La mattina di mercoledì 29 maggio ho ricevuto una telefonata da Ines Cavalcanti che cercava disperatamente un traduttore per lo scrittore tibetano Chenreb Gyamtso detto Nodreng, segnalato per il Premio Speciale della V edizione del “Premio Ostana: Scritture in Lingua Madre”, la cui premiazione era fissata nella giornata del 2 giugno. Tutti credevano che un traduttore dall’inglese sarebbe stato sufficiente, nessuno aveva pensato che lo scrittore parlasse tibetano e cinese e non inglese. Poiché il Premio Ostana si pone l’obiettivo di dare voce a scrittori che scrivono nella loro lingua madre, che spesso è minacciata da lingue dominanti (in questo caso dal cinese), era decisamente inappropriato affiancare a Nodreng un traduttore dal cinese all’italinao e così hanno cercato un traduttore tibetano e di conseguenze mi hanno contatto. Quando ho sentito di Nodreng (che vive in Tibet) e del Comune di Ostana (piccolo paese occitano della Val Po) ho detto subito: “ci sarò ad Ostana questo weekend ad ogni costo”. Venerdì pomeriggio ero già all’aeroporto di Caselle con Giorgio Vivalda e sua moglie per ricevere Nodreng.
La sera prima sono andato sul internet per sapere su Nodreng e i suoi lavori. Mentre leggevo su Nodreng e i suoi lavori mi veniva in mente:
1. La notizia della scrittrice e poetessa tibetana Tsering Woeser, una delle voci più critiche sulla presenza cinese in Tibet, che ha ricevuto il premio dal Dipartimento di Stato americano alle donne che nel mondo si battono per i diritti umani. La consegna del riconoscimento, programmata l’8 marzo 2013 a Washington alla presenza del segretario di Stato americano John Kerry e della First Lady Michelle Obama, si è compiuto senza Woeser perché le autorità di Pechino le avevano rifiutato il passaporto per motivi di “sicurezza nazionale”.
2. La Regione Autonoma del Tibet (TAR) e altre zone a popolazione tibetana, in Tibet, non solo sono chiuse fisicamente agli osservatori esterni dal 2008, quando si verificò una massiccia rivolta anticinese, ma le autorità cinesi hanno cancellato anche le tracce del dissenso sul web, dalle immagini alle discussioni dei tibetani in Tibet. I tibetani in Tibet non possono vedere su Youtube i filmati in cui gli agenti reprimono con violenza le proteste. I motori di ricerca non danno risultati per parole come Free Tibet, Dalai Lama, e i commenti dei blogger critici sulla presenza cinese in Tibet vengono eliminati dal web.
3. In Gennaio 2013, uno scrittore tibetano monaco di nome Gartse Jigmey del monastero di Gartse, situato nell’omonima contea nella regione orientale dell’Amdo, è stato tratto in arresto dalle autorità cinesi dopo la pubblicazione del secondo volume del suo libro “Il Potere del Cuore di Tsempo”. Nei 25 capitoli del suo nuovo libro, Jigmey tratta argomenti particolarmente sensibili quali le auto immolazioni in Tibet, i diritti delle minoranze in Cina, la questione dei diritti umani e le dimostrazioni pacifiche dei tibetani. Una parte del volume è dedicata al governo tibetano in esilio, al Dalai Lama, al Panchen Lama e ad altri leader religiosi. Nel primo volume, pubblicato nel 2008, il monaco-scrittore descriveva la felicità e la sofferenza passata, presente e futura del popolo tibetano. La sua prima opera, “Diario di viaggio”, gli era valsa il conferimento di uno speciale riconoscimento da parte della comunità locale. Fondatore di un’associazione che riuniva testate giornalistiche della zona, nel 1992 era entrato nel monastero di Gartse. Il 14 maggio 2013 Gartse Jigmey è stato condannato a 5 anni di carcere con l'accusa di sovversione ai danni dello stato.
Ero un po’ preoccupato per l’arrivo di Nodreng, non ero ancora così sicuro di vederlo arrivare, ma in breve la mia preoccupazione è sfumata quando abbiamo potuto dargli il benvenuto all’aeroporto, dove abbiamo effettuato la cermonia khata con le sciarpe tibetane.
