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Nella pur breve storia della Repubblica raramente si sono verificati momenti così dirompenti nella società italiana come quello che stiamo vivendo. Solo il primo decennio aveva avuto grandi incognite a livello politico in presenza però di una società che, sebbene all’interno di tensioni tra due grandi blocchi che muovevano le politiche mondiali, manteneva filosofie di vita e valori fortemente ancorati alla tradizione e alla storia. Altro periodo duro al tempo del terrorismo.

L’ennesima orrenda legge elettorale ideata dal duo Renzi-Berlusconi per arginare il movimento 5stelle aprirà il prossimo 4 marzo un periodo di disordine politico con conseguente stasi istituzionale e di governo o, in caso di grandi intese, a programmi definiti, chi sa con che risultati, da accordi tra forze che, almeno sulla carta, dovrebbero seguire politiche tra loro in buona parte incompatibili se non antitetiche.

Come al solito la vista dei politici è corta. Le percentuali dei voti che Renzi e Berlusconi presumevano di ottenere sono diventate un triste ricordo e l’ipotesi di alleanza sarà realizzabile solo se imbarcherà la Lega.

Ovviamente contano zero le dichiarazioni che rinnegano questa o quella alleanza ma i numeri saranno comunque risicati con un PD che presumibilmente subirà un tracollo verso il 20-23% e la somma Lega-Forza Italia veleggerà intorno al 32-35%.

Conteranno molto i risultati nei singoli collegi dove la differenza, in molti casi, la farà la presenza di LEU.

Ma è l’andamento della società che preoccupa maggiormente: e la classe politica ne è figlia e/o madre.

Per decenni si è disarticolata la gente dagli antichi valori creando una società che ritiene normale la bugia, la diffamazione, l’insulto e la calunnia. Si è portato a modello l’apparire a discapito del contenuto, il successo personale, costi quello che costi, abbandonando il valore sociale proprio della politica con conseguente degenerazione della morale.

D’altra parte viviamo in un mondo mosso dalla pubblicità che in televisione riempie spazi abnormi con strane concomitanze per cui, se si cambia canale, si troverà altra pubblicità; ma nessun giornalista ha il coraggio di denunciarlo: non si sputa nel piatto dove si mangia. Tutto questo nella tolleranza della gente pur conscia che la pubblicità è in buona parte menzogna pura o, nei miglior caso forzatura.

E così la campagna elettorale si è avviata con promesse elettorali folli, fuori dalla realtà e impossibili da mantenere a meno di impennate del deficit italiano che l’Europa, quella virtuosa, non tollererebbe. E molti credono a queste panzane, come si sente nelle chiacchiere al bar: questo ci darebbe quello! Si ma quello quest’altro!

Ma se i “grandi personaggi” dicono bugie la gente si sente autorizzata a fare lo stesso: ecco allora la deriva verso l’abitudine al falso. Ma può vivere una democrazia quando la bugia è la normalità e diventa sistema?

Il cervello ha perso la sua funzione di filtro e in più l’offerta è quella che è.....

Molti politici e pochi o nessun statista! Ognuno agisce per il proprio tornaconto e le idealità vi sono sacrificate, quando esistono ancora.

Finiti i tempi nei quali si lottava per una propria visione della società. Vecchiumi ideologici!

Chi è obbligato a frequentare la macchina pubblica vede, a parte non pochi casi di funzionari pubblici che ce la mettono tutta nell’espletare pratiche sempre più complesse e piene di insidie, una pletora di persone disamorate del proprio lavoro, con nessuna voglia di responsabilità, che portano avanti in modo da essere superblindati di fronte a normative contraddittorie con relativi trabocchetti.

Sono le professionalità che stanno scadendo e di pari passo l’orgoglio del lavoro ben fatto, del far funzionare bene l’ufficio di cui si è responsabile, di collaborare al raggiungimento di obiettivi importanti.

Nelle aziende private il jobs act ha instaurato un precariato angosciante a causa della possibilità di essere licenziati a discrezione del datore di lavoro che se la può cavare con penali affrontabili facilmente dall’impresa; o, peggio, alla mercé di superiori magari astiosi o preoccupati che quelli bravi possano scalfire le loro posizioni.

Gli scandali lasciano il tempo che trovano; basta lasciar passare un po’ di tempo e tutto sarà dimenticato.

Travaglio ha dimostrato come, se si hanno soldi, si può uccidere il coniuge e non fare un giorno di galera. Anche la giustizia è stata soffocata da leggi ideate per permettere l’impunità a chi ha i mezzi. Basta avere costanza e pazienza e tutto finirà a tarallucci e vino.

Gli stipendi negli enti pubblici (parlamento compreso) sono fuori da ogni logica di buon senso, megaappalti affidati senza gara, enti inutili che continuano a sopravvivere pagando(sprecando) i relativi stipendi, inefficienza che si traduce in danno economico per il paese. Basta frequentare i ministeri per rendersene conto.

E poi corruzione dilagante che incide sull’efficacia dei processi legislativi e gestionali e i privilegi che si dilatano anziché restringersi, con ricchi che diventano sempre più ricchi e poveri che diventano sempre più poveri. E non c’è speranza che qualcuno ci metta mano.

Ovviamente è il cittadino che paga grazie a risorse che lo Stato è obbligato a stornare dagli investimenti. Non a caso nell’Europa l’Italia è lo Stato che cresce di meno e quel poco di ripresa che c’è è trainata dalla ripresa globale (per ora, perché stiamo arretrando in termini di efficienza e quindi di prezzi offerti al mercato). Vedere l’aumento delle esportazioni.

La burocrazia sta uccidendo i piccoli comuni. La tornata amministrativa del 2019 vedrà comuni di alta montagna senza liste. Una resa davanti alle responsabilità folli che vengono scaricate sui sindaci e a causa di una burocrazia fine a se stessa che li paralizza (statistiche che sovente impongono ritorni “in copia” a ministeri che non si parlano). E trasferimenti dallo Stato sempre più ridotti che di fatto impediscono di gestire con efficacia l’interesse pubblico(anzi: ci sono i fondi di solidarietà che devono essere versati a Roma). Carenza di segretari comunali (che ricorda i tempi di quando lo Stato non riusciva neanche a stampare le monetine) che, quando ci sono, i Comuni non riescono a pagare. Si salvano solo i comuni che sono bravi a lavorare sui bandi europei e regionali ma la gestione della spesa corrente è ormai problematica. E quelli grandi.

Nel contempo lo Stato continua a finanziare le fusioni tra comuni con l’illusione di poter tagliare ulteriormente i costi! Alcune fusioni hanno anche una loro giustificazione, altre lasceranno il deserto nelle terre alte a seguito della discesa a valle di quel poco di possibilità di gestione che è rimasto ai Comuni. In una situazione di caduta degli ideali della politica chi volete che si occupi dei territori marginali che non hanno voti?

Non c’è da stare allegri!