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ASPETTI DELLA CULTURA MAGICA DEGLI ZINGARI NELLA ZINGAREIDE DI ION BUDAI-DELEANU (1812)

ASPÈCTS DE LA CULTURA MÀGICA DI SINGRES DINS LA ZIGANEIDA DE ION BUDAI-DELEANU (1812)

Tesi di laurea scaricabile a fondo pagina:
Tesi di Laurea Magistrale in Culture e Tradizioni del Medioevo e del Rinascimento
Laureanda: Flavia Ramona MITRAN
Relatore: Prof.ssa Monica LONGOBARDI
Anno Accademico: 2020-2021

italiano

Leggendo il libro della prof.ssa Monica Longobardi, Viaggio in Occitania, rimasi affascinata dalla descrizione del paesaggio armonico e bucolico della Provenza, che mi fece tornare in mente un ambiente simile descritto da un autore romeno, Ion Budai-Deleanu, a me particolarmente caro fin dai tempi del liceo classico frequentato 30 anni fa in Romania, a Craiova. La Natura che trova incarnazione in un essere, il dio Pan, il mondo incantato, la mitologia, gli esseri diabolici (come il satiro), i luoghi paludosi, gli spiriti del territorio, la poetica degli elementi naturali e degli spazi sono alcuni aspetti che mi spinsero a riflettere in chiave quasi comparatistica cercando similitudini tra le letterature romanze. Alcuni di questi tratti si rintracciano nella mia tesi magistrale, fondata sullo studio degli aspetti della cultura magica degli Zingari come presentati nel poema eroicomico Ţiganiada sau Tabăra ţiganilor (Zingareide o l’Accampamento degli zingari) di Ion Budai-Deleanu (1760-1820). L’autore, oltre ad essere uno scrittore di cultura enciclopedica, laureato in filosofia, teologia e diritto, scrisse opere di carattere letterario, linguistico, storico, giuridico e pedagogico. Conobbe la cultura classica e le lingue straniere del tempo: il tedesco (realizzò il primo Vocabolario tedesco-romeno), il polacco, l’ungherese, il francese, l’italiano e il latino. Fu uno dei principali esponenti della Scuola latinista di Transilvania e contribuì al rinnovamento della cultura filosofica, storica e linguistica romena sostenendo la tesi della latinità del popolo romeno e militando per il risveglio della coscienza nazionale. Dato che il titolo del poema rimanda all’etimologia «țigan» (zingaro) ed è il vocabolo utilizzato da Budai-Deleanu, si verifica la necessità di adottarlo. Troveremo il temine «Zingaro» solo in riferimento al contesto letterario, per rispettare la scelta dell’autore.

Questo lavoro è un itinerario alla scoperta del magico in un’opera unica nel suo genere scritta agli inizi dell’Ottocento nel territorio romeno ancora impregnato dell’arretratezza medievale, un mondo che, per certi versi, fu intriso di superstizioni e di magia. Tale retaggio culturale in quest’opera viene addossato alla comunità degli Zingari insediata nei tre paesi romeni (Valacchia, Moldavia e Transilvania) tra il XV e il XVIII secolo. In questo studio conosceremo la vita degli Zingari dalle loro origini nei Principati romeni, alla lingua parlata, alle usanze e ai loro costumi, e nell’imbarazzo più totale, con empatia profonda, parlerò anche di uno dei periodi più bui della loro storia, la schiavitù.

