L’11 settembre più di 2 milioni di persone hanno invaso la città
“Dopo la grande manifestazione dell’11 settembre, ci siamo ancora più avvicinati alle nostre aspirazioni e obiettivi di pienezza nazionale. Non sarà facile ma tutto è possibile“. E’ in questi termini che il presidente del governo catalano Artur Mas, ha commentato il movimento massiccio a favore dell’indipendenza che ha invaso le strade di Barcellona, calcolato in almeno 2 milioni di partecipanti.
La richiesta di uno stato indipendente ha unito la popolazione e i diversi partiti e movimenti sociali che la rappresentano, da quelli che già nel 2010 avevano organizzato una gande protesta popolare contro i tagli all’autonomia statutaria operati dal Madrid, a quelli che da sempre lavorano nel campo della rinascita linguistica e culturale, a quelli che chiedono un nuovo modello di finanziamento della regione e a chi è scontento dai tagli imposti dalla crisi.
Artur Mas, del partito indipendentista CIU, conta di capitalizzare qusta forte mobilizzazione per fare pressione sul presidente del consiglio spagnolo Mariano Rajoy. Il suo principale obiettivo è farlo capitolare sul tema del Patto fiscale, il progetto faro della sua legislatura, che deve permettere alla regione di gestire tutte le imposte e di ridurne l’apporto allo stato centrale.
Secondo il presidente catalano, questo “patto” è fondamentale, perchè risolverebbe i problemi finanziari della Catalogna eliminando il deficit fiscale dell’8% della Regione nei confronti dello Stato spagnolo. Artur Mas, forte del sentimento popolare indipendentista dimostrato nella recente manifestazione e tuttora crescente, ha dichiarato che “senza il Patto Fiscale la via dell’indipendenza è aperta”. Ha inoltre preconizzato la possibilità di dotare la Catalogna di una forte struttura di Stato, anche se sicuramente non è qualcosa che si può fare dall’oggi all’indomani. In questo contesto il patto fiscale è il primo passo.
Di certo non si può banalizzare una rivendicazione che per il futuro apre uno scenario pieno di sfide, di nuovi rischi e che richiederà nuovi ragionamenti e grande responsabilità.
Spesso per situazioni bloccate, come era ormai quella della Catalogna sul tema dell’autonomia e dell’indipendenza, sono proprio momenti di crisi come questo che stiamo vivendo che possono offrire nuove possibilità di ragionamento e di ascolto, senza banalizzazione da parte dei media.
Certo la strada non è lastricata di rose, il braccio di ferro con il Governo di Rajoy è iniziato: Mas vuole lanciare dei negoziati sul Patto fiscale ma ha anche bisogno del suo soccorso. “La Catalogna reclama dei fondi pubblici spagnoli, il Patto Fiscale e l’indipendenza, affinchè Rajoy ceda almeno su qualche cosa”, analizza Robert Tornabell, professore di finanza all’ESADE. E non bisogna dimenticare che Mariano Rajoy, oltre alle velleità tradizionalmente centralizzatrici del suo partito (Partito Popolare PP), deve rispondere alla richiesta di riduzione del deficit dell’Unione europea, cosa che naturalmente non fa che complicare la negoziazione sulla fiscalità.
Se tutte le parti si dimostreranno responsabili ed all’altezza del dibattito e si comporteranno nel rispetto delle regole, forse ci sarà possibilità che si apra un nuovo modello di convivenza tra Catalogna e Spagna che renda tutti soddisfatti. Il modello delle autonomie che era stato creato dopo la morte di Franco aveva fino a tempi recenti portato alla Spagna il benessere, la crisi economica porta la gente ad unirsi e discorsi covati per anni sotto la cenere ritornato alla ribalta.
La crisi è sofferenza ma anche opportunità per coloro che sono maturi a fare dei passi avanti, lo è per i popoli come per le singole persone. Restare aperti verso queste nuove opportunità è la cosa migliore che si possa fare in un momento come questo.
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