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Edizione 2022

Rosalba PERINI - Premio minoranze linguistiche storiche in Italia

Antologia - Rosalba PERINI

Lingua friulana - "Premio Ostana scritture in Lingua Madre" edizione 2022

italiano

Rosalba Perini è nata nel paese di Fagagna, vicino a Udine. È stata un’attiva docente della scuola dell’infanzia e dal 1992 ricercatrice presso l’Istituto di Ricerca Regionale di Sperimentazione e Aggiornamento Educativo, in seguito Istituto Regionale di Ricerca Educativa. 

Dal 2005, come dirigente scolastica, ha svolto compiti di supporto all’autonomia nell’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia, in particolare nel Progetto Regionale CLIL e nel Progetto transfrontaliero con la Carinzia (Austria) “CLIL un passpartout per il docente europeo”; come membro del CTS del progetto pilota di sezioni europee CLIL; nel Progetto Inter-istituzionale S.P.S. 

Sviluppo delle Professionalità scolastiche.

È stata referente e rappresentante dell’USR FVG per le azioni connesse alle Lingue Minoritarie per il Friulano, quale: componente della Commissione Ministeriale per la Legge 482/99, in rappresentanza della Regione FVG; coordinatore per la regione FVG del progetto di monitoraggio sull’applicazione della L. 482/99 nella scuola, gestito dall’Università Bicocca di Milano e Invalsi; direttore scientifico del progetto di ricerca interregionale “Local – Lingue Infanzia”, finanziato dal MIUR, L. 482/99, per l’individuazione delle linee pedagogiche di uso della e lingue minoritarie nella scuola dell’infanzia, secondo l’approccio C.L.I.L.; componente del Gruppo di lavoro per la “Stesura e preparazione disegno di legge sulla lingua e lingua e cultura friulana” (L. Reg. 29/2007).

Ha scritto e curato numerose pubblicazioni:

“Didattica per competenze”, Edizioni ANICIA, Roma, marzo 2013; 

“Le scuole friulane e germanofone” in Annali dell’istruzione, 

Progetto R.I.So.R.S.E., Le Monnier, 2004; “Indicazioni metodologico-didattiche per la Lingua Friulana”, Direzione Scolastica Regionale del FVG, 2002;

“Le scuole nell’area plurilinguistica del Friuli Venezia Giulia – Italia” e “Gli elementi di qualità di una formazione per insegnanti operanti in aree plurilinguistiche con presenza di lingue minoritarie”
in PROGETTO INFO Progetto di ricerca europeo – La ricerca e il modello di formazione per l’Ed. Istituto Pedagogico Ladino di Bolzano; 

“Marilenghe te scuele”, Ciclo di 5 volumi in lingua friulana per la scuola primaria, Societàt Filologjiche Furlane, Udine, 2015; 

AA.VV “Local Lingue Infanzia” MIUR, Edizioni Anicia, Roma, settembre 2012; a cura di T. Senesi, “Suoni dalle minoranze” Parte III il monitoraggio – MIUR, Edizioni Anicia, Roma,2012; 

il capitolo “Il friulano a scuola” in “Le Lingue regionali a scuola”, UTET, Torino, 2021;

Altre pubblicazioni nell’ambito dell’insegnamento delle lingue straniere, fra cui diverse guide didattiche.

Docente appassionata, instancabile formatrice,  è progettista di percorsi di ricerca ed aggiornamento per i docenti. Rosalba Perini è un’attenta pedagogista che travalica l’area friulana, intervenendo in area ladina e fra le minoranze germanofone del Friuli e del Sud Tirolo/Alto Adige.

Ha collaborato con diverse case editrici, in particolare la Carlo Signorelli editore.

Continua a seguire progetti e pubblicazioni, fornire stimoli e supporti alle scuole che utilizzano la lingua friulana nella pratica dell’insegnamento.

È componente della Commissione Permanente per la lingua friulana della Regione FVG per l’insegnamento del friulano a scuola.

È membro della commissione ARLeF – Agenzia Regionale per la lingua friulana – per la stesura delle linee guida per i docenti di friulano.

L’ultima opera edita da ARLeF FVG, è costituita da due volumi di storia, geografia, lingua e cultura friulane per gli alunni della scuola primaria del Friuli dal titolo “Anìn vol 1” e “Anìn vol 2”.

 

MOTIVAZIONE

Rosalba Perini ha dedicato tempo ed energie alla promozione della lingua friulana, sia nella sua attività di docente, di dirigente scolastica che di ricercatrice IRRSAE (Istituto Regionale Ricerca Sperimentazione Aggiornamento Educativo) del Friuli Venezia Giulia.

Ha impegnato molta della sua vita professionale alla formazione dei docenti, ritenendo che non solo parlando e usando la lingua, ma proponendo le attività in lingua friulana all’interno dell’istituzione scuola, con un compito di trasmissione della cultura oltre che della lingua, si potesse avere un’espressione più completa della tutela della lingua minoritaria presso le nuove generazioni. L’attività di formatrice è stata un volgere lo sguardo al futuro di questa tutela e l’adozione di precise strategie, quali il CLIL (Content Language Integrated Learning), che ha consentito la diffusione e la condivisione con i docenti di una metodologia particolarmente efficace, utilizzata nell’insegnamento delle lingue.

