Dante era un uomo di grande cultura. Conosceva l’intero scibile dell’epoca e lo utilizzò in modo libero e creativo, prendendo immagini, spunti, idee da tutto e da tutti: non solo dalla Bibbia, ma anche dai pagani (non dimentichiamo che il suo maestro è Virgilio!) e persino dall’Islam. Tutte le possibili fonti sono state indagate dalla critica, ad eccezione di una: il catarismo, la grande eresia del Medioevo, che era diffusissima in tutte le città in cui Dante visse e soprattutto a Firenze dove, a detta degli inquisitori dell’epoca, vi aderiva un terzo della popolazione. Chi erano i catari fiorentini? Abbiamo qualche nome? Sì. I Cavalcanti, per esempio, ma anche uno dei personaggi più famosi della Divina Commedia: Farinata degli Uberti.
Pur ammirandolo moltissimo, Dante lo mette in Inferno, tra gli eretici... E come avrebbe potuto fare altrimenti? Era un uomo di grande notorietà e tutti sapevano che era stato condannato come «cataro».
Nel video racconto la storia di questa condanna, una vicenda fondamentale per capire non solo il canto dedicato a Farinata, ma soprattutto l’atmosfera che si respirava allora e che è alla base di tante scelte effettuate da Dante.
Non voglio rovinare la suspense, ma, sperando di acuire la vostra curiosità, posso anticipare (e so che la cosa vi sorprenderà) che quando Farinata fu condannato e messo al rogo... era già morto da diciannove anni!
Che senso ha? vi chiederete. Perché? Sono domande alle quali troverete una risposta.
E tenete anche conto che il giorno in cui la bara di Farinata fu messa al rogo, a Firenze, Dante aveva diciotto anni!
Su questo tema vi segnaliamo l’articolo di Marco Vannini uscito su “L’Osservatore Romano” del 1 dicembre 2016 titolato “Dante cataro?”che trovate su http://www.osservatoreromano.va/it/news/dante-cataro
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