Il popolo italiano ha detto la sua!
Vinti e vincitori lo dicono ad ogni piè sospinto: i vincitori per rivendicare il diritto al comando, i vinti per argomentare il loro stare a guardare sperando nell’incapacità di governo dei vincitori.
Rispetto a quanto scrivevo la settimana prima delle elezioni le previsioni sono state abbastanza confermate, con un maggior calo del Pd e un maggior rialzo della Lega a scapito di Forza Italia. Pensavo, ma non l’ho scritto (per pudore), che il PD scendesse sotto il 20%. Era nell’aria e bastava frequentare i mercati..(quelli rionali e di paese....).
Ora il problema è formare una maggioranza che governi, cancellando una brutta campagna elettorale dove tutti hanno insultato tutti.
I parlamentari PD sono stati per la maggior parte designati da Renzi, a lui devono tutto.....e a lui faranno riferimento (almeno per i primi tempi); è vero che si è dimesso da segretario del PD, ma l’aveva fatto anche dopo la sconfitta del referendum...
Non penso che Renzi abbandoni: più facile che lasci passare un po’ d’acqua sotto i ponti. A meno che il partito si scuota finalmente e qualcuno osi proporre un percorso chiaro e credibile che sia in grado, nel medio termine, di far tornare a casa i voti scappati nelle diverse direzioni.
Impresa non facile visto che Renzi in questi anni ha fatto il vuoto dietro di se......
La coalizione che ha vinto, da sola, non fa maggioranza e verranno fuori le due anime forti con scontri inevitabili: la Lega con Salvini che vuole accentrare su di se la leadership del centro-destra e Berlusconi che deve continuare a contare per tutelare gli interessi delle sue aziende (vedere le manovre di questi giorni su TIM). Il secondo cercherà un’alleanza con Renzi (che comanda dall’ombra) già condivisa in passato e sempre latente ed il primo cercherà l’alleanza con i 5 Stelle sulla base di obiettivi comuni per rafforzare la propria posizione.
Se si arriverà ad una spaccatura Forza Italia- Lega questi tragitti saranno inevitabili ma con la differenza che l’asse Lega-5 Stelle dovrebbe avere la maggioranza mentre l’asse PD-Forza Italia no. Ma un po’ di parlamentari si potrebbero convincere a cambiare casacca!
A proposito. Al momento in cui scrivo (23/03/2018) questa folle legge elettorale ha fatto si che non tutti i seggi siano ancora stati assegnati. Anche questo serve per giudicare chi questa legge ha voluto e che ora vuole già rifare.
Il PD non vuole fare alleanze (almeno come tattica iniziale) sperando nel fallimento, per supposta incapacità di buon governo, dei vincitori. Mi ricordo che da bambini, quando si perdeva al gioco o quando si pensava di avere subito un torto, o per altro, si sbottava in un: NON GIOCO PIU’!
L’analisi mai fatta dal PD sul voto referendario ha comportato un immobilismo da “chiamata allo sbocco”, per usare un termine idraulico, che ha portato al tracollo. Da altre parti, quando si arriva ad un disastro simile, si rassegnano dimissioni DEFINITIVE e si cambia mestiere.
In realtà l’alleanza PD-5Stelle avrebbe i numeri per governare (anche se con una maggioranza non troppo abbondante) ma il legame Renzi-Berlusconi lo impedirà e quindi, rotte alleanze puramente elettorali, Lega e 5 Stelle potrebbero confluire, magari con obbiettivi condivisi, inizialmente limitati nel tempo. Ma è anche possibile che Di Maio si turi il naso e accetti pure i voti di Forza Italia. La base però non ne sarebbe tanto contenta!
Gli elettori del PD fuggiti verso il 5 Stelle hanno cercato soprattutto un partito che non fosse puramente di potere, si dimostrasse onesto, contro “la casta”, facesse riforme vere (per esempio la riforma della giustizia) accettando per questi obbiettivi, anche un po’ di demagogia (ma senza esagerare). E’ pur chiaro che non basta l’onestà per avere competenza e la mancanza di esperienza di governo si farebbe sentire e in più, tra gli eletti saliti sul carro del probabile vincitore, magari all’ultimo momento, non mancheranno le mele marce.