La sua riflessione pedagogica l’ha portata a diventare redattrice e curatrice di diverse pubblicazioni per case editrici. Nell’ambito delle iniziative di tutela della lingua friuliana da parte della Regione Auotnoma Friuli venezia Giulia, da segnalare la pubblicazione del sussidiario per la scuola primaria. La creazione di strumenti per l’uso concreto della lingua fra i più piccoli, non solo come supporto di racconti orali, trasmessi fra le generazioni, ma anche per l’apprendimento di un linguaggio specifico in ambito storico, geografico, scientifico ecc. amplia gli ambiti di utilizzo della lingua e ne rafforza l’impiego a scuola e fra le giovani generazioni.

PER SAPERNE DI PIÙ:

https://www.youtube.com/watch?v=UTxi_dGe3QE

INTERVISTA A Rosalba Perini

a cura di Leda Zocchi

Leda Zocchi Qual è lo stato di salute della lingua friulana? Come e quanto è diffusa in particolare fra le giovani generazioni?

Rosalba Perini La lingua friulana è lingua storica del territorio friulano, parlata, o per lo meno compresa, da una larga parte della popolazione residente soprattutto nelle aree rurali, anche dai bambini, pur con una notevole differenza di competenza di base. Si può stimare che il friulano sia parlato quotidianamente da mezzo milione di persone residenti, al quale vanno aggiunti i parlanti friulano all’estero. Da un’indagine svolta nel 2014 da Claudio Melchior per l’Università di Udine emerge una tenuta complessivamente buona e un’altrettanto stabile compattezza della comunità, il che mi porta a dire che lo “stato di salute” della lingua friulana è buono, pur con alcuni aspetti di debolezza. Aspetti di debolezza legati ad una lieve flessione dei parlanti e ad una distribuzione d’uso del friulano soprattutto nelle fasce alte di età anagrafica e riferite a livelli medio-bassi di istruzione della popolazione. Mentre risulta più forte l’uso del friulano nella parte montana, pedemontana e collinare del territorio. 

Per quanto riguarda l’atteggiamento delle nuove generazioni posso ipotizzare che l’attenzione rivolta alle lingue nell’ambito del sistema scolastico regionale e, in generale, la maggior sensibilità culturale e identitaria manifestata nel corso dell’ultimo decennio da istituzioni e mass media abbiano, in parte, generato un crescente e costante interesse di bambini e giovani verso il friulano, non più relegato a codice comunicativo delle classi meno colte e/o meno abbienti. 

Ne dà testimonianza la rilevazione condotta dai responsabili del sito La lavagne plurilengâl, nei primi mesi dell’anno scolastico 2019/20, che ha interessato 940 studenti friulani frequentanti la prima classe della scuola secondaria di 2° grado, per un totale di 46 classi coinvolte. L’indagine, chiamata La fotografia linguistica della classe, aveva l’obiettivo di individuare e valorizzare le lingue parlate sul territorio regionale, inserendole in una visione plurilingue.

La rilevazione ha permesso di individuare quali lingue pratichino i giovani in tre fondamentali contesti di vita - famiglia, amici, scuola - e quali dichiarazioni gli studenti facciano sul grado di auto-percezione/valutazione della propria competenza linguistica, orale e scritta, posseduta ed attivata nelle diverse lingue in situazioni comunicative differenziate. Ciò ha permesso di accertare non solo la ricchezza linguistica dei giovani delle scuole aderenti alla rilevazione, evidenziando che sono oltre trenta le lingue parlate in famiglia, ma, in particolare, di determinare nel campione selezionato l’estensione delle lingue di minoranza presenti in Friuli quali il friulano, il tedesco e lo sloveno.

È interessante cercare di capire che cosa ci dice questa ricerca perché, ad una lettura veloce, anche senza fare un’analisi mirata sugli aspetti, come i contesti specifici d’uso o le modalità per la determinazione dei livelli di competenza, emerge un valore interessante relativo alla visione plurilingue e allo status assegnato al friulano dagli studenti. A mio avviso sarebbe di grande significato indagare anche gli atteggiamenti e le motivazioni che hanno determinato le dichiarazioni di uso o di non uso del friulano nei diversi contesti (familiare, amicale, sociale formale, sociale informale,..) ma non è questo il momento. Tuttavia, vorrei sottolineare come i risultati consolidino l’ipotesi che i giovani studenti in Friuli siano svincolati dagli stereotipi e dagli atteggiamenti ostili che hanno contrassegnato negativamente la lingua friulana per tanti decenni e che, invece, abbiano interiorizzato una visione “democratica” e funzionale di tutte le lingue, compreso il friulano. Il friulano per loro è strumento di comunicazione, senza una forte connotazione identitaria e senza coinvolgimento emotivo. 

In definitiva posso sostenere che, nonostante il persistere di alcune diffuse criticità, si riscontra verso il friulano un atteggiamento positivo sempre più ampio nella scuola e nell’opinione pubblica in generale. Tendenza che, forse, possiamo correlare sia con l’aumentata consapevolezza del valore che assume il quadro plurilingue nel quadro di formazione della persona, sia con la percezione da parte degli alunni del prestigio che acquisisce la propria lingua madre quando viene collocata e riconosciuta all’interno del quadro istituzionale d’istruzione. 

Si richiama così il ruolo fondamentale che svolge o può svolgere la scuola nella promozione della lingua e della cultura friulane, per evitare il lento declino che accomuna il destino di molte lingue di “minor diffusione” nel mondo.

