Perché non pensare ad un regalo di Natale 100% in Oc? Anche quello è un modo per diffondere, sostenere e promuovere la lingua occitana. In questi anni la Chambra si è arricchita di un ricco catalogo che propone una bella scelta di cd di musica occitana, di dvd su temi riguardanti la tradizione, i viaggi, l’attualità. Anche per quanto riguarda i libri la scelta è piuttosto articolata e ricca e c’è poi il settore che riguarda i gadget, la bandiera occitana proposta in più dimensioni.Anche se tutte le pubblicazioni sono valide scelgo di recensire brevemente alcuni titoli di libri, tra loro vari, al fine di solleticare la vostra curiosità con l’invito a navigare nel catalogo.
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18 Menù d’Occitania un libro di Andrè Bertino e Fredo Valla, riccamente illustrato da Marie Voillat che presenta 18 menù mescolando cibi e ricette provenienti da tutta l’area d’oc. Ogni menù è dedicato alla figura di una donna che a partire dal 1200 ad arrivare ad oggi è stata importante nella storia dell’Occitania. Dalla Contessa di Tripoli a Madalena Jovenal, dalla Contessa de Dia a Julieta Lanteri, da Margarida de Fois a Stefania Belmondo. Regalare questo libro con la promessa del ricevente di leggerlo in lingua occitana, di eseguire un menù e accompagnarlo con un invito a cena è senz’altro un modo interessante di interagire creando “Convivéncia”.
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Mal di lingua del catalano di Enric Larrueula, tradotto in italiano da Alessandra Gondolo che narra di un dolore di cui poco si conosce: la perdita della lingua. Attraverso le risposte emotive di numerose persone preoccupate per la perdita della loro lingua l’autore osserva questo fatto. Malgrado che sia molto comune e sempre più spinto nella nostra società il fenomeno è ancora poco studiato: come si patisce per una lingua che retrocede e perché si patisce. E quali sono le conseguenze che questo supposto “mal di lingua”, dal punto di vista emotivo, somatico e sociale, può produrre nelle persone più colpite.
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Una lingua in cammino. viaggio di una giapponese nelle valli Occitane in Italia di Naoko Sano Il libro è in 4 lingue, tra cui il giapponese. Un libro scritto sulla base di interviste realizzate nelle valli Occitane nel 2003-2004 per mostrare l’esistenza di una lingua e per dare la parola a coloro che negli anni hanno lavorato per la sua difesa e promozione. Alcune persone che hanno reso testimonianza non ci sono più e dobbiamo ringraziare Naoko che ci da l’opportunità di conservarne la memoria e di conoscere il loro operato. Senza memoria non c’è storia.
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Avem fach un sumi di Maurizio Dematteis. Un libro del 2007 che anticipa largamente il fenomeno che oggi è visibile agli occhi di tutti. L’inversione di tendenza dell’abitare in montagna. Dall’Alta valle di Susa alle valli Monregalesi 14 coppie racontano la loro filosofia di vita e il loro sogno, realizzato, di abitare la montagna occitana. Purtroppo due personaggi del libro hanno lasciato la loro vita proprio nella montagna che tanto amavano ed a loro va il mio pensiero in occasione dell’approsimarsi di queste festività natalizie.
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In cammino in Occitania: diario di viaggio dell’Occitània a pè, dalle valli Occitane del Piemotne alla val d’Aran in Catalunya di Manuela Almonte. Pubblicista, musicista, organizzatrice di eventi tra i quali ricordiamo “Carovana Balacaval”, in questo diario racconta il viaggio del 2008, dal 30 agosto al 7 novembre da Vinadio a Vielha. Il paesaggio tappa per tappa, gli incontri pubblici di comunicazione del progetto che era conseguente all’appello “Lenga d’òc patrimòni mondial de l’umanitat”, ma anche delle motivazioni personali che l’hanno spinta a compiere questo viaggio.
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Me bashavao ande Italia: geografia di una migrazione musicale di Marco Ghezzo. “Questo libro rappresenta un contributo innovativo nell’ambito degli studi ziganologici, in Italia piuttosto scarso di studi sui rom romeni e sui lautari in particolare. Ghezzo ci mostra la ricca quotidianità dei lautari, portandoci per le strade, sui marciapiedi, presso i déhors e i ristoranti della città dove questi musicisti si fermano a suonare. La ricerca ha la buona caratteristica di pochi lavori etnografici: quella di non esaurire l’interpretazione proposta, lasciando al lettore il gusto (e, in questo caso, l’orecchio) per approfondire le rilfessioni portate, nel pieno e profondo rispetto dei romá che lo hanno ospitato (Carlotta Saletti Salza).
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