Scrivo queste righe ascoltando la radio che parla della drammatica situazione ambientale di Pechino per l’inquinamento dell’aria. Cittadini invitati a rimanere in casa o a uscire con la mascherina sul naso e la bocca per respirare.
Guardo fuori dalla finestre e vedo bosco e pareti; spazi spopolati dove abitano più caprioli e cervi che persone. Dove in cielo è più facile avvistare aquile e gipeti che smog.
Da qualche mese vivo ai piedi del Monte Civrari, alta sentinella della media valle di Viù, una delle tre valli di Lanzo. Ho trovato casa in una borgatina che in tutto ne ha quattro. Si chiama Fontanetta di Trichera. Ci sono una fontana e un bosco ripido con tante balze rocciose che lasciano un breve spazio pianeggiante già preso di mira dall’uomo nel Settecento. Ben esposto al sole, i cui raggi benefici arrivano anche nelle brevi giornate d’inizio inverno, quando non sfiora neppure le borgate vicine e rimane per loro un ricordo nostalgico e un desiderio di primavera.
900 metri l’altezza di Fontanetta; Viù è più in basso, a sei chilometri, Lemie e Usseglio più in alto. E il Rocciamelone chiude la valle.
Che ci faccio qui? Respiro aria pulita, bevo acqua buona, lavoro e vivo nel silenzio. E cerco d’instaurare buoni rapporti con i vicini, soprattutto con i pochi stanziali. Ho trovato in un montanaro della frazione Trichera il mio mentore locale, da cui apprendere quel che serve per farcela quassù. Ovviamente barbuto, forzuto e con i vitelli in stalla. E francoprovenzale. Giustamente diffidente e con la consapevolezza che la prima prova che dovrò superare sarà passare l’inverno. E’ lo scoglio che mi sottolineano alla richiesta della residenza. In comune, ma anche chiacchierando al bar o alla bottega. Tutti concordano: fra l’aspirante residente e il residente c’è di mezzo l’inverno. Lo so, ne ho già passati inverni in montagna, a cominciare da quelli nel rifugio sulle Apuane della mia gioventù, quando guardavo il mare della mia Liguria da 1.320 metri di altezza. A proposito, di stirpe ligure furono i primi abitanti della valle di Viù, a cui si sovrapposero i Celti. Viù forse sta per “via”, “passaggio”, visto che i Romani utilizzavano i passi dell’alta valle per raggiungere la Gallia.
Sono contento che qui non ci sia un turismo di quantità ma di qualità. Dall’inizio dell’ottocento la valle è stata frequentata dalla nobiltà e dall’alta borghesia torinese. Oggi c’è lo sci di fondo a Usseglio e l’escursionismo estivo dal lago di Malciaussia in su.
L’inverno che sto vivendo per ora non è una gran prova, è dolcissimo e a parte una settimana prima di Natale e piccole nevicate, è quasi una primavera. Le viole e le primule sono fiorite, e posso lavorare in maniche corte nel mezzo della giornata. O avventurarmi su sentieri in quota senza piccozza e ramponi. Posso camminare su mulattiere selciate, incontrando borgate di pietra, ponti a schiena d’asino medievali e piloni votivi, come quello di Fontanetta, eretto per richiedere aiuto e protezione nella vita quotidiana, fatta di poche cose e di tanta fatica.
Insieme alla natura, forte e imponente, regna l’uomo. L’ambiente è stato modificato dalle attività umane, albero dopo albero, pietra dopo pietra. Poi l’uomo se ne è andato a lavorare in pianura, ma adesso piano piano ritorna. Un esempio è la bella storia di una giovane famigliola italo-francese che si è appena insediata nella Grangia Chevrè di Trichera con venticinque capre camosciate, una più bella e sana dell’altra. Loïc viene da Aix en Provence, Francesca da Borgaro e con loro i due piccoli bambini a riempire di vita uno spazio che era abbandonato fino all’estate scorsa. Devono passare un inverno più duro di quello di Fontanetta: manca il sole e persino l’acqua, che arrivava dal ruscello vicino con una tubatura aerea ed è gelata. Una nuova scommessa per la valle, una vera prova d’amore.
Nota: Riccardo Carnovalini fotografo e camminatore ha realizzato con noi il progetto l’Occitània a pè, ne ha tracciato il cammino con il gps, realizzato i servizi fotografici. Per le edizioni Vivalda uscirà a breve una guida completa del cammino scritta da Roberta Ferraris e illustrata da Riccardo. Siamo molto contenti che si sia stabilito in una valle francoprovenzale. Persone come lui non possono che migliorare il clima ambientale e umano della montagna spopolata.
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