INTERVISTA A Bhuchung D. Sonam
a cura di Valentina Musmeci
Valentina Musmeci • Raccontaci la storia della lingua tibetana.
Bhuchung D. Sonam • Il Tibet è una nazione antica con una storia molto lunga. La scrittura per la lingua tibetana come la conosciamo oggi è stata ideata nel settimo secolo. Da allora è stata usata come lingua scritta del Tibet, in essa troviamo tutti i canoni buddisti così come la scrittura secolare di storia, canzoni, letteratura ecc.
VM • Spiegaci perché e come è una lingua in pericolo.
BDS • Oggi la lingua tibetana è in pericolo perché il Tibet è sotto l’occupazione cinese e il cinese è la lingua di insegnamento nelle scuole. La Cina ha istituito scuole residenziali in cui i bambini tibetani di appena quattro anni sono obbligati a parlare cinese, imparare il cinese e tenuti lontani dai loro genitori. Quindi i bambini non conoscono la loro lingua e cultura.
In esilio i giovani tibetani che crescono in Occidente non hanno l’opportunità di imparare la lingua a scuola e inoltre non hanno accesso diretto alla cultura tibetana nella loro vita quotidiana. Pertanto molti di loro non parlano né scrivono tibetano.
VM • Tu sei un poeta e un editore, ti va di condividere con noi la tua storia, da quando eri piccolo?
BDS • Sono nato in Tibet e sono stato portato in esilio in giovane età. Sono cresciuto nelle scuole per rifugiati tibetani in India, dove ho imparato la lingua tibetana e ho avuto accesso alla cultura e alle tradizioni spirituali tibetane. Scrivo poesie, racconti e saggistica per riviste e siti web. Sono anche un traduttore e dirigo una piccola casa editrice senza scopo di lucro che si occupa di letteratura tibetana secolare. Amo leggere e scrivere e incoraggio i tibetani a esprimere i loro pensieri e aspirazioni attraverso le arti creative.
VM • Quando hai iniziato a muovere i primi passi come poeta?
BDS • Ho cominciato a scrivere poesie quando ero alla scuola primaria per rifugiati. Da allora ho continuato, anche se all’università ho studiato economia. La scrittura è una parte importante di ciò che sono come persona e mi aiuta a capire me stesso e a incanalare le mie frustrazioni e difficoltà nella creatività. Mi sfida anche a pensare e guardare in modo diverso, riguardo a me stesso e alla società in generale.
VM • Come scrivi e quando?
BDS • Scrivo ogni volta che sento di avere qualcosa da dire. L’argomento dei miei scritti è la mia vita: cose che sperimento, vedo e sento, che hanno principalmente a che fare con l’esilio, la speranza, la delusione, la resistenza, il desiderio e i ricordi.
VM • In alcune culture di popoli nativi, la poesia è sacra ed è usata nelle cerimonie spirituali, nelle celebrazioni e nelle feste di famiglia, qual è l’importanza della poesia nella cultura tibetana?
BDS • La poesia è intimamente legata alla civiltà tibetana. Il Tibet è chiamato “la terra delle canzoni” e tutte le canzoni cos’altro sono se non poesia? Abbiamo anche una forte tradizione nella scrittura di poesie che risale a migliaia di anni fa. Inoltre ci sono i nostri canoni buddisti, incluso Kagyur con 108 volumi e Tengyur con 225 volumi, tutti scritti in versi.
VM • Perché pensi che la protezione della cultura e della lingua madre sia importante per te e per la tua cultura?
BDS • La lingua tibetana è il mezzo attraverso il quale l’intera conoscenza scritta della civiltà tibetana è stata memorizzata e tramandata. Quindi se perdiamo la lingua perdiamo tutto.
Poiché la cultura e le tradizioni spirituali tibetane hanno valori non solo per il popolo tibetano, ma per l’intero essere umano, la lingua tibetana deve essere preservata e promossa quale patrimonio mondiale dell’umanità.
VM • Nelle comunità di lingua minoritaria la gente, la lingua e il territorio sono molto connessi, possiamo usare la definizione “popolo nativo” anche per i tibetani, nonostante siano nati fuori dal territorio tibetano?
BDS • Il territorio tradizionale tibetano comprendeva tre province di Utsang, Amdo e Kham, che compongono l’intero altopiano tibetano e quindi tutte le persone di lingua tibetana vivevano all’interno di questo vasto luogo geografico. Dall’occupazione cinese del Tibet, gran parte del tradizionale territorio tibetano è segmentato e collegato a varie province cinesi. Di conseguenza, oggi si può dire che la stragrande maggioranza dei tibetani vive all’interno di province cinesi.
Ci sono anche circa duecentomila rifugiati tibetani sparsi in tutto il mondo che vivono in ben trentasei paesi. Quindi, possiamo dire che i tibetani sono in tutto il mondo.
VM • Come vivi tu questa disconnessione?
BDS • ––––––– [non risponde] –––––––
VM • Quale tipo di attività hai fatto per promuovere e salvare la tua lingua madre?
BDS • Sono uno scrittore e un traduttore, quindi la mia responsabilità principale è scrivere, tradurre, pubblicare e promuovere. Traduco dal tibetano all’inglese e dall’inglese al tibetano. Questo è un esercizio necessario poiché dobbiamo far conoscere al mondo la nostra cultura, la nostra lingua e la nostra lotta, allo stesso tempo dobbiamo tradurre la letteratura mondiale in tibetano.