Anche se, proprio a scuola, l’argomento dell’utilità delle lingue viene spesso addotto per impostare la risposta agli interrogativi, tuttora ricorrenti, di quale lingua privilegiare nel percorso scolastico, di quali lingue sia conveniente introdurre nel Piano dell’offerta formativa di ciascuna istituzione, di quale sia il valore delle lingue locali o storiche o di minor diffusione, di quali siano le scelte opportune in un orizzonte di world languages in un’epoca segnata da globalismo e accentuata internazionalizzazione. 


Leda Zocchi • Che ruolo ha giocato negli anni più recenti la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, nella tutela della lingua?

Rosalba Perini Senza ripercorre lo storico dei provvedimenti legislativi che regolano la lingua friulana nei vari ambiti della vita - dalla Pubblica Amministrazione, alla scuola, all’università, alla cultura, alla comunicazione,…- va evidenziato che il ruolo giocato dalla Regione FVG ha un forte impatto sulla promozione del friulano, attraverso l’adozione di misure a tutto campo. 

Numerosi sono i provvedimenti normativi e i finanziamenti che investono la scuola, il mondo economico, la vita sociale; nonostante ciò ritengo che i risultati non presentino gli elementi di ricaduta sperati, o perlomeno sembra che i cambiamenti profondi ed innovativi ipotizzati siano un processo molto lento. 

Penso ad esempio alla scuola. Nonostante gli importanti interventi finalizzati a sostenere l’insegnamento e l’uso della lingua e della cultura friulane nei piani educativi per il primo ciclo di istruzione, gli esiti positivi non sono così diffusi e consolidati in termini di apprendimenti, di sensibilizzazione, di formazione dei docenti. Sembrano altresì di difficile applicazione i nuovi modelli organizzativi da parte delle istituzioni scolastiche e, soprattutto, non sembra completamente realizzata l’assunzione di quelle visioni plurilinguistiche e pluriculturali che contrassegnano la realtà del territorio.

Per comprendere il quadro generale di intervento della Regione devo richiamare un passaggio normativo fondante rappresentato dal TESTO “Regolamento recante disposizioni per l’insegnamento della lingua friulana nel territorio della Regione Friuli-Venezia Giulia, in attuazione di quanto previsto dalla Legge regionale 18 dicembre 2007, n. 29”, che introduce a pieno titolo l’insegnamento del friulano nelle scuole statali e paritarie situate nei Comuni delimitati ai sensi delle norme di tutela.

Un provvedimento che interessa ora circa 37.000 alunni che si avvalgono dell’insegnamento del friulano nelle province di Udine, Gorizia e Pordenone, con una percentuale del 67% di opzioni in rapporto all’intera popolazione scolastica, riferita alla scuola dell’infanzia e all’intero primo ciclo di istruzione. 

Leda Zocchi Quali sono gli ambiti più scoperti o più in difficoltà?

Rosalba Perini I punti di debolezza si inseriscono in un quadro normativo ancora non compiuto o non completamente applicato. Mi limito a tre elementi di riflessione.

Il primo punto investe direttamente la scuola e le difficoltà legate all’applicazione del Piano Applicativo di sistema per l’insegnamento della lingua friulana con la difficoltà di reclutamento dei docenti di Lingua friulana. Infatti, nonostante l'elevato numero di docenti iscritti nell'Elenco regionale - circa 1700 unità -, in diversi casi si è verificata l'impossibilità di coprire l'intero fabbisogno di ore di insegnamento, come richiesto dalle famiglie, per carenza di insegnanti disponibili. A questa fragilità strutturale si è cercato di dare risposta con una modifica al Regolamento che consente l'utilizzo degli aspiranti docenti, figure che devono essere in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa di settore e degli specifici titoli culturali.

Il secondo punto riguarda il persistere nell’opinione pubblica e in molte fasce di docenti di pregiudizi e di stereotipi legati all’inutilità della lingua friulana in ambito scolastico, professionale-lavorativo, sociale, economico, comunicativo. Il dibattito su questo tema è sempre aperto da un’obiezione di fondo: per la vita futura il friulano non serve a niente, meglio dare spazio all’inglese o ad altre lingue di maggior diffusione. In questo momento vanno molto di moda, oltre all’inglese, il tedesco, l’arabo, il cinese, il russo e molte istituzioni scolastiche inseriscono nel Piano dell’Offerta Formativa Triennale percorsi di approccio alle più diverse lingue, ma le stesse si trovano in difficoltà nel gestire le 30 ore di friulano, previste dalla normativa regionale (vedi L.R. 29 del 2007 e successivo Regolamento applicativo).

Devo riconoscere con un certo disagio che in parte dell’opinione pubblica (fascia anziana) prevalga ancora il pregiudizio che la trasmissione della lingua friulana, come lingua minoritaria, debba essere lasciata alla famiglia e non impartita a scuola o che l’insegnamento del friulano possa costituire elemento di confusione nell’apprendimento dell’italiano e delle altre lingue di scolarizzazione. Come sono sempre vive la percezione e l’idea che esprimersi in friulano sia da provinciali, da povera gente poco colta o poco scolarizzata. Il friulano è in questo caso identificato come indicatore dello status sociale delle persone, come il codice che connota un’esistenza confinata all’interno di recinti culturali e sociali molto circoscritti e di basso livello. 

Mi conforta, invece, un movimento che vedo avanzare in questi ultimi anni tra le nuove generazioni di genitori, che accolgono l’idea del friulano a scuola come elemento fondante e di arricchimento della formazione dei propri figli. In tal modo, gradualmente, si profila una consapevolezza maggiore dell’importanza di vivere in un territorio plurilingue e pluriculturale.

