Come aghi la luna infilza i suoi raggi
nel fogliame facendo a maglia della notte
sul lenzuolo del letto.
Rincorro avventure, lontano, oltre queste case
si fa inseguire un urlo e senza stargli appresso
mi perdo nel nero.
I villaggi degli uomini sono al fondo
dimenticati, io divento sempre più estraneo,tra gli animali selvatici.
I grilli cantano di continuo le loro canzoni
tra i miei passi, guidati da una folle brama
su per la valle.
Nel cuore del bosco, nel ventre dei monti,
escono i lupi: ombre che saltano le recinzioni
e uccidono le pecore.
Leggeri passano sui terrazzamenti e attraversano i ponti.
Corrono affamati di carne, disperdono greggi,
rapiscono gli agnelli.
Si leccano le labbra pensando ai loro bocconi.
Non ci sarà speranza per la mucca
che resta attaccata alla catena.
Come una falce la luna fa la sua mietitura:
nel cielo sfiora le cime, miete la notte.
Illumina ogni stalla.
Mostri per le favole dei bambini piccoli
siete sempre presi per le bestie nere
nelle nostre filastrocche.
Simbolo del selvaggio, non siete mai i buoni.
Respinti allo scarto l’uomo vi ha bandito
e poi vi ha chiamati malvagi.
Per i turisti la più bella delle attrazioni,
i villeggianti vogliono proteggervi dal cacciatore
o uccidervi se hanno paura.
L’uomo, signore e padrone di ogni colonizzazione,
si lamenta perché anche se ha tutto colonizzato
il lupo non lo ha addomesticato.
Il vostro vivere è la più grande delle rivoluzioni
per questo mondo che anche se oppresso resiste.
Partigiani della natura,
vi raggiungo per spaventare i capi dei padroni
e mi unisco al grido di chi è emarginato
con l’amore di un fratello.
Perché il vero lupo è in città a contare i milioni.
Non è la povera bestia che temono i pastori
ma colui che fa soffrire gli ultimi.
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