Non si può dire che le ultime leggi emanate dalla Regione Piemonte rappresentino un cambiamento nella regola di disattenzione (frutto anche di non conoscenza) verso la montagna che ormai da qualche anno regola l’attività dell’Assemblea Regionale. L’ultimo assessore che ha guardato con attenzione verso la montagna è stata Bruna Sibille.
La nuova legge che governa le foreste (molti boschi vengono chiamati così ma in realtà spesso sono un coacervo di rovi e specie infestanti varie) ha deciso, per esempio, che prati e campi invasi da alberi da dieci anni devono restare “foresta”, a meno di complicati, costosi e lunghi iter autorizzativi presso la Regione.
Se ne vanno gli ultimi scampoli di autonomia, di possibilità di governare in proprio i nostri territori. E non stiamo parlando di permettere speculazioni edilizie!
I montanari che da sempre hanno governato il proprio comune con capacità ed equilibrio devono adeguarsi ai capricci di chi da Torino, senza mettere mai piede sul territorio per capire le situazioni (se non per venire in vacanza nei centri più famosi), decide sulle proprietà dei singoli, ignaro della storia e dei diritti di chi vive in montagna.
Pare che, dopo forti pressioni, ci sia stato ultimamente un cambio di rotta: il territorio, una volta tanto si è fatto sentire (seppure in forma non organizzata).
Ancora più grave è lo stato di applicazione della legge 11/2012 che andando verso l’eliminazione delle Comunità Montane (come al solito con la scusa, ormai comica, del risparmio) sta provocando la distruzione della rete di governo locale. Pur considerando le diverse situazioni di efficienza dei singoli enti, le Comunità Montane erano comunque una gestione sovra comunale che faceva si che le problematiche fossero affrontate su aree sufficientemente vaste.
I Commissari che gestiranno l’agonia delle Comunità Montane costeranno circa 400.000 euro all’anno (per questo i soldi ci sono) e, nella migliore delle ipotesi (conoscendo gli andazzi) “lavoreranno”, anche se con sempre minore intensità, per almeno due anni.
Ma così hanno deciso Cota e i suoi assessori della Lega.
Sono solo due esempi (ma potremmo parlare anche delle recenti modifiche alla legge urbanistica 56) del progressivo assalto all’autonomia della montagna in un momento che vede un sia pur embrionale ritorno di attività economica di vario tipo.
Questa mancata attenzione verso la montagna da parte dell’Assemblea Regionale del Piemonte è anche dovuta alla mancanza, all’interno della stessa, di rappresentanti eletti nei territori montani (privi di forza elettorale a causa dell’attuale meccanismo che regola le rappresentanze, tarato sul numero di abitanti).
E’ questa la ragione che ha spinto l’UNCEM, a seguito di sollecitazioni pervenute da molti comuni montani, di farsi carico della predisposizione di una proposta di legge che cambi questo esiziale (per la montagna piemontese) meccanismo.
Con il contributo del CSI si è pervenuti alla suddivisione delle nuove circoscrizioni elettorali basate non solo più sul numero degli abitanti ma anche sull’entità delle superfici amministrate (alcuni piccoli comuni occitani hanno una superficie pari o maggiore di Torino).
La nuova Assemblea Regionale verrebbe composta, se questa proposta fosse accettata, da 50 membri ovvero uno ogni 85.000 abitanti circa o, se si usa un diverso indice, ogni 550 km2 circa.
Si perverrebbe quindi ad una rappresentanza equilibrata in base alla popolazione ed al territorio.
Il DDL è stato presentato dai comuni di Alpette, Druogno, Canosio, Ostana, Pomaretto (proposta di legge di iniziativa comunale) ed ora, per dare forza alla proposta (ne sono state presentate altre da vari gruppi politici) si tratta di far arrivare alla Regione Piemonte delibere di appoggio da parte dei comuni montani (o comuni comunque periferici rispetto a Torino) per premere per una rapida conversione in legge. Il DDL UNCEM ha già superato lo scoglio regionale dei criteri di ammissibilità ma solo una massiccia opera di pressione potrà far si che lo stesso diventi legge e la montagna possa così avere una significativa rappresentanza nell’Assemblea Regionale.
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