Benvengut a Ostana país Occitan que vòl viure!
Il “Premio Ostana: scritture in lingua madre” non può dimenticare che il paese che lo ospita è situato in montagna. Quella montagna pressoché indifesa che viene identificata, nell’immaginario collettivo, con le località famose (per l’enorme offerta sciistica dello sci di pista...) e non con la civiltà che la distingue (quella della montagna vera) pur nelle difficoltà quotidiane di chi la vive nei piccoli paesi che hanno subito nel recente passato un tragico abbandono.
Ho preso in prestito il titolo da un gustoso e commovente libretto di Claudio Midulla che identifica bene i sentimenti di chi ha abbandonato la montagna (preso per fame), di chi ci vive testardamente e non la vuole abbandonare (scendere...) di chi vi vuole accedere (e farne motivo di vita).
Un coacervo di iniziative tiene oggi legata la gente di Ostana: sopratutto merito dei nuovi arrivati che hanno fatto la loro scelta di vita.
Ma al nostro mondo, l’altro mondo (quello vasto e potente) è ostile. Molti, che appartengono a quest’altro, blaterano all’infinito (e sono forti lobbies) tentando di imporci i loro ignoranti modelli costruiti dalle comode scrivanie delle città. Vogliono creare il loro luna-park infischiandosene di tenere conto che esiste ancora l’uomo (marginalmente, non so fino a quando...) che, come loro, che hanno comodi introiti mensili derivati per lo più da impieghi sicuri, sovente pagati anche dalla gente di montagna, deve mangiare (ma non consumare...) e dare dignità di vita alle proprie famiglie.
E allora arrivano le loro leggi che impongono, per esempio, il bosco (praticamente perenne visto le pastoie burocratiche) per le zone che da dieci anni, per abbandono, sono state invase da vegetazione in modo selvaggio e con scarso pregio, o da rovi, impedendo, con queste norme assurde, il ritorno all’antico campo o pascolo, a nuovi insediamenti (di lavoro, non di speculazione immobiliare) che di questi spazi perduti ha bisogno e, ancora più gravemente, restringe quelli da riservare agli ultimi pastori. Pontificano che la foresta (che pur amiamo) è utile ad abbassare le percentuali di anidride carbonica (prodotte da loro nelle città) e non sanno, gli ignoranti, che un prato di pari estensione, a questo riguardo è ben più efficace. Naturalmente non considerano che i montanari hanno sempre saputo tenere nel giusto equilibrio boschi e prati che erano la loro fonte di vita.
Parole al vento come succede oggi in Italia, un paese ingovernabile dove comanda l’inefficenza, la burocrazia, il profitto illecito, il blaterare senza conoscere bene quello di cui si parla.
E ne deriva automaticamente il collegamento di quanto ho scritto fino ad ora con l’evento che presentiamo in queste pagine e cioè la convinzione che anche la cultura diventa economia, da coniugare con quella nostra di carattere tradizionale, e costituisce, come sempre ed ovunque, la migliore arma di difesa vasta.
E consideriamo poi che le minoranze italiane sono collocate per lo più in montagna!
E ancora: la conservazione della montagna non va a braccetto con la conservazione della relativa cultura (e viceversa) a difesa e in antitesi con quella che i media vogliono omologamente imporci?
Ma gli àpoti sono sempre meno numerosi!
Arrivato ormai alla sua quinta edizione il “Premio Ostana: scritture in lingua madre” diviene sempre più mirato all’obbiettivo che si propone: quello di dare voce a scrittori che si esprimono nella loro lingua madre e che sostengono attivamente il valore della diversità linguistica, della non omologazione, dell’importanza dell’educazione plurilingue partendo dalla lingua del luogo e non dalla lingua imposta.
Particolare attenzione viene quindi posta alla biografia generale dello scrittore, al suo cammino presso il popolo di appartenenza, alla sua visione generale della realtà mondiale riferita ad un’ecologia delle lingue e alle azioni che compie per la loro salvaguardia. Non viene naturalmente trascurata la questione del valore artistico, ma nel caso delle lingue meno diffuse, è praticamente inevitabile che i due temi si incrocino e si accompagnino lungo la stessa strada.
Il “Premio Ostana. Scritture in lingua madre” è ormai un appuntamento fisso e anche la quinta edizione è caratterizzata da un programma intenso di attività che vedono pubblico e scrittori fondersi in un comune sentire ed in uno scambio profondo di condivisione di esperienze, pensieri, percorsi.
Il Premio Ostana dà la possibilità di passare due giorni in questa particolare atmosfera immersi in un ambiente paesaggistico e naturale che favorisce la condivisione e lo scambio di idee ed esperienze.
