i balli del nostro paese. In modo particolare la courenda dei sette salti che è una courenda rituale, di corteggiamento, particolare. E quindi abbiamo cercato prima con le musiche registrate che sono state recuperate a ballare, imparare a ballare così come erano. E poi dopo, alla fine, si è creato un gruppo che era capace a suonare e quindi è nato proprio... la parte musicale con il gruppo che suonava e noi che ballavamo con gli abiti del nostro paese. E questo è stato un po' l'inizio del recupero dei balli che erano vent'anni che non si ballavano più. Non è tantissimo comunque si era perso un po'. Tutto questo è stato possibile anche grazie a un personaggio locale, Quintino Castagneri [1919-2007], che nel '74 e '75 aveva registrato su musicassette tutta la musica che si ricordava. Aveva sovrapposto gli strumenti, la chitarra e il violino, per recuperare una quarantina di musiche del paese, non solo courende ma anche ballabili quindi: valzer, mazurche eccetera. E tutto questo ha permesso intanto di portare un nuovo entusiasmo nelle persone e poi appunto di recuperare in qualche modo una tradizione che andava a perdersi.
Come dicevo non sono proprio appassionato di ballo quindi ballo per un motivo più antropologico, per cercare di mantenere ciò che era.
Testimonianza di: Giovanni Battista Castagneri, Gianni (1969), Balme, 07/2016
La montagna è luogo geografico, fisico, è luogo che occupa uno spazio dalle caratteristiche definite, è un luogo che si può raggiungere. La montagna è anche luogo culturale e come tale ha caratteristiche definite, si può conoscere ed è un luogo che si può raggiungere. La montagna, come luogo fisico e culturale, ha bisogno di essere protetta. La protezione probabilmente ha a che fare con il rispetto, l'ascolto, la consapevolezza che si tratta di un ecosistema. Un insieme di elementi, un complesso organico in cui la condivisione, la convivenza, il sentirsi comunità “allargata”composta da uomini, animali, vegetali è funzionale, essenziale per struttura. Una struttura che implica conoscenze. Il venire meno all'insieme crea dispersione, destruttura, isolamento, oblio, vuoto.
Non conoscere le cose ci allontana da esse, ci divide da esse. Una società può collassare per l'allontanamento tra loro dei soggetti che la compongono, per l'ignoranza, per la paura, per la perdita della capacità di ascoltare e di vedere, per la perdita della capacità di stare insieme. C'è chi sa questo e, come può, contribuisce affinché sia possibile continuare a stare insieme. Anche solo perché insieme si sta meglio. Recuperare una memoria attraverso la musica, la danza è possibile e solo nel farlo le si da vita. Ritrovarsi insieme per non perdere qualcosa che sta sfuggendo è già un recupero in quanto non permette l'allontanarsi dalle cose, dalle persone. Continuare una tradizione è in primo luogo viverla, nel tempo condizionante in cui questo avviene. Pensare a salvaguardare una memoria e darle presenza fisica comporta un riutilizzo. Si tratta ogni volta di una ri-scoperta e quindi di una rimediazione. Quella danza, quella musica accadono in un altro tempo ma probabilmente continuano a veicolare lo scopo, la funzione principale che è di carattere sociale. Antichi codici estetici che attraverso un riutilizzo continuano a indicare vie possibili di convivenza. Una memoria che si fa fluida, si adatta, si trasforma dalle distorsioni temporali per conservare e consegnare significati sempre attuali, codici etici.
Si tratta in questo caso di una memoria che danza o una danza che porta, trasmette e mantiene memoria. Si può danzare anche con un fine filantropico, farsi vettore di significati utilizzando il corpo, il movimento.
Una tradizione, un pensiero condiviso, una memoria, nel momento in cui sono vissuti, utilizzati, riutilizzati, “richiamati”, scoperti o riscoperti possono portare nuova linfa vitale, vigore, forza, entusiasmo. Portare un nuovo entusiasmo con antiche musiche e antiche danze è di per sé affascinante. Il fatto che sia nuovo significa che probabilmente non si è mai estinto del tutto. Portare entusiasmo è pratica arcaica, è cura sciamana, medicina dello spirito così come del corpo. Essere attraversati dall'entusiasmo è come essere attraversati da una divinità, avere un dio dentro: dal greco én, dentro e theós, dio. Antiche divinità che ritornano quindi, antichi sentieri esistenziali possibili, tracce che non si sono mai estinte del tutto e che aspettano di essere attraversate con nuovi passi, nuovi percorsi che risuonano su cammini precedenti. Un eterno ritorno che si dispiega mai uguale ma simigliante. Una danza entusiastica connessa con l'ambiente può innalzare il livello di coscienza nelle persone, fare acquisire maggiore consapevolezza ormai necessaria vivendo in un mondo sempre meno grande.
Didascalia della foto:
Fotografia: Flavio Giacchero.
entheós (1993 ca.)
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