Il terzo punto potrebbe riguardare la mancanza di una presenza costante ed autorevole del friulano negli organi di informazione. A parte qualche emittente come Radio Onde Furlane e Radio Spazio 103 o TeleFriuli, sono molto limitati i tempi e gli spazi dedicati al friulano nei media nazionali come la Radio e la Rai. A mio modesto avviso, a parte qualche passo avanti tra la Rai e la Regione FVG per la trasmissione di programmi radiofonici in lingua friulana quotidiani, sono necessari accordi per un obiettivo specifico: realizzare un percorso crescente, che giunga in tempi ragionevoli a coprire le necessità di informazione, perché solo con questo aspetto rafforzeremo lo status di una lingua nell’attualità e nella quotidianità e la consapevolezza della sua utilità e della sua dignità”.

Leda Zocchi Qual è l’esperienza più significativa (o emozionante, o importante...) che hai fatto per la tutela delle lingue minoritarie?

Rosalba Perini Ricordo con grande nostalgia e orgoglio il tempo del Progetto Local Lingue Infanzia. Un percorso di formazione per i docenti e di sperimentazione dell’uso delle lingue minoritarie in Italia, secondo la metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learnig), indirizzato alla scuola dell’infanzia, con il supporto scientifico dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha curato tutto il Training formativo, didattico e valutativo, con laboratori online e in presenza. 

Una grande sfida sul piano pedagogico per la costruzione di ambienti aperti all’apprendimento delle lingue di minor diffusione accanto alle lingue maggiormente parlate (nazionale e comunitarie), non in forma settoriale o contrapposta, ma esplorando nuove dimensioni curricolari olistiche ed integrate. Senza dubbio un percorso impegnativo, ma anche quello che ha innestato processi di innovazione sul piano metodologico-didattico, linguistico e pedagogico e che ha sollecitato modalità plurali e partecipate di formazione dei docenti.

Al progetto, infatti, ha lavorato una rete interregionale formata da sette istituzioni scolastiche, in rappresentanza di diverse comunità linguistiche in Italia riconosciute dalla L. 482/89, con lo scopo di sperimentare nelle scuole dell’infanzia modelli veicolari di attività didattica con l’uso delle lingue di minoranza storiche o regionali, presenti nei rispettivi territori secondo l’approccio Content and Language Integrated Learnig - CLIL. 

Mi fa piacere ricordare gli Istituti scolastici aderenti alla rete interregionale, capofila di rete nei rispettivi ambiti territoriali: 

I.C. Corigliano d’Otranto (Puglia) - scuola capofila della rete - per la lingua Griko;

D.D. Tarvisio (Friuli Venezia Giulia) - per la lingua Slovena, Friulana, Tedesca;

I.C. Gonars (Friuli Venezia Giulia) per la lingua Friulana

I.C. Premariacco (Friuli Venezia Giulia) per la lingua Friulana

I.C. Paesana e Sanfront (Piemonte) per la lingua Occitana

I.C. Amendolara (Calabria) per la lingua Arbёreshё 

I.C. Ururi (Molise) per la lingua Arbёreshё

 l’Intendenza Scolastica Ladina di Bolzano per la lingua Ladina. 

L’ipotesi pedagogica sulla quale era stato basato tutto il lavoro della rete interregionale si fondava su un’idea centrale: quella di definire le linee pedagogiche fondanti correlate ad un impianto metodologico-didattico innovativo basato sull’approccio C.L.I.L. (Content and Language Integrated Learnig), in grado di realizzare condizioni significative di sensibilizzazione del bambino alla propria lingua minoritaria e a codici linguistico-culturali diversi, all’interno di un quadro epistemologico corrispondente alla specificità della nuova scuola dell’infanzia, partendo non da un modello sperimentale preconfezionato, ma dalla riflessione sulle esperienze in atto nella scuola stessa.

In conclusione, posso dire che l’intero processo di ricerca-azione e i risultati ottenuti con questo progetto hanno innestato una fruttuosa riflessione, non solo nel mondo della scuola dell’infanzia e non solo nei contesti di lingua minoritaria, sulla prospettiva di un’educazione plurilingue e multiculturale. 

A mio modesto avviso sono queste le azioni da attivare nella scuola se si vogliono innestare reali cambiamenti migliorativi e se non si vogliono disperdere e sprecare le competenze e le energie presenti nel corpo docente. 

 

Leda Zocchi In questo momento e nel prossimo futuro, hai già degli impegni, (o dei progetti o delle iniziative o della formazione mirata o qualcos’altro su cui stai lavorando)?

Rosalba Perini In questi due anni ho lavorato ad una pubblicazione importante per la lingua friulana indirizzata al mondo della scuola primaria, che può non essere confinata solo al territorio friulano, ma che potrebbe dare in prospettiva un contributo significativo all’evoluzione dei materiali didattici per le altre lingue minoritarie o regionali presenti in Italia.

Faccio riferimento alla pubblicazione di un corso completo per la scuola primaria promosso e pubblicato direttamente dall’ARLeF – Agenzia Regionale per la Lingua Friulana – dal titolo “Anìn vol. 1 tal bosc dai Noglârs cun Agane e Sbilf” e “Anìn vol.2 In viaç ator pal Friûl”, organizzato in due volumi per un totale di circa 400 pagine, così strutturati:

1. Testo per il biennio iniziale (1° e 2° primaria) totale indicativo di pag 112 

2. Testo per il triennio della scuola primaria di 288 pagine, articolato in lingua, geografia – storia – con riferimenti interdisciplinari e pagine di educazione civica, suddiviso in 3. parti corrispondenti alla 3a classe, 4a classe e 5a classe primaria. 

