Dopo l’estinzione alpina della specie, avvenuta a causa della persecuzione antropica, l’ultimo Gipeto è stato ucciso nel 1920 e nel 1978 è nato il progetto di reintroduzione con il primo rilascio di animali nati in cattività, avvenuto nel 1986 in Austria.
Il gipeto è un rapace, un ottimo volatore in spazi aperti. Viene comunemente chiamato avvoltoio barbuto o avvoltoio degli agnelli, e si nutre principalmente di carcasse di animali morti. E un necrofago, cioè ha una dieta estremamente specializzata, nutrendosi in particolare delle ossa e del midollo osseo. Quindi lascia cadere le ossa di carcasse da grandi altezze per frantumarle e nutrirsene.
L'adulto può raggiungere una lunghezza di 110 cm (la sola coda a rombo, misura 43 cm), con un'apertura alare di 280 cm e un peso di 6 kg per entrambi i sessi, in quanto la femmina è in genere appena più grande del maschio. I giovani hanno un piumaggio completamente scuro mentre per gli adulti il colore del piumaggio presenta un netto contrasto ventre e testa chiare, e dorso ali, scure. Una caratteristica particolare del piumaggio dell'adulto è il colore ruggine sul ventre, che assume dall'ambiente esterno con sali minerali.
Ogni coppia è monogama e occupa un territorio che può raggiungere anche i 300 km2 di estensione. Una curiosità; dopo la schiusa, si manifesta un comportamento particolare, il cosiddetto "cainismo". Si tratta, in pratica, di un fenomeno di dominanza del primo nato sul fratello più giovane.
Nel 2019 sulle Alpi sono stati accertati 57 territori suddivisi tra Austria, Svizzera, Francia e Italia di Gipeto (Gypaetus barbatus), di cui 15 in Italia e 1 in Provincia di Torino nelle Valli di Lanzo dove la coppia locale si è riprodotta con successo, portando all’involo un giovane il 18 agosto 2019. Questo individuo è stato chiamato ufficialmente Belavrì (W288).
Quest’evento rappresenta la prima riproduzione con successo in Piemonte dall’inizio del progetto internazionale di reintroduzione, intrapreso nel 1976 e dai primi rilasci di animali nati in cattività a partire dal 1986. Un censimento organizzato da una guida del parco Gran Bosco viene organizzato con successo ogni anno, con suddivisione del territorio.
Con gli occhi rivolti al cielo potremo avvistare alcuni necrofagi ma non predatori, come il capo vaccaio, il griffone o l’avvoltoio monaco. La collaborazione di escursionisti agguerriti sarà fondamentale per studiare l’evoluzione e la dinamica grazie alle loro segnalazioni e le eventuali marcature sulle penne.
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