Il populismo che tutti hanno espresso a piene mani (solo il PD è stato più contenuto) sarebbe il problema principale per un governo Lega-5 Stelle (ma anche per le altre formule possibili), perché, forzatamente, si dovranno deludere coloro che hanno creduto a promesse folli e in conseguenza hanno votato.
I problemi principali saranno i rapporti con l’Europa, l’immigrazione e le promesse relative ad interventi sul sociale che possono impattare fortemente sul debito pubblico (la cui corsa non si è fermata; quasi esclusivamente per colpa dei ministeri).
Con l’Europa, una volta smorzati i toni, probabilmente un’azione decisa potrebbe portare a qualche risultato per l’Italia; per esempio sul tema degli sforamenti. L’Europa non può permettersi la defezione di un Paese che ha comunque ancora una certa importanza per l’Unione. I mercati hanno già scontato una soluzione di questo tipo e lo spread non si è mosso più di tanto!
Nessuno comunque per ora è in grado di dire con sicurezza come finirà; prima dell’interesse dell’Italia la politica oggi pensa al futuro del proprio partito e agli interessi personali dei singoli che stanno nell’organigramma. E’ quindi possibile anche un’alleanza centro-destra PD; sarebbe la fine della sinistra italiana!
Questa situazione cosa comporterà per il futuro delle nostre valli occitane?
Il movimento 5stelle è quello che conosce meno le nostre realtà e punterà decisamente verso una politica di fusioni dei Comuni con l’obiettivo di risparmiare sui costi (cosa che non avverrà a meno di chiudere definitivamente l’accesso alla montagna non firmata). Sarebbe la fine dei nostri paesi di montagna perché i poteri decisionali scenderebbero a valle con le relative tragiche conseguenze. Le poche risorse cui possono ancora accedere i Comuni Montani (vedi PSR) andrebbero verso le aree che hanno i voti ed esprimono quindi i vincitori. Un esempio è questa assurdità della proposta della macroregione alpina che comprende anche Torino e Milano!
Contemporaneamente assistiamo ad un abbandono dell’interesse dei cittadini nei confronti di un ruolo attivo nelle amministrazioni. Ancor di più questo sta capitando in montagna.
L’enorme mole di burocrazia che si è abbattuta sui comuni, le scarse dotazioni finanziarie (lo Stato ha condotto negli ultimi anni una politica di tagli verso i piccoli comuni che di fatto rende inutile la funzione amministrativa non esistendo quasi più autonomia di governo), le responsabilità enormi in capo agli amministratori a causa di normative complicate, contorte, contraddittorie, per cui ogni firma può portare a imputazioni più o meno fantasiose (dalle quali magari si sarà assolti ma gli avvocati si dovranno comunque pagare...) scoraggiano il cittadino a percorrere questa strada; e quindi spazio alle fusioni con centri più grandi (spesso per incorporazione) che hanno disponibilità di personale e dove gli amministratori possono anche essere pagati. E magari ci sono anche motivi politici personali.....
Ma i soldi che dà lo Stato per le fusioni finiranno e le conseguenze della mancata autonomia si faranno sentire. Il bilancio di questi percorsi si faranno a partire dai dieci anni successivi...
Questa situazione è stata scientemente voluta dalla politica e dai grandi burocrati romani che nulla conoscono fuori dalle realtà cittadine.
E’ poi ovvio che i comuni grandi sono più facilmente preda dei partiti mentre in quelli più piccoli, magari non sempre con risultati eccellenti, è ancora la democrazia che decide.
Vedremo con le prossime elezione del 2019 quanti saranno i comuni di montagna senza candidati o, peggio, con liste esterne paracadutate dai partiti. La mancanza di un obbligo per chi presenta la lista di raccogliere almeno la firma di qualche sottoscrittore residente, com’era una volta, sta producendo mostri di rappresentatività. L’abbiamo detto tante volte inutilmente ai parlamentari!
La montagna subirà così il tracollo finale e la Storia ne individuerà le responsabilità: ma sarà troppo tardi!
Difficile dire che alleanza faranno. Più chegli interessi dello stato si guarda all’interesse di partito e/o delle persone
Non conoscenza fusioni
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