L’idea di una pubblicazione indirizzata agli alunni della scuola primaria del Friuli è nata dalla constatazione che non esistevano testi scolastici che riprendessero ed approfondissero in maniera sistematica, organica e coerente i contenuti disciplinari  di storia, geografia, educazione civica, lingua e letteratura del Friuli per la fascia di età 6-11 anni. Con la pubblicazione si è inoltre inteso rispondere ai bisogni evidenziati dai docenti di avere a disposizione materiali didattici di tipo curricolare focalizzati sul patrimonio storico-geografico del Friuli, corrispondenti alle nuove linee programmatiche nazionali previste dal MIUR (Indicazioni Nazionali 2012 e successivi aggiornamenti 2018).

Per evidenziare solo uno degli aspetti di specificità dell’opera ritengo importante sottolineare che i contenuti disciplinari sviluppati in lingua friulana non rappresentano la traduzione e la ripetizione del curricolo nazionale, ma sono piste specifiche di approfondimento in rapporto al territorio, al contesto culturale e alla calendarizzazione annuale. Ma a questo proposito mi riservo, previa autorizzazione dell’Arlef, di presentare direttamente al Premio Ostana nel corso del mio intervento il quadro pedagogico, le innovazioni metodologico-didattiche e le elaborazioni disciplinari contestualizzate, adottate in questi testi in/di lingua friulana.

PREMESSA FASCICOLO 5° CLASSE 

di “MARILENGHE TE SCUELE” 

edito da Società Filologica Friulana, Udine 2015

Rosalba Perini

PROPOSTA DI LETTURA

TESTO FRIULANO

“E cumò, cemût le metìno cu la valutazion 

des competencis in lenghe furlane?”

Parcè cheste domande? Parcè che la progjetazion di un percors no je complete fin che no indiche il dispositîf di valutazion, che al fâs capî se il progjet al è funzionâl (valit e eficient) tal promovi progrès significatîfs tal disvilup di une o plui competencis. Tal nestri câs o fevelìn di competencis integradis di caratar lenghistic, dissiplinâr e trasversâl.

Cul 5° fassicul, indreçât a la classe V primarie, che al puarte a la conclusion il progjet “Marilenghe te scuele 2014”, o crodìn just di rimarcâ i fatôrs colegâts al discors strategjic de valutazion, daûr des indicazions che si cjatin su lis schedis e des proceduris dal C.M. n3, prot. n. 1235 dai 13.02.2015.

Il dispositîf valutatîf di secont nivel che o volaressin delineâ al control e la produtivitât di ognidune des unitâts di lavôr e chê dal procès di costruzion des competencis tal so complès, ancje par une eventuâl certificazion in lenghe furlane. Si propon duncje une riflession sui aspiets di cjapâ in considerazion tal valutâ il percors di aprendiment al furlan tant che lenghe minoritarie, massime parcè che bisugne tignî cont dai elements specifics che a van di là dal concet di competence monolengâl, par rivâ a la dimension di “competence plurilengâl e pluriculturâl”.

Al ven rimarcât il concet di integrazion, tal sens di lenghe e culture, ma ancje di integrazion di lenghis, culturis e dissiplinis curicolârs. Il compit de scuele furlane al è chel di integrâ cheste varietât lenghistiche e dissiplinâr, par che no resti dome une complicazion burocratiche, ma par ch’e dedi la pussibilitât di inricjîsi un cul altri. Cence dubi, cheste vision plurilengâl e compuarte la domande di une valutazion integrade e articolade, parcè che nol baste dome valutâ lis cognossincis lenghistichis isoladis e separadis (talian-furlan-inglês-…), ma bisugne cjatâ la maniere di metilis in relazion une cun chê altre e cu lis dissiplinis dal curicul; cun di plui, si domande ai docents une professionalitât alte e adate a lis gnovis esigjencis.

O metìn chi sot un percors di riflession graduâl, cu la propueste di un dopli binari di analisi, cul obietîf unic di dâ ideis e stiçâ a dâ rispuestis, di cjatâ dentri te scuele.

1. Valutazion des competencis in lenghe furlane

Chestis lis indicazions de prof. Nidia Batic de Universitât dal Friûl.

“Pe valutazion des competencis lenghistichis,ven a stâi lis capacitâts dal sogjet di doprâ lis sôs cognossincis e abilitâts in cualsisedi contest, diviers di chel dal aprendiment, bisugne diferenziâ doi contescj comunicatîfs (orâl e scrit) e par ognidun considerâ la competence te comprension e te produzion lenghistiche:

comprension orâl

produzion orâl

comprension scrite

produzion scrite

La distinzion e je necessarie parcè che i fruts a vegnin di esperiencis lenghistichis difarentis: ancje se tancj di lôr a son usâts a fevelâ furlan in famee, la cognossince de lenghe scrite e je une vore scjarse, ancje a nivel familiâr.

Par ogni contest si prepararan struments di rilevazion cun caratar cumulatîf (viôt pagj. 48) par posizionâ i aprendiments dai fruts dilunc un continuum che al va de mancjance di cognossincis a la plene paronance de lenghe. Cu la distinzion tra i cuatri contescj di comunicazion si varà cussì un cuadri specific dai nivei di competence scrite e orâl di ogni frut, che a podaran ancje jessi une vore difarents un di chel altri, cence sfuarçâju in categoriis pre-determinadis (p. es. QCER).”

