Nell’articolo che pubblichiamo, tratto dalla Rivista Lem, rivista dell’Istituto Culturale Mòcheno, vengono riportati i lavori di una ricerca sull’apprendimento della lingua tedesca dei bambini che frequentano le scuole elementari della Valle del Fersina.
L’obiettivo della ricerca è duplice: analizzare se effettivamente le persone bilingui hanno maggiore facilità dei monolingui nell’apprendimento di una terza lingua; analizzare se vivere in un contesto plurilingue come la Valle porti effettivamente dei vantaggi sul piano cognitivo e linguistico a tutti gli abitanti.
Se queste due ipotesi si rivelassero esatte, la ricerca confermerebbe tutti i risultati ottenuti da studi analoghi sui bilingui, con una importante differenza: mentre la maggior parte delle ricerche sul bilinguismo si riferiscono a parlanti di lingue nazionali o standard, poco si sa dei bilingui di minoranza. La competenza nella lingua di minoranza verrebbe considerata così alla pari di quella nelle lingue standard per quanto riguarda il vantaggio dei parlanti.
Inoltre, conseguenza ancora più rilevante, gli abitanti della Valle sarebbero incoraggiati più di quanto adesso non siano ad utilizare costantemente il mòcheno con i loro bambini, con la convinzione di dar loro, anziché svantaggi come si pensava un tempo, solo vantaggi per il loro apprendimento. Sostanzialmente la ricerca ha dimostrato tre cose:
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Il bilinguismo, anche composto da una lingua locale, rende i parlanti più sensibili all’apprendimento linguistico, più pronti e reattivi sul piano comunicativo e fornisce loro un maggior numero di strategie cognitive, derivanti dall’abitudine del bilingue di operare simultaneamente con due codici diversi.
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Il progetto di insegnamento veicolare e l’insegnamento della lingua mòchena nella scuola di Fierozzo costituiscono una base essenziale per l’apprendimento di tutte le lingue, compresi italiano e tedesco, molto più di quanto non accada nella scuola con insegnamento linguistico tradizionale.
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Il vantaggio dei bambini bilingui mòcheni non è tuttavia assoluto o tale da garantire, per sempre e per tutti, una differenza significativa con gli altri bambini monolingui.
Dopo il primo ciclo, a mano a mano che i bambini crescono e frequenano le classi più alte, le differenze tra bilingui e monolingui tendono ad assottigliarsi, soprattutto per quanto riguarda la correttezza formale della frase. Quest’ultima osservazione potrebbe significare che i bambini bilingui mòcheni si avvantaggiano molto della somiglianza tra mòcheno e tedesco, oltre che delle loro capacità comunicative dovute al bilinguismo, soprattutto sul piano lessicale, per cercare di comunicare “in qualche modo”.
Occorre dunque fare molta attenzione affinchè i vantaggi del plurilinguismo non vengano diminuiti da una eccessiva fiducia dei bilingui nelle proprie capacità, portandoli a trascurare anche quegli aspetti grammaticali e sintattici tipici di una lingua codificata e in genere trascurabili in una lingua di sola comunicazione orale. Questo svantaggio può essere colmato da un insegnamento formale della lingua mòchena e della sua grammatica, che porterebbe i parlanti alla consapevolezza che non basta parlare una lingua per renderla vitale, ma occorre anche saperla leggere e scrivere.
Dalla ricerca arriva dunque un conforto e un incoraggiamento per la comunità: utilizzare la lingua mòchena sempre e ovunque e impegnarsi nella diffusione della sua codificazione.
Informazioni più dettagliate sulla ricerca sono riportate nel volume dal titolo “L’acquisizione del tedesco per i bambini di lingua mòchena. Apprendimento della terza lingua in un contesto bilingue di minoranza” a cura di Federica Ricci Garotti, con capitoli di Giulia Gatta, Manuela Pruner e Chiara Scantamburlo, co-ideatrici e autrici della ricerca.
info: LEM – Istituto Culturale Mòcheno – kultur@kib.it – www.bersntol.it
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