Anche se non ci eravamo mai visti ero sicuro che ci saremmo riconosciuti, lui con il suo inconfondibile viso tibetano, io con la mia sciarpa tibetana in mano. Infatti appena ci siamo visti ci siamo sorrisi, sono andato verso di lui e gli ho offerto il khata e porgendogli il saluto tibetano Tashi Delek. Poi Giorgio Vivalda ci ha accompagnati fino ad Ostana dove il Comitato organizzatore aspettava l’arrivo di Nodreng presso La Galaberna. Mentre andavamo dall’aeroporto di Caselle verso Ostana, ho avuto quasi un’ora di tempo da poter chiacchierare con lui. Avevo tante domande da fare e volevo sapere tante cose da lui dal vivo, tutto quello che sta succedendo in Tibet in questo periodo, volevo aggiornarmi anche perché coltivo in me questo sogno di ritornare un giorno nella mia patria del Tibet. Facevamo un po’ difficoltà a capirci perché lui parlava in dialetto amdo e io invece parlo male il tibetano. Comunque all’inizio lo imbarazzava moltissimo quando parlavo delle auto-immolazioni dei tibetani in Tibet, la presenza e l’occupazione cinese del Tibet e soprattutto del Dalai Lama. Allora ho preferito parlare di quegli interessi che costituiscono la sua vita: i suoi libri, i suoi documentari e il lavoro che lui compie per la salvaguardia e la promozione della lingua tibetana. Ho capito che queste sono le cose che lo impegnano e delle quali è molto orgoglioso.
Al nostro arrivo al Rifugio Galaberna abbiamo incontrato il Sindaco Giacomo Lombardo, Ines Cavalcanti, Valentina Musmeci e altri personaggi e scrittori venuti ad Ostana da varie parti del mondo per celebrare le lingue madri. Cosi sono cominciati per me e Nodreng due giorni di conversazioni, letture, momenti di incontro, per conoscere altre lingue e culture. Nodreng ha fatto vedere un film da lui realizzato sull’insegnamento del tibetano a scuola e Esteve Anghilante l’ha filmato e gli ha fatto recitare il racconto pubblicato sull’antologia del Premio che potete ascoltare a fondo pagina
A parte che amo moltissimo le montagne, ho passato due giorni indimenticabili ad Ostana. Ho apprezzato molto l'organizzazione, curata fin nei minimi particolari, coinvolgente, umana, arricchente e cordiale.
Il lunedì ho ancora avuto il tempo di far vedere un pò la città di Torino a Nodreng, poi è arrivato il momento dei saluti. Prima di partire mi ha ancora una volta espresso il medesimo pensiero esternato nel corso della premiazione: essendo il suo primo premio si ricorderà sempre del Premio Ostana e di tutte le persone che lo hanno invitato in Italia. Porterà in Tibet il messaggio che loro non sono soli a combattere per preservare la lingua tibetana. Che molte altre lingue e culture nel mondo si battono per il medesimo scopo. Mi si è stretto il cuore quando gli ho offerto la khata di partenza e gli ho chiesto di portare i miei saluti e le mie preghiere al popolo tibetano e in particolare a tutti i coraggiosi tibetani che operano in Tibet e non si abbattono nonostante tutte le difficoltà a cui vanno incontro.
Sono nato nel 1979 in India. I miei genitori sono fuggiti in India dal Tibet nel 1962, dopo l’occupazione cinese del Tibet e vivono tuttora in India come rifugiati politici. Io sono venuto in Italia nel 2005 come studente di Erasmus-Mundus, dopo il mio studio sono rimasto in Italia, attualmente vivo e lavoro a Torino. Faccio parte della Comunità tibetana in Italia che è dedita a preservare e promuovere la ricca identità culturale tibetana e a far conoscere in Italia la grave situazione politica del Tibet. Svolge inoltre la funzione di riferimento per i Tibetani residenti in Italia.
Ne approfitto per annunciare che nei giorni 5-6 luglio a Torino si svolgerà un “Festival del Tibet” con un ricco programma di incontri, convegni, mostre, cena tibetana.
Per saperne di più: info@comunitatibetana.org
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