2. Valutazion integrade des competencis

Ta cheste analisi bisugne tornâ sul concet di curicul integrât e duncje di investiment sul procès globâl di aprendiment, sul potenziament dal procès cognitîf e meta-cognitîf dal arlêf (viôt lis 8 competencis clâf europeanis e lis IN.2012), sui procès di disvilup complessîfs e no dome lenghistic-comunicatîfs. In plui di insiorâ il curicul scuelastic, l’ûs integrât e sistematic de lenghe furlane al varès di puartâ a un mût gnûf di pensâsi tant che personis – arlêfs e insegnants –, tant che comunitât furlane; al varès di incressi une gnove cussience educative in stât di judâ la costruzion di un ambient di aprendiment e di vite basât sul plurilenghisim reâl, vivût in concrete no dome stabilît des regulis.

Organizazion dal test

Ta chest V volum, pe V classe primarie, a sono documentâts 3 percors cun articolazions, rapresentazions, organizazions didatichis e lengaçs une vore difarents, ma ducj une vore significatîfs sul plan dissiplinâr, etic e culturâl. Simpri tal rispiet des sieltis personâls di ogni autôr e de autenticitât des esperiencis documentadis, i itineraris a son ripuartâts cence adataments che i gjavaressin part de origjinalitât.

1. Percors par imparâ I Celts in Friûl 

– Storie

di Monica Medeot

Scuele Primarie di Cormòns (GO)

Cemût si coleghino i Celts ala storie dal Friûl? Lu scuvierzìn cul percors di Monica Medeot. Si trate de traduzion di un percors storic-didatic che al rapresente un significatîf moment di riflession e di analisi no dome pal curicul di storie, ma ancje pe impostazion de ricercje in gjenerâl: si propon un argoment de storie dal Friûl une vore impuartant dal pont di viste didatic. Il lavôr al ven fûr des esperiencis pratichis de autore, che e consee strategjiis, prudence, avertencis e aprofondiments par frontâ te maniere juste i fats storics, che a puedin presentâ cualchi dificoltât pai arlêfs.

La storie e rapresente di simpri une materie cun cualchi dificoltât, ma cence dubi une vore interessant e di grande potenzialitât motivazionâl. Al è un percors storic plen di sugjestions, prodot di un studi articolât e intens che al sosten ogni passaç e ogni ativitât didatiche; par vie dai diferents lengaçs doprâts e pal nivel di aprofondiment al è une vore significatîf e origjinâl. La storie dai Celts, un cjapitul antîc de storie dal Friûl, e je difat mancul cognossude di ce che si pues pensâ.

2. Percors par imparâ Cressi in sigurece

– Interculture e Educazion ae Convivence Civil

di Anna Zossi

Scuele Primarie di Paulêt (UD)

Il Friûl, si sa, al è un teritori a pericul di taramot, e sigûr no bastin lis provis di evacuazion te scuele par vê lis competencis sociâls e proativis che par meti in vore lis misuris di prevenzion e di sigurece; al è necessari disvilupâ in mût graduâl e concret gnovis formis di cussience e di responsabilitât par une gjenerâl culture de prevenzion. Tacant des peraulis clâf – sigurece, pericul, prevenzion, evacuazion – e doprant lis trê lenghis di scolarizazion (talian, furlan, inglês) e diviers mûts di espressions tant che il fumut, il percors proponût di Anna Zossi al esplore i fatôrs di risi e ’ndi rielabore i concets.

Di grant interès sul plan didatic al è il prin glossari de sigurece, il SICURBOLARIO, un sempliç manuâl di peraulis sul argoment e il zûc dal memory costruît su la fonde dai concets di

• pericul

• prevenzion

• protezion

• risi

• dam

3. Percors par imparâ Des robis... al film. 

Produzion di un filmut a scuele 

– Tecnologjie – Informatiche

di Lorella Moretti

Scuele Primarie di Codroip (UD)

Il cine, pûr tant impuartant tal panorame artistic talian, nol à mai vût une colocazion di prin plan tai programs scuelastics. Al è jentrât te scuele pe azion coragjose di pôcs insegnants che a cjalin lontan: tal nestri câs o vin agrât a Lorella Moretti. Fâ jentrâ il cine te scuele al vûl dî podê tornâ a passâ pagjinis impuartantis e ancjemò vivis de storie sociâl, de storie dal spetacul, dal nestri imagjinari. Al vûl dî rivendicâ la pussibilitât di discuvierzi robis dal mont che la television no nus permet, parcè che discuvierzi la art cinematografiche al vûl dî “incuintrâ” il cine, jentrâ dentri e sperimentâlu, al vûl dî “podê contâ il nestri timp”, cemût ch’al disè Giuseppe Bertolucci.

Chest percors, che al siere in bielece il fassicul, al à duncje di jessi provât, dismontât e tornât a cusî, al va vivût dal di dentri. E e sarà, dal sigûr, une biele scuvierte pai arlêfs e pai docents.

PREMESSA FASCICOLO 5° CLASSE 

di “MARILENGHE TE SCUELE”

edito da Società Filologica Friulana, Udine 2015

Rosalba Perini

PROPOSTA DI LETTURA

TESTO ITALIANO

Ed ora, come la mettiamo con la valutazione 

delle competenze in lingua friulana ?”

