Presentazione sabato 10 maggio, ore 14 al Salone del Libro nello spazio Arena Piemonte
L'Antologia critica di scritti occitani dell'Alta Valle di Susa, Ésse soun mèitre curata da Renato Sibille, riunisce in un corpus organico la produzione letteraria in lingua occitana edita e inedita dell'Alta Valle di Susa.
Se rari sono i testi in lingua occitana in Alta Valle Susa precedenti il XIX secolo, proprio per questo essi sono assai preziosi per la storia della lingua occitana in questo lembo di terra che fu parte del Delfinato e ci tramandano memorie, usi e costumi della vita comunitaria delle genti altovalsusine.
Dopo i secoli di dominazione della lingua francese e agli albori di quello appena trascorso in cui si è imposta la lingua italiana, il Romanticismo e la Renaissença trovano anche a Chiomonte e a Oulx i loro cantori che decidono, utilizzando la propria lingua madre, di farsi "fabbri del parlar materno, ch'alla lor terra ancor fanno onor col loro dir novo e bello", seguendo le orme di quel Arnaut Daniel "que plor e vau cantan" immortalato da Dante nel XXVI canto del Purgatorio.
A fine Novecento si assiste a un fiorire di letteratura in lingua occitana in ogni paese dell'Alta Valle di Susa. Alcuni testimoni della cultura tradizionale, poeti, studiosi, filologi, etnoricercatori, storici o semplici contadini, sentono l'esigenza di lasciare memorie, di raccontare e di cantare un mondo che vedono minacciato da nuovi usi e costumi, come vedono minacciata la loro lingua madre, sempre più relegata a parlata minore, in un tempo che attinge a suoni estranei a quelli generati dalla propria terra per esprimere un modello di vita aliena, altra rispetto alle legittime aspirazioni dla jen d'isì.
Il lavoro di instancabili "fabbri" ha forgiato i ferri, lou mëbble con i quali, oggi, nuovi apprendisti modellano opere che "alla lor terra ancor fanno onor". Non si tratta solo di versi struggenti e nostalgici del poeta "que plora e va cantan", ma anche di ritratto di una comunità orgogliosa della propria storia o di critica politica e sociale e di prospettiva per un futuro migliore che non può prescindere dalle proprie radici e dalla lotta per il rispetto di una terra, quella Valsusina, considerata territorio di conquista e rapina da avvoltoi che su altre rocce costruiscono il nido.
Gli scrittori occitani altovalsusini, portatori dell'orgoglio delle loro Comunità, vogliono «ésse soun mèitre jou per jou, pèinâ sur sa terre, ou grand'er, sons ron doughèire a ningun, e sons ron noun plu d'mandâ» (essere padroni di se stessi giorno per giorno, penare sulla propria terra, all'aria aperta, senza nulla dovere a nessuno e senza avere nulla da domandare) e «se rfâ sur la coutuma d' soun père-gran, s'méifiâ dou chemin d'fer e dla grand'vìe...» (rifarsi alle tradizioni del proprio nonno, diffidare della ferrovia e della strada maestra…) come, agli inizi del Novecento, Ernesto Odiard Des Ambrois di Oulx canta nella sua Si 'n poughessan rnèisse (Se potessimo rinascere).
Dopo i documenti in lingua occitana dei secoli XVI e XVII, Sibille analizza i versi dei poeti che, tra Ottocento e inizio Novecento, hanno prediletto la lingua materna per cantare la loro terra, primi fra tutti, il chiomontino Jean Baptiste Jayme e gli ulciensi Auguste Allois e Ernesto Odiard Des Ambrois. Un'ampia e accurata selezione degli scritti di autori contemporanei ci apre lo sguardo sul paesaggio linguistico e culturale altovalsusino dell'ultimo cinquantennio con gli scritti degli exillesi Genesio De la Coste, Luigino Bernard e Virgilio Fontan ne Il Bannie di Exilles e dei chiomontini Valerio Coletto, Tiziano Strano e Daniele Ponsero del gruppo della Rafanhaudo. Ampia la sezione dedicata alla poesia con Francesco Maria Gros, nativo di Sauze d'Oulx e parroco di Chiomonte, la salbertrandese Clelia Baccon, le bardonecchiesi Augusta Gleise, Graziella Vachet e Simona Heoud, gli exillesi Armando Cibonfa, Pierina Deyme e Luigi Camillo e Fulvio Norse. Numerosi i racconti ad opera di abili forgiatori della lingua materna quali Angelo Masset di Rochemolles, Oreste Rey di Salbertrand, Angelo Curt, Luigi Onorato Brun e Ida Gay di Cesana, Duccio Eydallin di Sauze d'Oulx e Serafina Perron Cabus di San Marco di Oulx.
Tra i tanti preziosi scritti, sono presenti testi di autori minori e di scrittori anonimi e traduzioni dall'italiano a cura di Giovanna Jayme, Augusta Gleise e Clelia Baccon e accenni ai lavori di toponomastica sul territorio ad opera di Marziano di Maio, Roberto Cibonfa e di altri ricercatori come lo stesso Sibille, oltre ai grandi sforzi dei citati Angelo Masset, Duccio Eydallin, Augusta Gleise e Clelia Baccon e di Piero Perron di Jouvenceaux e Daniele Gally di Sauze d'Oulx per la compilazione delle grammatiche e dei dizionari.
Non mancano accenni a eclettici forestieri che hanno scritto versi in lingua occitana, quale Riccardo Garavelli, e alle nuove generazioni di giovanissimi scrittori che hanno scelto la lingua occitana per esprimere, in saggi e poesie, i loro pensieri e i loro sentimenti come il chiomontino Alessandro Strano, i salbertrandesi Valeria Longo e Luca Perron e il gruppo di attori-ricercatori del Laboratorio Permanente di Ricerca Teatrale dell'Associazione ArTeMuDa.
L'antologia, edita da Chambra d'Oc, è realizzata all'interno del progetto, promosso dalla Provincia di Torino, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell'ambito dei programmi degli interventi previsti dalla Legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme per la tutela delle minoranze linguistiche storiche d'Italia", con il coordinamento dall'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte.
Il libro verrà presentato alla Fiera del Libro, sabato 10 maggio alle ore 14 nello spazio “Arena Piemonte”.
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