I premiati per le varie categorie per l’anno 2013 sono:
Il Premio Speciale viene conferito a Qian Er Ri Jia Cuo detto Nodreng, ex monaco, riconosciuto per esser una delle più interessanti tra le giovani voci del Tibet, prolifico scrittore e ora anche regista, autore del romanzo in lingua tibetana “Nessuna destinazione”, fondatore della piattaforma web www.tbnewyouth.com che accetta fiction e non fiction da scrittori tibetani. “Noreng scrive davvero molto bene e la sua lingua tibetana è di uno standard molto alto” (prof. Tsenrin Wangdu Shakya, esperto di letteratura tibetana moderna).
Il Premio Internazionale va allo scrittore e poeta contemporaneo bilingue kurdo-turco Mehmet Altun. Giornalista, editore, critico letterario per il quotidiano Aksam, scrittore di saggi di cultura e politica per il quotidiano Birgün che ha pubblicato il suo primo libro di poesia nel 2004 e, nel 2011, il suo primo libro di poesie bilingue kurdo-turco.
Mehmet Altun è archeologo e storico dell’arte ed ha collaborato con l’Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell’Antichità come ricercatore nel 2008/ 2009.
Il Premio Nazionale viene conferito a Rut Bernardi, ladina di Ortisei in Val Gardena, una vallata delle Dolomiti. Il ladino è una delle 12 lingue minoritarie riconosciute e tutelate dalla Legge 482/99 “Norme a tutela delle minoranze linguistiche storiche”.
Il ladino è una lingua neolatina che ha molte assonanze con l’occitano.
Rut ha partecipato all’elaborazione della lingua scritta ladina unitaria e con il testo letterario “dedite”, scritto in lingua unitaria, con cui ha vinto il primo premio “Term Bel” ai “5 dis da litteratura rumancia” a Domat/Ems nei Grigioni (Svizzera). Oggi collabora alla scrittura della “Storia della letteratura ladina” alla quale sta lavorando dal 2009 presso la Libera Università di Bolzano, sede di Bressanone sotto la direzione del prof. Paul Videsott e che verrà presentata nell’autunno del 2013. In questa antologia pubblichiamo in anteprima parti, nella traduzione italiana, del suo romanzo “Letres te n fol/Lettere nel silenzio”.
Il Premio in lingua occitana viene conferito quest’anno a Jean Rouquette, conosciuto come Jean Larzac, nome che gli fu dato negli anni settanta per il suo grande impegno sociale a favore della lotta dei contadini del Larzac contro il progetto di enorme ampliamento del poligono di tiro sull’omonimo altopiano. Prete cattolico, poeta e scrittore prolifico, tutta la sua opera è marcata dalla ricerca di Dio, dall’amore per il suo paese, l’Occitania, e per la lingua d’Oc. In ambito religioso, pubblica “La lettura politica della Bibbia” (1973), “Il Rituale del Matrimonio Occitano” (1981). La sua traduzione completa della Bibbia in occitano è in uscita grazie al coraggio dell’editore Joan Eygun di Letras d’òc ed è costata a Larzac 5 anni di lavoro per 5 ore a giornata e verrà presentata ad Ostana domenica 2 giugno con una messa solenne e letture dedicate.
Il Premio Giovani viene conferito a Antony Heulin, “poeta e cantore della lingua bretone, poeta in fuga, poeta della città”. Scrittore prolifico scrive sull’arte contemporanea, la musica e la politica per i periodici Bremaik e Breman. Ha pubblicato la raccolta poetica bilingue Tuleoù-dour/ Les Nénuphars, collabora nelle riviste letterarie Littérales, Brud Nevez e Al Liamm. Invitato al festival internazionale di poesia Berlinam la Literatur Werkstatt, del 2004, una decina di suoi suoi poemi vengono tradotti in tedesco e inseriti nel celebre sito poetico Lyrikline. È stato direttore del collège Diwan di Vannes dove si pratica l’immersione linguistica in bretone ed ha collaborato all’Ufficio della lingua bretone.
Il Premio per la Traduzione viene conferito al pisano Francesco Ferrucci, traduttore dallo spagnolo e dal catalano all’italiano. Tra gli autori di lingua spagnola da lui tradotti citiamo il Premio Nobel di Letteratura 2010 Mario Vargas Llosa, mentre tra i catalani Sergi Pàmies.
Nelle giornate dedicate al Premio viene inoltre ospitato un incontro del Pen Club Occitan, sezione del Pen Club Internazionale, organismo che raduna scrittori a livello mondiale.
E, se Premio e l’atmosfera saranno state quelli che abbiamo cercato, avrete capito perché
“scendere non sia affatto più semplice che salire...”
Giacomo Lombardo Sindaco di Ostana
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