Perché questa domanda? Semplicemente perché la progettazione di un percorso non è completa se non specifica il dispositivo di valutazione che consente di capire se quanto progettato è funzionale (efficace ed efficiente) nel promuovere significativi progressi nello sviluppo di una o più competenze. Nel nostro caso parliamo di competenze integrate di tipo linguistico, disciplinare e trasversale. 

Pertanto, giunti con questo 5° fascicolo, indirizzato alla classe V primaria, alla conclusione del progetto “Marilenghe te scuele”, nel ribadire e confermare le linee pedagogiche e l’impianto metodologico-didattico per le attività in lingua friulana presentati nei precedenti fascicoli, ai quali rimandiamo tutti/e i/le docenti, riteniamo opportuno richiamare l’attenzione sui fattori connessi al discorso strategico della valutazione, in sintonia con le indicazioni che accompagnano le schede e le procedure dettate da C.M. n 3, prot. n. 1235 del 13 febbraio 2015.

Il dispositivo valutativo, diciamo di secondo livello, che vorremmo disegnare, è teso a tenere sotto controllo non la produttività delle singole unità di lavoro, ma quella del processo di costruzione delle competenze nel suo complesso, anche ai fini di una eventuale certificazione in lingua friulana. La prospettiva innesta necessariamente un processo che richiede tempi dispiegati sul medio-lungo periodo, che certamente non si risolve con queste poche righe, ma rimanda alle scelte di politica linguistica regionale e, ancor prima, alle competenze richieste agli insegnanti di saper valutare sia gli apprendimenti in generale e sia, nello specifico, quelli relativi alla lingua friulana. Meglio sarebbe parlare del saper valutare le competenze linguistico-comunicative integrate all’interno del globale processo di crescita individuale di ciascun alunno. 

Si ritiene quanto mai utile, dunque, proporre una riflessione su alcuni aspetti importanti da tenere in considerazione nell’intraprendere la valutazione del percorso di apprendimento del friulano come lingua minoritaria, in particolare, perchè l’ottica con cui si compie tale operazione deve tener conto degli elementi specifici che superano il concetto di competenza monolingue, inserendola nella più ampia dimensione di “competenza plurilingue e pluriculturale”.

Come documentato nelle proposte didattiche presentate nei 5 fascicoli, l’accento è stato intenzionalmente messo sul termine ‘integrazione’, nel senso di lingua e cultura da un lato, ma anche integrazione di lingue, culture e discipline curricolari dall’altro, in un intreccio di rapporti reciproci che interagiscono tra loro. Questa prospettiva parte dalla constatazione che il compito affidato alla scuola friulana è quello di saper integrare questa varietà linguistica e disciplinare in modo che non resti solo una complicazione burocratica, ma diventi una fonte di arricchimento reciproca. Nel contempo non possiamo trascurare il fatto che questa visione plurilingue porta con sé la richiesta di una valutazione integrata ed articolata, perché non ci si può accontentare di valutare l’accumulo di conoscenze linguistiche isolate e separate (italiano-friulano- inglese-…), occorre trovare il modo di stabilire relazioni tra esse e con le discipline del curricolo. Senza dubbio, progettare la valutazione in funzione delle competenze integrate di tipo linguistico-comunicativo, disciplinare e trasversale e della loro certificazione richiede un’alta e rinnovata professionalità docente.

Cerchiamo, pertanto, di tracciare un percorso di riflessione per gradi, con il suggerimento di un doppio binario di analisi, senza pretesa di esaurire la trattazione di un tema complesso come quello valutativo, ma con l’unico obiettivo di fornire spunti e sollecitare risposte che devono essere trovate all’interno della e dalla scuola stessa.

1. Valutazione delle competenze in lingua friulana

Partiamo dalle preziose indicazioni della prof.ssa Nidia Batic dell’Università per gli studi di Udine, esperta in ricerca valutativa che disegna sinteticamente il quadro di impostazione della valutazione linguistica.

Per la valutazione delle competenze linguistiche, intese come capacità del soggetto di utilizzare le proprie conoscenze e abilità in qualunque contesto diverso da quello in cui è avvenuto l’apprendimento, è opportuno distinguere due contesti comunicativi (orale e scritto) e per ciascuno considerare la competenza nella comprensione e nella produzione linguistica:

• comprensione orale

• produzione orale

• comprensione scritta

• produzione scritta.

La distinzione si rende necessaria perché i bambini provengono da esperienze linguistiche diverse, con un divario anche notevole tra conoscenza della lingua scritta e parlata. In particolare si ritiene che molti siano abituati a parlare in friulano in famiglia ma che sia molto scarsa o nulla la conoscenza della lingua scritta, anche a livello familiare.

Per ciascun contesto saranno predisposti degli strumenti di rilevazione con carattere cumulativo, che consentiranno di posizionare gli apprendimenti di ciascun bambino lungo un continuum che parte dalla mancanza di conoscenze per arrivare ad una piena padronanza della lingua.

La distinzione tra i quattro contesti di comunicazione consentirà quindi di ottenere un quadro dettagliato dei livelli raggiunti da ciascun bambino nelle competenze scritte e orali, e potranno essere anche notevolmente diversi l’uno dall’altro, senza forzarli in categorie pre-determinate (ad es. QCER).

