Bojan Brezigar, giornalista e politologo di Trieste, laureato in scienze politiche all’università di Macerata.
Giornalista dal 1973, ha concluso la carriera nel 2007 come direttore responsabile del Primorski dnevnik, quotidiano della minoranza slovena in Italia, che aveva diretto per 15 anni.
Nel 2008 è stato portavoce del ministro degli esteri della Repubblica di Slovenia, presidente del Consiglio affari e relazioni esterne dell’Unione Europea.
Ha svolto anche intensa attività politica: è stato sindaco del Comune di Duino Aurisina (Trieste), assessore alla Provincia di Trieste e consigliere alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, presidente della Commissione consigliare permanente per la cultura.
Da anni si occupa di minoranze linguistiche a livello locale, nazionale ed europeo. È stato socio fondatore dell’Istituto di ricerca Sloveno di Trieste nonché del Comitato nazionale federativo minoranze linguistiche d’Italia (CONFEMILI). Dal 1994 al 2003 è stato presidente dell’European Bureau for Lesser Used Languages, l’organizzazione delle minoranze linguistiche dell’Unione Europea e in quella veste anche consulente del Consiglio d’Europa, della Commissione Europea e dell’Alto Commissario per le minoranze linguistiche dell’OSCE.
Attualmente è presidente del Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena in Italia, organismo istituito con legge nazionale, e membro del direttivo dell’associazione dei quotidiani delle minoranze in Europa.
I giorni della Catalogna
L’intervento trae spunto dal libro di cui Bojan Brezigar è autore, pubblicato in lingua slovena con il titolo Šest Dni Katalonjj e in italiano con il titolo “I giorni della Catalogna” (che usciranno in autunno per l’editore Mochjan in Slovenia e per l’editore Qudulibri di Bologna in Italia).
Brezigar racconta i giorni dal 28 settembre al 3 ottobre 2017 a cavallo del referendum per l’autoderminazione della Catalogna, che l’autore ha vissuto nella delegazione parlamentare composta da una trentina di parlamentari nazionali ed europei di 15 stati, invitati a Barcellona per seguire l’andamento del referendum.
L’autore narra gli incontri con le massime autorità catalane, con i rappresentanti dei partiti e della società civile, intrecciandoli con la storia della Catalogna, fornendo così una visione dall’interno degli eventi di quei giorni. Il racconto della Catalogna durante il regime franchista è affidato ad Aureli Argemi, l’ottantenne personaggio di culto della società civile catalana, già segretario dell’abate di Montserrat, costretto all’esilio all’epoca di Franco. La situazione attuale vene tratteggiata da Miquel Strubell, nato a Oxford, figlio di rifugiati politici, entrato in Catalogna dopo la caduta di Franco, personaggio di estremo rilievo nella politica culturale e linguistica negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso.
A queste testimonianze e alla cronaca della giornata del referendum, delle violenze perpetrate dalla polizia spagnola, ai numerosi aneddoti che evidenziano l’humor catalano, si intrecciano informazioni sulla situazione della Catalogna nel periodo franchista con qualche cenno alla storia più antica: l’assedio e la caduta di Barcellona nel 1714, il periodo della Spagna democratica con la transizione incompiuta, il tentato colpo di stato del 1981 e l’ambiguo atteggiamento del re Juan Carlos, il problema dello statuto di Catalogna approvato nel 2006, poi annullato dalla Corte costituzionale nel 2010.
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