Oncino, piccolo comune della valle del torrente Lenta, affluente del Po bambino, è un luogo di grande natura e bellezza capace di suggerire i pensieri grandi dell’alpinismo storico italiano, nato proprio qui 150 anni fa, fino al proprio intimo rapporto esistenziale con una montagna che avvince.
Sui reticoli dei sentieri che la percorrono è possibile incontrare una nuova, coraggiosa e originale esperienza: nella frazione di S. Ilario, Irene Soffietti ha costituito un’azienda agricola che ha come obbiettivo il sogno di molti: lavorare in montagna, coadiuvata dall’accompagnatrice naturalistica Maria Grazia Allisio, originaria di Sant’Ilario.
Dal racconto di Irene si intuisce l’amore per questo mondo alpino: “Cercare di fare rinascere questa casa, la meizoun d’la Fleur, che il terzo millennio stava ormai inghiottendo in un bosco d’invasione, è stato il movente per venirci ad abitare qualche anno fa, con l’intento di dare senso a questi spazi, in onore di chi ha faticato non poco a costruire e tramandare questo bene.
Adeguare una vecchia casa alla funzionalità contemporanea ed alle aspettative dei propri ospiti non è impresa facile, soprattutto se non si vuole spezzare l’anello di una cultura locale che ha saputo ideare, costruire e mantenere per tanto tempo un paesaggio armonico.
Per rinnovare questa casa senza abbandonare le pieghe del passato, ho lasciato che mia madre vi disegnasse i suoi ricordi di bambina, dalle scene quotidiane, alle immagini insolite, ai racconti che ha udito tra queste mura, alle remote pratiche agronomiche, fino alle ricette, che osservava realizzare nella vecchia cucina. Solo così alcuni oggetti hanno ritrovato il loro posto e un senso che possa essere la base per non dimenticare la cultura e la storia di questi luoghi, poco conosciuti ma affascinanti, anche se faticosi da vivere sotto molteplici aspetti.”
Un agriturismo vero, con un orto naturale e genuino, un allevamento di capre e l’accompagnamento escursionistico alla scoperta del territorio come missione, alla ricerca di un nuovo benessere fisico e mentale. L’originalità nasce dagli accompagnatori, oltre a Maria Grazia ed Irene, sono un piccolo gregge di capre, testarde ma simpatiche, che seguiti sui sentieri della montagna insegnano perle di saggezza e intelligenza: dove e come camminare, come risparmiare le energie, come scoprire un ambiente grande anche nelle piccole cose, da una fioritura improvvisa, alle sorgenti e al fluire dell’acqua, risorsa della vita.
Atti semplici, un percorso naturale che stabilisce un rapporto nuovo con quelle che considerate banalità dalla cultura del turismo globalizzato sono invece doni di una natura vitale e incontenibile.
Proviamo a camminare insieme e ascoltare le voci che la modernità tende a soffocare. Le escursioni, che vengono effettuate anche in caso di pioggia, permettono di cogliere gli aspetti veri del territorio alpino: occorrono solo abbigliamento, calzature adatte, l’equipaggiamento minimo e lo spirito d’avventura degli escursionisti.
Si possono scoprire le vecchie mulattiere, la flora e la fauna e rintracciare antiche borgate ormai inghiottite dai boschi, si possono osservare le colture e l’economia locale d’altri tempi, i pascoli e i coltivi, gli alpeggi, i boschi, lo sfruttamento della montagna, le zone di transizione e il climax altimetrico, i rifiuti, il dissesto idrogeologico dovuto all’abbandono e all’incuria del territorio. La cultura dell’uomo alpino e l’armonia con l’ambiente, l’architettura locale, le fontane, il mulino, i terrazzamenti, gli oggetti etnografici, l’emigrazione, il commercio.
Queste escursioni sono adatte a chi può trarre beneficio da esperienze sensoriali e il diretto contatto con gli animali, compresi gli escursionisti diversamente abili, attraverso nuove tecniche di approccio al contatto con la natura, con i suoni, i profumi che popolano questo universo alpino.
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