Nella necessità di avere un espediente narrativo per scrivere un’epopea comica in una lingua noao (nuova), l’autore scelse la comunità degli Zingari per dar voce ai propri pensieri (le digressioni sono tante, a volte dotte, a volte comiche o ironiche, principalmente inserite nel paratesto ricco dell’opera). L’autore utilizzò l’immagine della comunità zingara per creare un intreccio fatto di storia, di immaginario collettivo della comunità, di magia e superstizioni, di tradizioni ancestrali ma anche di concetti filosofici (ebbe interesse per la cultura massonica). Come affermò il poeta stesso, attraverso la comunità zingara, in senso metaforico vedeva il popolo romeno e la sua incapacità di evolversi in quel periodo storico. I preconcetti della società romena e la realtà conosciuta dall’autore fin dalla sua infanzia contribuirono al quadro descrittivo degli Zingari. Nel paese nativo, nel distretto di Hunedoara, la comunità Zingara fu abbastanza numerosa e il poeta, figlio di un prete trascorse molto tempo in compagnia dei bambini zingari, fatto che gli permise una profonda conoscenza della comunità. Li vediamo in una posizione sociale periferica, probabilmente un retaggio della loro condizione di schiavitù per secoli. Questa comunità viene presentata in un alone di mistero, in parte dovuto ai libri e agli articoli che attribuirono facilmente la parola ‘misterioso’ al loro nome, e in parte dovuto anche alla mancanza di contributi storici che li vedano come protagonisti o attori della storia (sono presenti nelle fonti non come attori bensì come comparse). Gli intellettuali del XVIII secolo evitarono l’argomento per un discorso di immagine e coltivarono principalmente il sentimento nazionale. Parlare degli Zingari, praticanti di mestieri «infamanti e impuri» (come boia, accalappiacani o carcerieri) o della schiavitù degli Zingari non rappresentò affatto un motivo di orgoglio nazionale (il primo contributo di scrittura romena consacrato agli Zingari viene dato da Mihail Kogălniceanu (1837), uno studio arrivato tardi, dopo la scrittura della Zingareide).

Ion Budai-Deleanu fece invece un passo in avanti e scrisse in prima persona plurale, identificandosi con la comunità zingara. Questo aspetto genera confusione nei lettori e negli studiosi, nonostante i chiarimenti che troviamo nelle Note dell’opera, in quanto lascia pensare che sia di origine gitana, ma contestualizzando il suo discorso si comprende ‘un identificarsi per identificare’ la comunità stessa senza incappare nel pregiudizio («la nostra razza gitana provenga dall’Egitto…», «noi siamo originari dell’India…»

In ultimo che, essendo io zingaro come te, ho ritenuto opera commendevole scrivere per i nostri zingari, perché comprendano quale sorta di antenati abbiano avuto e imparino a non commettere forse anche loro di tali follie, ove mai gli accada di finire in una situazione simile. Invero, avrei potuto ficcarvi molte menzogne, lodando gli zingari e inventando imprese che non hanno compiuto, come fanno oggi gli storici di talune nazioni, i quali, quando scrivono delle origini della propria gente, risalgono fino a Dio e inventano sempre gesta straordinarie. Ma io amo la verità.

Gli Zingari sicuramente furono noti per la loro simpatia, perciò, questo fatto diede all’autore la possibilità di disegnare un quadro divertente, a dispetto dei pregiudizi e degli stereotipi sul loro comportamento. L’autore critica la pigrizia, la codardia e la sottomissione cieca e li fa oggetto di satira, ma anche le istituzioni statali e le ordinanze feudali incolpando la loro passività. La desolazione dell’epoca presente (probabilmente anche motivo del suo auto-esilio) e il mitico splendore del regno del voivoda Vlad III, il principe noto con l’appellativo di Ţepeş, l’Impalatore, sono aspetti che Budai-Deleanu contestualizzò nella realtà storica, socioculturale, politica, religiosa ed etnica del XVIII secolo. Per dare credibilità alla sua narrazione, Ion Budai-Deleanu utilizzò l’artificio del manoscritto ritrovato raccontando che il libro sarebbe stato rinvenuto nel monastero transilvano di Cioara.

La Zingareide si struttura su vari piani di lettura: sul piano storico vi è la lotta di Vlad l’Impalatore e dell’esercito romeno contro i Turchi; sul piano allegorico la falsa lotta degli Zingari con i Turchi mentre, a livello mitico leggiamo della lotta tra gli angeli e i demoni, i primi aiutano Vlad l’Impalatore e i romeni, i secondi istigano gli Zingari e sostengono i Turchi.

