Ormai fidarsi delle dichiarazioni ufficiali è da ingenui o, meglio, da grulli.
“Vediamo la luce in fondo al tunnel”, “si incomincia a vedere la ripresa”, “abbiamo abbassato le tasse” : tutte dichiarazioni che vengono smentite il giorno dopo, spesso in un balletto di cifre che si potrebbe definire ridicolo se non fosse tragicamente giocato sulla sempre più drammatica vita di molte famiglie italiane..
Vengono al pettine i disastri combinati da una classe politica inetta (aggettivo usato per non essere querelati) che negli ultimi 30 anni, almeno, ha distrutto le istituzioni, creato un sistema burocratico inefficiente e parassitario, gettato il Paese nel caos istituzionale e organizzativo, annullato, con la vigente legge elettorale, palesamente anticostituzionale, la vita parlamentare democratica.
Le segreterie politiche decidono chi nominare, perpetuando così il loro potere.
E’ emblematico che il ministro che ha definito la sua riforma elettorale PORCELLUM abbia rivestito lo stesso ruolo per anni senza che nessuno gridasse allo scandalo. E continua a pontificare anche in questi giorni.
Ma in che paese viviamo?
Ora il “sistema” Italia è al collasso, paralizzato dai veti incrociati che impediscono riforme serie ed efficaci, con la grande burocrazia (ma non solo: mettiamoci anche altre grandi corporazioni pubbliche munificamente pagate dagli italiani) che ha tutto l’interesse a che nulla cambi, potendo così continuare a prosperare nella propria inefficienza e scarsa professionalità.
Si potrebbero fare infiniti esempi: come quello dei due ALTI funzionari del Ministero delle Finanze che, venuti in prefettura a Cuneo (convocati dall’allora sottosegretario Davico dopo la manifestazione dei sindaci al Pian del Re contro la riforma che voleva far sparire i piccoli comuni..) che alla domanda quale fosse il risparmio ottenuto dall’eliminazione di almeno 2000 comuni italiani risposero candidamente di non saperlo.
Così si fanno le riforme in Italia: senza valutare le conseguenze di quel che si fa, sparando a casaccio senza conoscere le realtà del territorio.
Ma come si è potuti arrivare a questo disastro?
Finita l’era degli statisti (Berlinguer, Nenni, Moro, Pertini e pochi altri) sono subentrati i politici con l’obbiettivo di dare potere (anche e soprattutto economico) alla propria parte infischiandosene tranquillamente dei destini del povero paese Italia.
L’imprevidenza di questa classe politica, la tracotanza e la prepotenza nell’infilare i propri fedelissimi (meglio se incapaci) nei gangli della funzione pubblica ha reso inetto ed inefficiente il sistema Stato. Ora ne paghiamo le conseguenze e bisogna rendersi conto che ormai questo sistema è irriformabile.
Il governo Letta ha cercato di mettere insieme il diavolo e l’acqua santa (non stiamo a cercare di definire chi è il diavolo…) con la conseguente impossibilità di fare manovre e operazioni incisive.
Da un lato una parte che deve la propria sopravvivenza alla propaganda del combattere le tasse (guardandosi bene dall’indicare cosa si deve fare concretamente per pagare i debiti: solo proposte fumose e velleitarie), dall’altra una parte che non è più in grado di mobilitare il cuore della gente (ma che sinistra è se non lotta per i deboli, se non ha il desiderio di giustizia, delle pari possibilità per ognuno, della generosità e del fare un passo indietro per il bene comune?).
Ma che Stato è quello che non paga i propri debiti? Quale modello e certezza può dare ai cittadini chi infrange le elementari norme del buon senso e della correttezza?
Qui si sta distruggendo il collante che tiene insieme lo Stato e non si vede un Menenio Agrippa all’orizzonte.
La nostra montagna subisce le più nefaste conseguenze di questa situazione. Normative sempre più penalizzanti si abbattono sui nostri territori. Via le Comunità Montane che un superficiale libro descrive come inefficienti e sprecone (come al solito si fa di tutte le erbe un fascio), tagli vistosi ai contributi alla montagna (anche a quelli dovuti per legge…), sanità che si allontana sempre di più verso la pianura, trasporti pubblici via via ridotti, ecc. ecc.
Il territorio è investito da un mix micidiale. Da un lato una informazione falsa e superficiale che ridonda negativamente sulla classe politica che, poco conoscendo, interviene con provvedimenti di una superficialità e aggressività che penalizzano i deboli che non hanno mezzi per difendersi e devono subire. Fino a quando?
La scarsa professionalità di molti funzionari (più o meno alti…) completa questo scenario negativo traducendo in norme assurde le esigenze dei politici, ampliando l’inefficienza del sistema pubblico in un turbinio di leggi e leggine che provocano continue trasformazioni delle normative. Si è appena istallato (leggi comprato) un software per adeguare i sistemi comunali all’ennesima variazione di normativa e subito questa viene nuovamente cambiata in una corsa senza fine.
Si continua a tagliare ed il debito pubblico continua ad aumentare. Non è che si sta tagliando nel posto sbagliato? Le auto blu dove sono bianche?
Da questa situazione è difficile uscire. Troppe sono le forze dei privilegiati che sono presenti all’interno del sistema: classe politica, funzionari dei livelli alti, esercito, parte dell’apparato giudiziario, ecc. uniti in una rete di privilegi che non accetteranno mai di perdere.
Il Governatore della Banca d’Italia guadagna molto di più del suo omologo in Banca d’America. Basta questo esempio ma se si vuole si può continuare quasi all’infinito.
E’ questa la rete (e non si dica che sono pochi casi: sono una marea nei vari gangli dello Stato) che paralizza l’Italia e che impedisce al paese di attuare le riforme necessarie ad uscire dal pantano che, oltre che impedire la crescita, aumenta in modo pericoloso la folla dei disoccupati. Non toccare i privilegiati e chi ruba lo stipendio facendo poco o nulla (difesi da sindacati corporativi) , annidato negli uffici statali, regionali, ecc. mentre i nostri pochi impiegati comunali impazziscono di lavoro perennemente in combattimento con una esiziale burocrazia. Ma ci sono anche quelli che lavorano supplendo le inefficienze degli altri…
Una mentalità comune livellata verso il basso dalle televisioni commerciali (presto imitate da quelle pubbliche) sta demolendo i valori che sempre hanno accompagnato la maggior parte degli italiani: l’onestà, la solidarietà, il piacere del lavoro fatto bene, il senso del dovere, sostituiti dalla prepotenza, dal menefreghismo, dall’arraffare a tutti i costi, dalla superficialità, dall’egoismo, dall’apparire a scapito dell’essere.
Questa è la situazione.
Non ne usciremo più! O perlomeno: non sarà domani.……..
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