Questa poesia non fa parte de Il Canto e sembra facile distinguere la sua ispirazione da quella che guidò Varujan nella scrittura della sua ultima raccolta. Se ne Il Canto egli segue “la Musa dei miei padri” per raccontare la storia del suo popolo, qui benedice i campi del mondo intero. Eppure, le impressioni talvolta ingannano. A ben vedere, le quattro benedizioni invocate sui campi di tutto il mondo ripercorrono tutte le fasi della produzione del pane che egli descrive proprio ne Il Canto: solo che qui la benedizione è estesa al mondo intero, in un auspicio di pace e rinnovata alleanza che culmina nel “pane buono” e nel “canto dell’amore” degli ultimi versi.
Siobhan Nash-Marshall
Nelle plaghe dell’Oriente
sia pace sulla terra...
Non più sangue, ma sudore
irrori le vene dei campi,
e al tocco della campana di ogni paese
sia un canto di benedizione.
Nelle plaghe dell’Occidente
sia fertilità sulla terra...
Che da ogni stella sgorghi la rugiada
e ogni spiga si fonda in oro,
e quando gli agnelli pascoleranno sul monte
germoglino e fioriscano le zolle.
Nelle plaghe dell’Aquilone
sia pienezza sulla terra...
Che nel mare d’oro del grano
nuoti la falce senza posa,
e quando i granai s’apriranno al frumento
si espanda la gioia.
Nelle plaghe del Meridione
sia ricca di frutti la terra...
Fiorisca il miele degli alveari,
trabocchi dalle coppe il vino,
e quando le spose impasteranno il pane buono
sia il canto dell’amore.
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