La mia tesi si concentra maggiormente sul piano allegorico e sul piano mitico. Vedremo come gli Zingari assimilarono dalla tradizione popolare romena una serie di superstizioni e comportamenti che metabolizzarono mescolandoli con la loro sapienza: le superstizioni fondate sulla fertilità, l’esorcismo delle malattie intese come demoni che possono trasferirsi negli animali, e la magia in alcune delle sue forme. Questi venivano spesso chiamati dalla popolazione locale per fare scongiuri proprio perché vivevano nella paura di essere circondati da intere legioni di diavoli, streghe o folletti. Parlare dei loro rituali magici e di alcuni elementi che riconducono agli eventi descritti nell’opera ha una doppia valenza: da un lato sfociano nel lirismo dello scrittore calibrato sulla magia erotica, demonomagia e farmacopea magica, dall’altro lato portano ad una riflessione etico – morale. L’ossessione iniziatica del XVIII secolo era tipica della cultura europea, lo scrittore romeno ne è stato influenzato a tal punto da aderire ad organizzazioni massoniche (sul manoscritto è presente un simbolo massonico disegnato a mano). Questi aspetti, anche se non inseriscono l’opera nel filone dei ‘libri iniziatici’, vista la cultura esoterica di Budai-Deleanu e i numerosi simboli del miracoloso magico presenti nella Zingareide sono sufficienti per avviare un percorso di ricerca sui significati nascosti all’occhio comune. Oggi invece, questo argomento - l’aspetto della magia degli Zingari nella Zingareide - non è stato ancora approfondito dagli studiosi della letteratura romena. Ad esempio, Ion Urcan, Mihai Zamfir o I. Em. Petrescu trattano tangenzialmente alcuni aspetti, ma nessuno di essi si sofferma sull’aspetto dei simboli magici presenti nella Zingareide. Questo studio rappresenta la parte originale della mia tesi.

Se la critica letteraria si è concentrata maggiormente sull’aspetto storico, letterario o teologico dell’opera, pochi lavori analizzano l’aspetto allegorico della Zingareide, mentre l’aspetto magico non ha sviluppato studi in tal senso. A mio avviso, questo è dovuto anche al fatto che per molti decenni l’autorità comunista della Romania non ha permesso le ricerche nell’orizzonte culturale dell’élite romena e delle opere che non rientravano nei canoni politici del regime. La religione, la magia, il mistero vennero proibiti dal partito, perciò, gli studi importanti furono portati avanti dagli scrittori in esilio o stabiliti all’estero (ad esempio Mircea Eliade o Ion Petru Culiano: Eros e magia nel Rinascimento).

Ringrazio sentitamente la Prof.ssa Monica Longobardi per avermi accompagnata e guidata nell’approfondimento degli aspetti del magico in un unicum della letteratura romena, per avermi trasmesso la passione e l’entusiasmo necessari affinché la tesi prendesse forma. Ringrazio inoltre Ines Cavalcanti e l’Associazione Chambra d’òc per avermi offerto la possibilità di pubblicare e condividere il mio elaborato. Il mio augurio è che questo lavoro aiuti a superare i preconcetti sugli Zingari (ormai antichi) visti come vagabondi, arrivati dal lontano Oriente, accompagnati dalle loro superstizioni e dall’odore delle loro spezie, parlanti una lingua incomprensibile, emarginati da una società che non ha dato spazio al diverso rendendoli schiavi e costringendoli all’ emarginazione.

A questo popolo, agli Zingari, dedico la mia poesia:

L’indovina

Chiudo gli occhi,

Li vedo ballare

Al crepuscolo,

Con musica suonare.

Vedo bambini

Che corrono scalzi

Lungo i campi

Senza imbarazzi.

Una zingara

Davanti al fuoco

Stende le carte

E legge il ghioco1.

Vede il futuro

Indovina il passato

Del suo popolo

Assai calpestato.

I dolori pesanti,

Piedi sanguinanti

Improntano il solco

Nel loro cammino

Sotto il peso,

tenendosi stretto

Il bambino.

Scappa.

Inciampa.

Punita a sangue.

«Ancora due frustate!»

Si sente la voce pesante.

«Ha rubato la gallina!»

