La lavanda officinale, nome scientifico, “Lavandula angustifolia” usata nell’antichità per lavare, è una pianta sempreverde, perenne e legnosa, un erbacea raccolta a forma di mazzi importanti. È una pianta tipica del bacino mediterraneo, simbolo della vicina Provenza ma che predilige l’Alta Valle di Susa per il clima e la sua posizione all’adret. Le foglie sono strette e lunghe e i fiori sono delle piccole spighe di colore viola, molto profumati. La fioritura, nelle nostre zone, avviene ai primi di luglio. La fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori . La si può trovare fino dai 1000 m ai 1500 m e oltre. Qui cresce spontaneamente specialmente sui terreni calcarei senza ristagno idrico preferibilmente con una bella esposizione a sud. La lavanda è ricca di olio essenziale, molto richiesto dall'industria cosmetica. È un ottimo disinfettante e viene impiegato negli armadi per difendersi dagli attacchi delle tarme.
Un tempo raccogliere la lavanda era una vera e propria attività complementare di chi viveva in montagna intorno all'800 fino alla metà del '900 si raccoglieva ovunque. La raccolta era una cosa seria con tanto di regolamenti e tempi di inizio e fine raccolta scanditi dalle autorità comunali... parallelamente a chi raccoglieva c’erano poi i distillatori posseduti dagli abitanti, gli alambicchi per distillare lavanda, ma anche frutta da trasformare in acqua vita, da utilizzare per i raffreddori, per abbassare la pressione arteriosa, per la digestione o contro i capelli grassi. Un mondo ormai sparito, ma che oggi rinasce grazie a piccole aziende come Artiglio del Diavolo o Fiori del Male che sono tornate ad investire sulla lavanda e altri prodotti di montagna, con discreti profitti.
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