Questa poesia è costruita su quel terribile dilemma che distingue la vita del cristiano, la contraddizione tra il mondo crudele e la fede in un Dio msericordioso. La nonna prega: «Dio vive nel suo cuore». Eppure «neri pipistrelli girano intorno alla sua testa». Terribile questa contraddizione per noi: fatale per l’Armeno.
Sioban Nash-Marshall
Seduta di fronte alla luna piena
la mia nonna bianca dice la preghiera della sera.
Neri pipistrelli girano intorno alla sua testa:
Dio vive nel suo cuore.
Le sue labbra (rose sacre
appassite davanti all’altare della madre di Dio)
si muovono così piano che l’anima sua stessa non sente
quello che lei va dicendo.
Sotto i freddi raggi della luna
la sua vecchia testa lentamente si piega,
dalla tristezza piegata, stanca, come se volesse somigliare
alla fede di questo nostro secolo. –
Padre nostro... – Ma non torna più
la primavera antica, nonna, il canto dolce dell’aia:
il sangue non risale dal polso: si è svegliato
il tuo desiderio di godere, ma anche la morte.
Ave... – Ma sempre vuote
rimarranno le tue ossa del grande flusso dell’estro,
e nei tuoi fianchi fecondi dovranno tacere
anche gli antichi amori ardenti.
Ma tu hai sete, lo so,
del Cielo, nel quale hai sempre creduto,
per il quale il tuo corpo è sempre vissuto
in ginocchio davanti alla tua anima.
Il cielo è tuo, oh nonna,
perché nelle tue vecchie pupille ancora immacolato
è rimasto il suo azzurro, libero da ogni nuvola:
perché, madre benefica,
insieme al tuo sangue
le tue mammelle per cinque figli hai spremuto:
fosti fedele: e nessuna parte del tuo cuscino hai ceduto
alla testa di estranei.
Ed ora che, oh nonna mia,
con i capelli mescolati alla luna,
sulle macerie della nostra religione
muori diritta, vecchia e donna,
domani vergine rinascerai. –
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