«Sì, è lei…la Zingara con la bambina!»

(Flavia Mitran, 11.11.2020)

1 Conchiglia

occitan

En lesent lo libre de la prof.ssa Monica Longobardi, Viaggio in Occitania, siu restaa fascinaa da la descripcion dal païsatge armònic e bucòlic de la Provença, que m’a fach tornar a la ment un ambient semblable descrich da un autor romen, Ion Budai-Deleanu, a mi particularament char dai temps dal licèu clàssic frequentat 30 ans fa en Romania, a Craiova. La natura que tròba son encarnacion dins un èsser, lo diu Pan, lo mond enchantat, la mitologia, lhi èssers diabòlics (coma lo sàtir), lhi luecs paludós, lhi esperits dal territòri, la poètica di elements naturals e di espacis son qualqui aspècts que m’an possaa a reflechir en clau esquasi comparatística, en cerchant de similitudas entre las doas literaturas romànicas. Qualqu’uns d’aquesti trachs se rentraçon dins ma tèsi magistrala, fondaa sus l’estudi di aspècts de la cultura màgica di Singres coma representants dal poèma eroïcòmic Ţiganiada sau Tabăra ţiganilor (Ziganeida o L’acampament di singres) de Ion Budai-Deleanu (1760-1820). L’autor, en mai d’èsser un escriveire de cultura enciclopèdica, laureat en filosofia, teologia e drech, escrivet d’òbras de caràcter literari, linguístic, estòric, jurídic e pedagògic. Conoisset la cultura clàssica e las lengas estrangieras dal temp: lo tedèsc (realizet lo premier vocabulari tedèsc—romen), lo polonés, l’ongrés, lo francés, l’italian e lo latin. Foguet un di principals representants de l’Escòla latinista de la Transilvània e contribuet al renovament de la cultura filosòfica, estòrica e linguística romena, en sostenent la tèsi de la latinitat dal pòple romen e en militant per lo revelh de la consciença nacionala. Daus que lo títol dal poèma remanda a l’etimologia “țigan” (zigan, singre) e es lo vocable adobrat da Budai-Deleanu, se verífica la necessitat de l’adoptar. Trobarèm lo tèrme zigan” masque en referença al contèxt literari, per respectar la chausia de l’autor.

Aqueste trabalh es un itinerari a la descubèrta al màgic dins un’òbra única dins son genre escricha al començament dal ‘800 ental territòri romen encara impregnat dal retard de l’Atge Mesan, un mond que, per cèrti vèrs, foguet plen de supersticions e de magia. Aquel eretatge cultural dins aquest’òbra ven adossat a la comunitat di singres establia enti país romens (Valàquia, Moldàvia e Transilvània) entre lo XV e lo XVIII sècle. Dins aqueste estudi conoisserèm la vita di singres, da lors originas enti principats romens a la lenga parlaa, a las usanças e a lors costumas, e dins la gena pus totala, abo una profonda empatia, parlarei decò d’un di períods pus sombres de lor estòria, l’esclavitud.

Dins la necessitat d’aver un expedient narratiu per escriure un’epopèa còmica dins una lenga noao (nòva), l’autor ciernet la comunitat di singres per donar vòutz a si pensiers (las disgressions son tantas, de bòts sabentas, de bòts còmicas o ironicas, principalament inserias dins lo ric paratèxt de l’òbra). L’autor adobret l’image de la comunitat singra per crar un’entriga facha d’estòria, d’imaginari collectiu de la comunitat, de magia e supersticions, de tradicions ancestrala, mas tanben de concèpts filosòfics (s’interesset a la cultura massònica). Coma afermet lo poèta mesme, a travèrs la comunitat singra, en sens metafòric, veïa lo pòple romen e sa capacitat de s’evòlver dins aquel períod estòric. Lhi preconcèpts de la societat romena e la realitat conoissua da l’autor da son enfança, contribueron al quadre descrictiu di singres. Ental país natiu, lo destrech de Hunedoara, la comunitat singra foguet pro nombrosa e lo poèta, filh d’un preire, passet ben de temp en companhia d’las mainaas singras, fach que lhi permetet una profonda conoissença de la comunitat. Lhi veiem dins una posicion sociala perifèrica, benlèu un eretatge de lor condicion d’esclavitud per de sècle. Aquesta comunitat ven presentaa dins un alon de mistèri, en part degut ai libres e a lhi articles que atribueron facilament la paraula misteriós” a lor nom e en part degut decò a la mancança de contributs estòrics que lhi veien coma protagonistas o actors de l’estòria (son presents dins las fònts ren coma actors, mas coma comparsas). Lhi intellectuals dal sècle XVIII eviteron l’argument per un discors d’image o cultiveron principalament lo sentiment nacional. Parlar di singre, practicants de mestiers infamants e impurs” (coma bòias, chapachans o carceriers), o de l’esclavitud di singres, representet pas dal tot un motiu d’orguelh nacional (lo premier apòrt d’escritura romena consacrat ai singre foguet donat da Mihail Kogălniceanu (1837), un estudiós arribat tard, après l’escritura de la Ziganeida).


