Oltre ad alcuni importanti capisaldi dottrinali, i catari avevano anche tutta una serie di usanze e pratiche particolari. Il mio obiettivo è quello di dimostrare che anche su queste piccole cose, il pensiero di Dante coincideva con quello dei catari.
Quali sono queste “piccole cose”? Le chiese, per esempio: i catari non costruivano chiese. I santi: i catari non veneravano santi, e men che meno le reliquie intorno alle quali si era sviluppato, nel Medioevo, un cospicuo giro d’affari. E ancora: i catari non credevano ai miracoli, nemmeno a quelli operati da Gesù.
Un aspetto importante, che più che una credenza era un’usanza, è che i catari erano vegetariani. Non per i motivi riportati nei libri di storia, secondo i quali i catari rifuggivano dal mangiare il prodotto di un accoppiamento sessuale: se così fosse stato, nulla avrebbe impedito loro di uccidere la gallina che gli inquisitori mettevano loro davanti per scoprire se erano da mandare al rogo o no. Nel loro vegetarianismo non era in questione il «mangiare», ma l’«uccidere»!
Di Dante non si sa se fosse vegetariano, ma alcuni passaggi della Commedia presentano risvolti decisamente «vegetariani».
Poi ci sono le critiche che Dante fa alla Chiesa di Roma, le stesse che facevano i catari, e... utilizzando la loro terminologia. Purtroppo alle nostre orecchie di oggi questi termini non dicono più nulla, ma se vogliamo comprendere Dante è necessario affinare l’orecchio alla sensibilità dell’epoca, è necessario capire che a quel tempo era inconcepibile – oltre che proibito – che un laico osasse raccontare centinaia di episodi biblici, osasse tradurre nelle lingue volgari il Padre Nostro... Ma Dante era audace.
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