Da che mondo è mondo, la storia è sempre stata scritta dai vincitori, che, per far sembrare più gloriosa la loro azione, si sono premurati di dipingere i vinti come pericolosi criminali, come il male assoluto. Così è sempre stato fatto anche dalla Chiesa nei confronti dei suoi nemici: i pagani, gli ebrei, i musulmani, ma soprattutto gli eretici.
Sui catari sono state scritte per secoli le cose più infamanti e false, anche da parte di insigni studiosi, come Raoul Manselli, il quale dà credito a quanto asserito dagli inquisitori più fanatici sull’omicidio dei moribondi e sulle madri che usavano uccidere i bambini appena partoriti. I catari?! I catari che non uccidevano nemmeno una gallina, che morivano piuttosto che uccidere una gallina... avrebbero ucciso i bambini?!
Ai catari veniva attribuita da un lato una sessuofobia morbosa, dall’altro venivano accusati di fornicare con sorelle e figlie... Una calunnia ricorrente è inoltre quella della mancanza di cultura nei catari. Una falsità palese, dato che il catarismo era consistente proprio nelle zone in cui nacque la poesia e la cultura europea: l’Occitania dei trovatori che erano in larga misura catari, la Toscana del Dolce Stil Novo, e forse dovremmo aggiungere la Sicilia del pluriscomunicato Federico II che Dante mette in Inferno tra i catari.
Sui catari si legge anche che non credevano nel libero arbitrio. Un’accusa assurda: sapevano bene che l’uomo ha la facoltà di scegliere. È un discorso molto profondo: per i catari il libero arbitrio non era una libertà. La libertà va conquistata! E Dante... «libertà va cercando».
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