Ion Budai-Deleanu, al contrari, faset un pas anant e escrivet en premiera persona plurala, en s’identificant abo la comunitat singra. Aqueste aspèct génera una confusion enti lectors e enti estudiós, malgrat lhi clariments que trobem dins las Nòtas de l’òbra, já que laissa pensar que sie d’origina gigana, mas en contextualizant son discors se compren un s’identificar per identificar” la comunitat mesma sensa cheire ental prejudici («nòstra raça gitana proven de l’Egipte…», «nosautri siem originaris de l’Índia…»)

D’en darrier, en essent mi singre coma tu, ai jutjat un’òbra laudabla escriure per nòstri singres, per que comprenen quala sòrta d’antenats aien agut e aprenen a pas cométer benlèu decò ilhs de talas folias, en cas que lor arribe de finir dins una situacion parelh. En veritat, auriu polgut lhi fichar ben de messonjas, en laudant lhi singres e en inventant d’empresas que an pas complit, coma fan encuei lhi estòrics de cèrtas nacions, que, quora escrivon d’las originas de lor gent, remonton fins a Diu e inventon sempre d’acts extraordinaris. Mas mi amo la veritat.

Lhi singres, de segur, fogueron conoissuts per lor simpatia e aqueste fach donet a l’autor la possibilitat de dessenhar un quadre divertent, malgrat lhi prejudicis e lhi estereòtips sus lor comportament. L’autor crítica la pigressa, la cordialitat e la somission bòrnha e lhi fai objèct de sàtira, mas decò las institucions estatalas e las ordinanças feudalas, en enculpant lor passivitat. La desolacion de l’època presenta (benlèu decò lo motiu de son auto-exili) e lo mític esplendor dal rènh dal voivoda Vlad III, lo prince conoissut abo l’apelatiu de “Ţepeş”, l’Empaladore, son d’aspècts que Budai-Deleanu contestualizet dins la realitat estòrica, socioculturala, política e étnica dal sècle XVIII. Per donar una credibilitat a sa narracion, Ion Budai-Deleanu adobret l’artifici dal manuscrit retrobat, en contiant que lo libre era istat trobat ental monastèri transilvan de Cioara.

La Ziganeida s’estructura sus mai d’un plan de lectura: sal plan estòric lhi a la luta de Vlad l’Empalador e de l’armada romena còntra lhi turcs; sal plan allegòric la faussa luta di singres còntra lhi turcs, dal temp que al livèl mític lesem de la luta entre lhi àngels e lhi démons, lhi premiers ajuon Vlad l’Empalador e lhi romens, lhi seconds atisson lhi singres e sostenon lhi turcs.