2. Valutazione integrata delle competenze

Va richiamato, in questa ottica di analisi, il concetto di curricolo integrato e quindi di investimento sul processo globale di apprendimento, sul potenziamento dei processi cognitivi e meta-cognitivi dell’alunno, (vedi le 8 competenze chiave europee e le IN.2012) sui processi di sviluppo complessivi e non solo linguistico-comunicativi.

Questa seconda direzione dovrebbe accertare e valutare la ricaduta positiva complessiva sugli apprendimenti degli alunni, oltre al grado di partecipazione e di gradimento degli stessi. L’ipotesi sarebbe quella di “verificare” quale effetto di “trascinamento” migliorativo possa avere sul piano linguistico/cognitivo/formativo dell’alunno l’introduzione del friulano a scuola: quale il plusvalore accertato. 

In tal senso, l’uso integrato e sistematico della lingua friulana oltre ad elemento di arricchimento del curricolo scolastico dovrebbe portare con sé un modo nuovo di pensarsi come persone, come comunità friulana, come alunni e come insegnanti, dovrebbe promuovere una nuova consapevolezza educativa in grado di sollecitare la costruzione di un ambiente di apprendimento e di vita improntato al plurilinguismo reale, concretamente vissuto e non solo stabilito dalle norme.

Organizzazione del testo

In questo V volume, indirizzato alla V classe primaria, sono documentati 3 percorsi con articolazioni, rappresentazioni, organizzazioni didattiche e linguaggi assai diversi, ma tutti estremamente significativi sul piano disciplinare, etico e culturale. Sempre nel rispetto delle scelte personali di ciascun autore e della autenticità delle esperienze documentate, gli itinerari vengono riportati senza adattamenti che ne snaturerebbero in parte l’originalità.

1. Percorso I CELTS IN FRIUL 

– Storia

di Monica Medeot

Scuola primaria di Cormons (GO)

Come si collegano i Celti alla storia del Friuli? Ce lo fa scoprire il percorso di Monica Medeot.

Si tratta della traduzione di un percorso storico-didattico che costituisce un significativo momento di riflessione e di analisi non solo per il curricolo di storia, ma per l’impostazione della ricerca in generale; sotto questo riguardo la proposta è un capitolo della storia del Friuli tra i più significativi sul piano didattico.

È un lavoro che scaturisce dalle esperienze pratiche dell’autrice nella scuola dell’IC di Cormons, la quale suggerisce strategie, cautele, avvertenze ed approfondimenti per affrontare efficacemente i problemi di qualche complessità per gli alunni, come i fatti storici. E la storia rappresenta da sempre una materia con qualche difficoltà, ma senza dubbio di grande fascino e di una grande potenzialità motivazionale. È un percorso storico denso di suggestioni, frutto di uno studio articolato e intenso che sostengono ogni passaggio e ogni attività didattica. Inoltre, e qui sta una delle ragioni più solide che ne giustificano l’apprezzamento, esso può essere considerato, per i diversi linguaggi usati e per il suo livello di approfondimento, un’iniziativa significativa ed originale perché la conoscenza dei Celti, come parte antica della storia del Friuli, è effettivamente meno diffusa di quanto si possa ritenere.

2. Percorso CRESSI IN SIGURECE 

Convivenza Civile /Cittadinanza Attiva cativi di svolg

di Anna Zossi

Scuola Primaria di Povoletto (UD)

Il Friuli si sa è territorio considerato a rischio sismico e certamente non bastano le prove di evacuazione nella scuola a far acquisire le competenze sociali e proattive che sostengono l’applicazione delle misure di prevenzione e di sicurezza, è necessario sviluppare gradualmente e concretamente nuove forme di consapevolezza e di responsabilità per una cultura della prevenzione a tutto campo.

Il percorso proposto da Anna Zossi va in questa direzione, partendo da alcune parole chiave - sicurezza, pericolo, prevenzione, evacuazione – dispiega un intenso e argomentato percorso che, con l’uso delle tre lingue di scolarizzazione (italiano, friulano, inglese), di diversi linguaggi espressivi come il fumetto, delle nuove tecnologie, esplora le cause di rischio e ne rielabora i concetti.

Di sicuro interesse sul piano didattico il primo glossario della sicurezza, il SICURBOLARIO, un semplice manuale di parole inerenti l’argomento e il gioco del memory costruito sulla base dei concetti di:

• pericolo

• prevenzione

• protezione

• rischio

• danno.

3. Percorso DES ROBIS... AL FILM 

produzion di un filmut a scuele 

– Tecnologia/Informatica

di Lorella Moretti

Scuola primaria di Codroipo (UD)

Il cinema, pur così importante nel panorama artistico italiano, non ha mai avuto una collocazione di primo piano nei programmi scolastici. È entrato nella scuola per l’azione lungimirante e coraggiosa di pochi insegnanti illuminati, nel nostro caso siamo grati a Lorella Moretti. Far entrare il cinema nella scuola significa poter ripercorre pagine importanti e ancora vive della storia sociale, della storia dello spettacolo, del nostro immaginario. Significa rivendicare la possibilità di scoprire cose del mondo che la televisione non ci permette, perché scoprire l’arte cinematografica significa “incontrare” il cinema, entrarci dentro e sperimentarlo, significa “poter raccontare il nostro tempo”, come disse Giuseppe Bertolucci.

Il percorso qui proposto, che conclude in bellezza il fascicolo, va quindi provato, smontato e ricucito, va vissuto dall’interno. E sarà, certamente, una bella scoperta per gli alunni e per i docenti.