Per la Giornata delle Lingue Madri, lo scorso 5 ottobre a Oulx, in occasione della Fiera Franca, sono state presentate la pubblicazione degli Atti del "Convegno Lingue Madri e Sacre Rappresentazioni in Valle di Susa, Brianzonese e Maurienne" e l'Anteprima dell'Antologia degli scritti occitani dell'alta Valle di Susa. Ne parliamo con Renato Sibille che ha condotto l'incontro:
Sabato 5 ottobre, la sala consigliare di Oulx era gremita per la conferenza di presentazione della pubblicazione degli atti del Convegno dello scorso anno sulle Sacre Rappresentazioni e di quella dell'anteprima dell'Antologia degli scritti occitani altovalsusini. A cosa è dovuto secondo te questo interesse?
La scelta dell'amministrazione comunale di Oulx e della Provincia di Torino di ripetere l'esperienza dello scorso anno, visto il successo della Giornata delle Lingue Madri, con un incontro organizzato dagli addetti agli Sportelli delle lingue minoritarie, gestiti da Chambra d'Oc nell'ambito dei Progetti della legge 482/99, in occasione dei festeggiamenti per la Fiera Franca, è stata sicuramente un'idea vincente. L'accostare due tradizioni legate al territorio: la storica fiera che da sempre richiama ad Oulx persone da tutta la Valle e dal vicino Brianzonese e la lingua madre del territorio, trova il favore di studiosi, appassionati o semplici curiosi interessati alla cultura locale. L'interesse suscitato dal convegno franco-italiano dello scorso anno, sia per il tema sia per l'autorevolezza degli interventi, ha spinto molti a riascoltare qualcosa sul tema e a dimostrare apprezzamento per la traduzione dei testi in lingua francese a cura di Agnès Dijeaux che si occupa dello sportello per la lingua Francese. Altrettanto interesse è stato suscitato dall'anteprima dell'Antologia degli scritti occitani dell'alta Valle di Susa e dall'occasione di sentire, dalla viva voce degli autori, le parlate locali. La presenza di prolifiche scrittrici quali Clelia Baccon, Augusta Gleise e Giovanna Jayme e del poeta Riccardo Colturi ha reso sicuramente unico l'incontro, proprio per il piacere di ascoltare il suono delle loro parlate occitane.
Cos'è quest'anteprima e come nasce l'idea di fare un'antologia di scritti occitani altovalsusini?
L'idea di raccogliere un corpus significativo di testi nelle parlate occitane dell'alta Valle di Susa mi è stata proposta da Chambra d'Oc, nell'ambito del lavoro che svolgo all'interno del Progetto Lingue Madri per lo sportello di lingua occitana presso il Parco del Gran Bosco di Salbertrand. Chambra d'Oc nell'arco degli anni ha già raccolto molto materiale in lingua occitana, pubblicato nella sezione Tresor de Lenga sul sito internet www.chambradoc.it, ed ha pensato di arricchire la raccolta, in particolare dell'alta Valle di Susa e di farne una pubblicazione. La proposta ha incontrato il mio interesse, anche perché da molti anni mi occupo di lingua occitana e tradizioni locali sul territorio. L'Anteprima che abbiamo presentato non è che un'introduzione al lavoro che sto conducendo di raccolta e sistematizzazione dei testi occitani dell'alta Valle. Per ora è stato presentato il panorama storico suddiviso in periodi, quello d'oro degli albori del XIV-XV secolo di cui abbiamo rari ma importanti documenti negli archivi comunali e parrocchiali, di estremo interesse perché ci narrano un'epoca in cui la lingua occitana tipica della tradizione orale era anche scritta; quello del dominio della lingua francese di cui rileviamo solo qualche parola occitana nei testi in francese, non per altro il francese è anche lingua minoritaria storica legata all'Escarton d'Oulx; l'epoca dei poeti dell'Ottocento di cui ci sono pervenute le poesie chiomontine di Jean Bapsite Jayme e degli inizi del Novecento con i poeti ulciensi Augusto Allois e Ernesto Odiard Des Ambrois e, infine, l'epoca della rinascita degli ultimi cinquant'anni in cui molti hanno sentito l'esigenza di lasciare memorie, poesie, racconti nella loro lingua materna. A partire dagli scritti editi del clavierese Luigi Onorato Brun, di Angelo Masset di Rochemolles o di Genesio De la Coste del Cels di Exilles o da quelli inediti di Armando Cibonfa di San Colombano di Exilles, fino ad arrivare alle nuove generazioni di giovanissimi scrittori quali il chiomontino Alessandro Strano o la quattordicenne salbertrandese Valeria Longo. Adesso il lavoro più corposo consiste nella raccolta, selezione, trascrizione, traduzione e analisi di tutto il materiale reperibile.
Nell'anteprima dici che la scrittura non basta, che ci vuole la parola, il suono, come si spiega allora la stampa di un'Antologia?
Nella nostra epoca la trasmissione della memoria non avviene più attraverso l'oralità, attraverso il racconto nella veglia invernale nelle stalle. Si è spezzata la trasmissione diretta e quindi bisogna attingere alla memoria scritta divenuta fondamentale per la documentazione e per la storicizzazione, ma perché la lingua sia viva occorre che sia verbo, che sia parlata, cantata, recitata, occorre che ritorni a farsi racconto e quindi occorrono dei parlanti, dei narratori che sappiano veicolare il suono e il suo portato in un momento di socialità, altrimenti la lingua non ha futuro.
Si ritornerà a parlare Occitano in alta Valle Susa?
L'occitano non è mai scomparso dalle strade e dalle case dell'alta Valle di Susa, sicuramente oggi è parlato meno di un tempo, sicuramente ci sono molti meno parlanti e la loro età media è piuttosto elevata e sicuramente la lingua occitana nella nostra Valle non ha saputo resistere ai colpi delle proibizioni di parlarla a scuola durante il fascismo e alla propaganda italianofona successiva e non ha trovato modo di adeguarsi ai bruschi cambiamenti del Dopoguerra: boom economico, emigrazione e abbandono dei centri minori, sviluppo del turismo, immigrazione e abbandono delle campagne, rimanendo legata al mondo contadino tradizionale scomparso negli anni Settanta. Ma la lingua occitana appartiene, con le sue peculiarità e varietà locali, alla nostra storia e alla nostra cultura. Oggi non è certo fondamentale parlare in lingua occitana, ma per comunicare con i nostri padri e le nostre madri, per capire la nostra identità e l'essenza profonda della terra che ci ha generati non possiamo che comunicare con i suoni di questa lingua e perché questa sia viva e non solo una raccolta di scritti bisogna che ci siano momenti in cui quegli scritti ritornino a diventare suono, anche con l'aiuto di quanto oggi la tecnologia può offrire: internet, audio, video, musica, teatro, ecc. Questo è il senso degli eventi che vengono proposti con il progetto Lingua Madre e che abbiamo tentato di fare con la presentazione del lavoro in atto.
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