Ma tèsi se concentra de mai sal plan allegòric e sal plan mític. Veierèm coma lhi singres assimileron da la tradicion populara romena una seria de supersticions e de comportaments que metaboliseron en lhi mesclant abo lor sabença: las supersticions fondaas sus la fertilitat, l’exorcisme d’las malatias entenduas coma démons que pòlon se transferir dins lhi animals, e la magia dins cèrtas sias formas. Lhi singres sovent venion sonats da las populacions localas per esconjurar la mala sòrt pròpi perqué vivion dis la paor d’èsser entornats da d’entieras legions de diauls, maschas o folets. Parlar de lors rituals màgics e de cèrti elements que remandon a lhi eveniments descrichs dins l’òbra a una dobla valença: d’un cant salhon ental lirisme de l’escriveire calibrat sus la magia eròtica, la demonomagia e la farmacopèa màgica, de l’autre menon a una reflexion ètica-morala. L’obsession iniciàtica dal sècle XVIII era típica de la cultura europèa, l’escriveire romen n’es istat influençat a tal ponch da aderir a d’organizacions massònicas (sal manuscrit es present un símbol massònic dessenhat a man). Aquesti aspècts, bèla se inserisson pas l’òbra ental filon di “libres iniciàtics”, vista la cultura exotèrica de Budai-Deleanu e lhi nombrós símbols dal miraculós màgic presents dins la Ziganeida son sufisents per començar un percors de recèrcha sus lhi significats estremats a l’uelh comun. Encuei, ensita, aqueste argument – l’aspèct de la magia di singres dins la Ziganiada – es pas encara istat aprofondit da lhi estudiós de la literatura romena. Per exèmple, Ion Urcan, Mihai Zamfir o I. Em. Petrescu tracton de luenh qualqui aspècts, mas degun d’ilhs s’arrèsta un moment sus l’aspèct di símbols màgics presents dins la Ziganiada. Aqueste estudi representa la part originala de ma tèsi.

Se la crítica literària s’es concentraa de mai sus l’aspècts estòric, literari e teològic de l’òbra, pauc de trabalhs analizon l’aspèct allegòric de la Ziganeida, dal temp que l’aspèct màgic a pas desvolopat d’estudis ent’aquel sens. A mon avís, aquò es degut decò al fach que per ben de decènnis las autoritats comunistas de la Romania an pas permés las recèrchas dins l’orizont cultural de l’élite romena e de las òbras que rintravon pas dins lhi cànons polítics dal regim. La religion, la magia, lo mistèri, fogueron bandits dal partit, per aquò lhi estudis importans fogueron portats anant da lhi escriveires en exili o establits a l’estrangier (per exèmple Mircea Eliade o Ion Petru Culiano: Eros e magia dins la Renaissença).


Remercio de còr la Prof.ssa Monica Longobardi per m’aver acompanhaa e guidaa dins l’aprofondiment di aspècts dal màgic dins un unicum de la literatura romena, per m’aver transmés la passion e l’entosiasme necessaris per que la tèsi prenesse forma. Remercio en mai Ines Cavalcanti e l’associacion la Chambra d’òc per m’aver semost la possibilitat de publicar e partatjar mon elaborat. Mon auguri es que aqueste trabalh ajue a sobrar lhi preconcèpts sus lhi singres (d’aüra enlai antics) vists coma de vagabonds, arribats dal luenh Orient, acompanhats, da lors supersticions e da l’odor de lor espècias, en parlant una lenga incomprensibla, emarginats da una societat que a pas donat d’espaci al diferent, lhi rendent esclaus e lhi constrenhent a l’emarginacion.

An aqueste pòple, ai singres, dédico ma poesia:

La devinaira

Sarro lhi uelhs,

Lhi veo dançar

Al luscre,

Al sòn de la música.

Veo de mainats

Que corron deschauç

Al lòng di champs

Sensa gena.

Una singra

Derant lo fuec

Desplea las cartas

E les lo ghioco1.

Ve l’avenir

Devina lo passat

De son pòple

Pro trampinhat.

Lhi dolors pesotges,

De pè sanhants,

Entemenon la rea

Dins lor chamin

Dessot lo pes,

En se tenent sarraa

La mainaa.

Escapa.

S’entrambea.

Punia a sang.

«Encara doas frustaas!»

Se sent la vòutz grèva.

«A raubat la jalina!»

«Bò, es ilhe… la Singra abo la mainaa!»

(Flavia Mitran, 11.11.2020)

1 Coquilha