“Coprire di fiori la terra, mischiare il vento con la poesia e guardare il mondo e la sua gente crescere”. Al mattino, aprendo la finestra, il tempo è di nuovo sereno. Il nostro autunno, come sempre, è una “bella” stagione, allegra, ma, naturalmente, mutevole e portatrice di novelle.
Quest’anno, al “Premio Ostana – Scritture in lingua madre”, il Premio lingua occitana è stato donato a Paulina Kamakine, giovane poetessa guascone, per il suo progetto letterario in tre volumi, di cui uno già pubblicato, “Paraulas de hemnas”, che nel suoprimo volume raccoglie una selezione di poesie, canzoni e prosedi scrittrici occitane contemporanee da un capo all’altro d’Occitania, con la voce di oltre 70 autrici. Nata nel 1989 a Tolosa, ma originaria della Bigorra, nei Pirenei, e bigorrenca, senza dubbio, la sua poesia si rivolge alla natura e a quella dell’essere umano, in un occitano vissuto, materno.
La domenica, dopo la presentazione dell’opera, a cura di Rosella Pellerino, direttrice di Espaci Occitan, che ha anche collaborato per la parte riguardante le valli occitane d’Italia, tutta la gente è uscita per una passeggiata letteraria per la borgata di Miribrart, accompagnata da improvvisazioni artistiche e sotto lo sguardo severo, affascinante del Monviso si è vissuto insieme, al femminile, un momento di poesia.
Tutto pare calmo
a immagine del suo ultimo sguardo
come se la sua assenza permanesse
insensibile presenza
Da oltre due anni, purtroppo, il nostro povero mondo ha conosciuto un dolore profondo. La chiusura, la distanza, la paura hanno traumatizzato l’uomo, lo hanno ferito. Dimentico, cercando il benessere, la felicità, la sicurezza, la pace, ha trovato soltanto un altro modo di farsi violenza e, non contento, sta perseverando, n’immaginando, sperimentando di nuove, sempre più astute, più raffinate. Pare che l’uomo sita facendo di tutto per sfidare, andare contro la natura e non ascoltare la propria natura, che la foschia abbia ricoperto la nostra terra e questo autunno, freddo, rigido, senza colori, assomiglierà più a un inizio d’inverno.
Ovunque piangeva il cristallo sotto la neve
ma soltanto ferite e sangue
potranno dare indizio
della sua presenza
cieca
nel palmo delle nostre mani
“Il vento porta”, dice una bourrèe a tre tempi, e a volte anche il mondo occitano, in effetti, nel suo piccolo, è ancora un po’ portato dal vento. Come rendere la lingua della culla, o appresa negli anni, come giungere ad adoperare la medesima grafia, mirando alla migliore comunicazione possibile dei diversi dialetti e parlate locali che compongono oggi la lingua d’oc? E talvolta, basterebbe anche solo chiamarla con il suo nome. Ma l’uccellino canta, incurante di questo e di ben altro, preoccupato al più dell’autunno che giunge e de piccoli da accudire, seguendo le stagioni, spargendo semi nei prati.
Il tempo grava sul nostro silenzio
i nostri giorni di pace sulla terra
nulla contiene la sua sete di noi
vedere
spossati
nel corpo del mondo
danzano gli alberi
“Sii solo, e sarai tutto tuo”. Perciò gli alberi danzano, gli uccellini cantano. Ma quando il vento li scuote e li sferza, ognuno a suo modo, cercando di difendersi: gli alberi, raggruppandosi, per far massa e non restare isolati, attirando anche i fulmini; gli uccelli, mettendosi al riparo. Anche la loro fine, violenta (una formica beccata da un uccellino, un albero divelto da una tormenta) o naturale, sembra essere in equilibrio, avere un senso. Come un ghiacciaio che pian piano si fonde nell’oceano, la fine è un inizio. Tutto pare calmo, nel suo scorrere, nel suo consumarsi.
Muori ogni giorno
un po’ di più
ed il sole
danza
indifferente,
alla tua finestra…
Soltanto l’uomo pare aver perso la bussola, non aver colto, mentre il sole danza, indifferente, alla nostra finestra. Come è felice l’uccellino! Aprire le ali, coprire di fiori la terra, mischiare il vento con la poesia e guardare il mondo e la sua gente crescere… non facile, si direbbe, senza ali. Nondimeno è ciò che ha fatto al Premio Ostana Paulina Kamakine, ciò che fa qualunque poeta, con la sua presenza.
Machaut: Dreams in the Pleasure Garden - Chansons - Ma fin est mon commencement
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