VM • Come pensi che la protezione della lingua tibetana possa essere più efficace?
BDS • Naturalmente, il modo migliore per preservare la lingua, la cultura e lo stile di vita tibetano è fare del Tibet un paese libero. per avere la libertà di imparare la nostra lingua, praticare la nostra cultura e religione senza essere perseguitati o imprigionati.
L’altro modo per promuovere la nostra lingua e cultura è, per esempio, sostenere le scuole e le istituzioni educative per i rifugiati tibetani, dove studiano migliaia di studenti tibetani in esilio. Dobbiamo anche fare pressione sul governo cinese affinché rispetti i diritti umani fondamentali in modo che i tibetani possano imparare la propria lingua e praticare la propria cultura. Per oltre mezzo secolo la Cina ha sistematicamente distrutto la lingua, la cultura e l’identità tibetane. La comunità internazionale oggi deve sostenere i diritti del popolo tibetano nell’apprendimento della propria lingua.
TESTO TIBETANO
POESIE SCELTE
འཁྱམ་པོ།
རྒྱ་ལམ་མང་གྲགས།
ང་གང་དུ་ཡས་བསྐྱོད་མ་ཐུབ།
བསམ་བློའི་སྣེ་ཐག་མང་བའི་ལས་ཆགས།
རྣམ་རིག་གི་ཕོང་བའི་དར་ཕྲུག
འཁོར་བའོ་རུས་སྐམ་ལ་ཆགས་པའི་འཁྱམ་ཁྱི།
བུ་ཆུང་ཞེ་སྡང་གི་ལྡུམ་རྭའི་ནང་།
སྡུག་བསྔལ་གི་མིག་ཆུ་འཁྱིལ་འཁྱིལ།
TESTO INGLESE
WANDERER
Paths are scattered
I fail to take any
Burdened by chaotic thoughts
Orphaned by a clear focus
Deserted by wisdom of vision ―
Like a stray dog I cling
To the dry worldly bone…
In a blossoming garden of hatred
This little boy
Drowns in tears of sorrow…
TESTO ITALIANO
VAGABONDO
I percorsi sono sparsi
Non ne prendo nessuno
Gravato da pensieri caotici
Orfano di una chiara messa a fuoco
Abbandonato dalla saggezza della visione ―
Come un cane randagio mi aggrappo
All’arido osso mondano...
In un giardino fiorito di odio
Questo ragazzino
annega in lacrime di dolore...
(trad. Valentina Musmeci)
TESTO INGLESE
BANISHMENT
Away from home
live in my thirty-sixth rented room
With a trapped bee and a three-legged spider
Spider crawls on the wall and I on the floor
Bee bangs at the window and I on the table
Often we stare at each other
haring our pool of loneliness
hey paint the wall with droppings and webs
I give them isolated words
et, maze, tangle
ings, buzz, flutter
Away from home
y minutes are hours
pider travels from the window to the ceiling
Bee flies from the window to the bin
stare out of the window
either speaks each other’s tongue
I wish
ou would go deaf Before my silence
TESTO ITALIANO
ESILIO
Lontano da casa
abito nella mia trentaseiesima stanza in affitto
Con un’ape intrappolata e un ragno a tre zampe
Il ragno striscia sul muro e io sul pavimento
Bee sbatte alla finestra e io sul tavolo
Spesso ci fissiamo l’un l’altro Condividendo la nostra pozza di solitudine Dipingono il muro con escrementi e ragnatele
Do loro parole isolate,
reti, labirinto,
grovigli di ali,
ronzio, svolazzamento
Lontano da casa
I miei minuti sono ore
Il ragno viaggia dalla finestra al soffitto
L’ape vola dalla finestra al cestino
Guardo fuori dalla finestra
Nessuno dei due parla la lingua dell’altro
Vorrei che tu diventassi sordo davanti al mio silenzio
(trad. Valentina Musmeci)
TESTO INGLESE
A TIBETAN HOUSE IN NEW YORK
It is cold in here
he central heating system is on.
The refrigerator is full
Organic milk, brown bread, farm eggs
Enough meat to fatten a lion.
An over-sized sofa occupies
The central space.
No one is home
They are in the tube
Standing
ars plugged in.
The wall is a TV screen
All eyes, all mouths, all ears.
The hearth is a steel box, cold.
The telephone rings
Electronic voice, unkind.
Rugs on the floor stares
At the ceiling, vacant spaces.
Buddha dozes on the altar
Above him the smoke alarm
Ready to shriek
o incense burning
Lonely Buddha
Lonely me.
TESTO ITALIANO
UNA CASA TIBETANA A NEW YORK
Fa freddo qui
L’impianto di riscaldamento centralizzato è acceso
Il frigorifero è pieno
Latte biologico, pane integrale, uova di fattoria
Abbastanza carne per ingrassare un leone
Un divano di grandi dimensioni occupa
lo spazio centrale
Nessuno è a casa
Sono nel tubo catodico
In piedi
Orecchie collegate
Il muro è uno schermo televisivo
Tutti gli occhi, tutte le bocche, tutte le orecchie
Il focolare è una scatola d’acciaio, fredda
Il telefono squilla
Voce elettronica, scortese
Tappeti sui pavimenti delle scale
Sul soffitto, spazi liberi
Buddha sonnecchia sull’altare
Sopra di lui il rilevatore di fumo
Pronto a strillare
Nessun incenso che brucia
Solitario Buddha
Solitario io
(trad. Valentina Musmeci)
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