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Dante e la lingua occitana

Maria Soresina. Dante e i Catari 10. Calunnie e libertà.

Dante e lhi catars: calómnias e libertat

di Maria Soresina

Maria Soresina. Dante e i Catari 10. Calunnie e libertà.
italiano

Da che mondo è mondo, la storia è sempre stata scritta dai vincitori, che, per far sembrare più gloriosa la loro azione, si sono premurati di dipingere i vinti come pericolosi criminali, come il male assoluto. Così è sempre stato fatto anche dalla Chiesa nei confronti dei suoi nemici: i pagani, gli ebrei, i musulmani, ma soprattutto gli eretici.

Sui catari sono state scritte per secoli le cose più infamanti e false, anche da parte di insigni studiosi, come Raoul Manselli, il quale dà credito a quanto asserito dagli inquisitori più fanatici sull’omicidio dei moribondi e sulle madri che usavano uccidere i bambini appena partoriti. I catari?! I catari che non uccidevano nemmeno una gallina, che morivano piuttosto che uccidere una gallina... avrebbero ucciso i bambini?!

Ai catari veniva attribuita da un lato una sessuofobia morbosa, dall’altro venivano accusati di fornicare con sorelle e figlie... Una calunnia ricorrente è inoltre quella della mancanza di cultura nei catari. Una falsità palese, dato che il catarismo era consistente proprio nelle zone in cui nacque la poesia e la cultura europea: l’Occitania dei trovatori che erano in larga misura catari, la Toscana del Dolce Stil Novo, e forse dovremmo aggiungere la Sicilia del pluriscomunicato Federico II che Dante mette in Inferno tra i catari.

Sui catari si legge anche che non credevano nel libero arbitrio. Un’accusa assurda: sapevano bene che l’uomo ha la facoltà di scegliere. È un discorso molto profondo: per i catari il libero arbitrio non era una libertà. La libertà va conquistata! E Dante... «libertà va cercando». 

occitan

Despuei que lo mond es mond l’estòria es sempre estaa escricha dai vincitors, que per far semelhar pus gloriosa lor accion se son premurats de pintrar lhi vinçuts coma de perilhós criminals, coma lo mal absolut. Aquò es sempre estat fach decò da la gleisa vèrs si nemís: lhi pagans, lhi ebrèus, lhi musulmans, mas sobretot lhi erétics.

Sus lhi catars son estaas escrichas per de sècles las causas pus infamantas e faussas, mesme per d’eminents estudiós, coma Raoul Manselli, que dona crédit an aquò afermat da lhi inquisitors pus fanàtics sus l’omicidi di moribonds e sus las maires que avion la costuma de maçar las mainaas just acojaas. Lhi catars?! Ilhs que maçavon nimanc una jalina, que murion putòst que maçar una jalina... aurion maçat las mainaas?!

Ai catars venia atribuïa d’un cant una sexuofobia morbosa, da l’autre venion acusats de fornicar abo sòrres e filhas... Una calómnia recorrenta, en mai, es aquela de la mancança de cultura enti catars. Un’evidenta falsetat, dal moment que lo catarisme era consistent pròpi dins las zonas ente es naissua la poesia e la cultura europea: l’Occitània di trobadors, qu’eron en larja mesura catars, la Toscana dal Dolce Stil Novo e benlèu deuríem jontar la Sicília dal pluri-excomunicat Federic II, que Dante buta a l’unfèrn al metz di catars.

Sus lhi catars se les decò que creïon pas dins lo libre arbitri. Un’acusa absurda: sabion ben que l’òme a la facultat de chausir. Es un discors mai que profond: per lhi catars lo libre arbitri era pas una libertat. La libertat vai conquistaa! E Dante... «libertà va cercando».