Alessandra Re nacque a Torino nel 1838 e si trasferì a Verzuolo nel 1856, quando sposò il nobile Emilio Boarelli. La sua passione per la montagna si consolidò abitando nella provincia granda, come testimoniano numerose lettere.
La sua avventura ebbe inizio nel 1863 quando tentò per la prima volta l’ascesa al Monviso. La spedizione stabilì il campo base presso il pianoro delle Forcioline. Il giorno seguente la scalata alla vetta non fu completata perchè la guida Peyrotte, a causa del maltempo, decise di non proseguire oltre e la comitiva dovette tornare a valle. Una settimana dopo Quintino Sella, durante la sua vittoriosa ascesa, con molta galanteria dedicò ad Alessandra quel pianoro chiamandolo “ Baita Boarelli”.
Nel 1864 Alessandra ritentò l’ascesa e il 16 agosto arrivò in vetta. Alla spedizione presero parte anche Cecilia Fillia di 14 anni figlia del notaio di Casteldelfino, il vicario di Casteldelfino e l’avvocato Meynardi.
Nonostante la sua passione per l’alpinismo e l’avventura, Alessandra non rinunciò alla vita famigliare. Ebbe tre figli: Clemente, l’unico maschio, ufficiale di marina morì in servizio nel 1893 all’età di 23 anni, Isabella e Luisa che si sposarono e rimasero nella provincia di Cuneo. Alessandra morì nel 1899 ed è sepolta nella tomba di famiglia nel cimitero di Verzuolo.
"Una storia, quella dell'alpinismo femminile, che nasce, nell'800, da imprese che vanno contro convenzioni e pregiudizi che si protrarranno fino al '900. Le difficoltà delle prime donne alpiniste ad essere accettate si manifestano nei commenti ironici alle loro spedizioni, nello scetticismo delle istituzioni deputate, nelle costrizioni dell'abbigliamento.
In questo panorama, Alessandra Boarelli e Cecilia Fillia furono certamente due pioniere la cui impresa del 1864 al Monviso va certamente ricordata: si tratta della "prima" femminile al Viso, montagna densa di significati.
La mostra è una cavalcata che parte dalla Boarelli e dagli albori dell'alpinismo femminile e attraversa un mondo sconosciuto, ai più, ma costellato di grandi imprese."(Paola Bonavia – Pres. C.A.I “Monviso” Saluzzo).
Al di là del gesto atletico e sportivo, fu un’impresa che sfidò le convenzioni e i pregiudizi del tempo: nell’Ottocento, un numero sempre maggiore di donne si dedicò all’alpinismo, ma si trattò di ristrettissima minoranza rispetto ai colleghi uomini e incontrò grandi difficoltà a far accettare socialmente il proprio ruolo. Traendo spunto da questa donna volitiva e anticonformista, il gruppo di lavoro “Boarelli 150”, che nasce dalla collaborazione tra gli enti del nostro territorio e gli eredi Boarelli, e di cui la sezione CAI di Saluzzo è capofila, intende dedicare il 2014 ad approfondire la figura di questa alpinista, il tema dell’alpinismo femminile e giovanile, e il tema delle attività della donna in montagna.
Un ricco programma di attività si snoda per tutta l’estate e a Verzuolo dal 16 giugno si può visitare la Mostra: “16 agosto 1864-Alessandra Boarelli e Cecilia Fillia. L’alpinismo femminile e la montagna simbolo”.
commenta