Portal d’Occitània    Occitania e lingua occitana

invia mail   print document in pdf format

Joseph d’Arbaud – La Bèstio dóu Vacarés.
Tra mito e natura: il ritorno del fauno in Camargue

Joseph d’Arbaud – La Bèstio dóu Vacarés Entre mite e natura:
lo retorn dal faune en Camarga

di Giulia Ziviani. 
Tesi di laurea scaricabile a fondo pagina:
Relator: Prof.ssa Monica longobardi
Laureanda: Giulia Ziviani

italiano

Ci sono incontri che avvengono per caso e nonostante ciò hanno la capacità di guidare le nostre scelte e svelare mondi nuovi.

Il mio personale e casuale incontro con Joseph d’Arbaud è avvenuto, la prima volta, durante le lezioni del corso di “Fortuna delle Letterature Romanze” tenuto dalla Prof.ssa Monica Longobardi presso l’Università degli studi di Ferrara. Durante una di queste lezioni una delle sue laureande, la Dott.ssa Irene Lycourentzos presentò la sua tesi dal titolo Da un delta all’altro. La letteratura di paesaggio tra Rodano e Po. Io, da studentessa che da poco si era affacciata sul vasto mondo della letteratura occitanica, rimasi affascinata da due aspetti in particolare di quella presentazione: la misteriosa creatura protagonista del romanzo di d’Arbaud e l’evidente somiglianza tra il delta della Camargue e il mio territorio d’appartenenza, il delta del Po. Ne fui incuriosita e pensai che mi sarebbe piaciuto poter approfondire questi argomenti.

Nonostante ciò, quando andai dalla Prof.ssa Longobardi per scegliere l’argomento della mia tesi di laurea magistrale non ero certa di cosa cercassi. Sapevo di volermi confrontare con qualcosa di nuovo, magari legato alla tradizione medievale. Volevo occuparmi di letteratura e, se fosse stato possibile, volevo farlo secondo quell’ottica di “permanenza” che tanto mi aveva colpita durante le sue lezioni. Fu così che la Professoressa mi propose di leggere La Bèstio dóu Vacarés.

Si trattava di un secondo incontro che non potevo ignorare.

Le emozioni che provai durante la prima lettura del romanzo credo siano state simili a quelle provate dal protagonista del racconto, Jaume Roubaud, di fronte alla misteriosa Bèstio: stupore, soggezione, fascino, mistero e anche un po’ di paura. Ma quel romanzo di d’Arbaud era la mia “Bèstio” personale, qualcosa da scoprire e capire, da cui sapevo di poter imparare molto.

Così ho voluto cogliere le opportunità di questo incontro e confrontarmi con La Bèstio dóu Vacarés di Joseph d’Arbaud.

Joseph d’Arbaud (1874-1950) racconta ne La Bèstio dóu Vacarés (1926) la vicenda di un incontro, difficile, tormentato e molto particolare: quello tra un mandriano della Camargue e l’ultimo fauno rimasto sulla terra rifugiatosi, in esilio, nelle solitarie paludi del Vacarés per sfuggire ad una modernità sempre più opprimente.

Perdersi tra le pagine del racconto è facile. La lingua occitana traccia le linee di un paesaggio in mutamento con le stagioni, complesso e misterioso, con il quale è necessario vivere in armonia e ai cui ritmi bisogna sapersi adeguare. Ma è una vita semplice e pura, la vita cui lo stesso autore aspirava, e la Bestia è la figura chiave per narrare tutto un mondo: quello di un passato di tradizioni che d’Arbaud sente andrà perduto, l’interiorità del poeta stesso, l’anima del territorio camarghese.

Per questo nell’elaborazione del mio progetto di ricerca come prima cosa ho voluto raccontare la vicenda del romanzo. Volevo avvicinare la voce di Joseph d’Arbaud al panorama letterario italiano e pertanto ho ritenuto importante descrivere ed approfondire la vicenda di un racconto che racchiude in sé molte chiavi di lettura e spunti di riflessione. Tra tutti ho scelto di approfondire due temi principali: la figura della Bestia e il paesaggio.

Il mio retroterra in studi classici mi aveva spinta fin da subito ad interrogarmi sulle caratteristiche del fauno di d’Arbaud, sul perché la scelta dell’autore fosse ricaduta su un semidio tanto particolare e se la sua decisione fosse stata un unicum nella letteratura a lui coeva. Ho scoperto così che la poesia, ma anche la prosa ed il teatro, avevano affidato a fauni e centauri, creature mitologiche ibride per eccellenza, il delicato compito di narrare le difficoltà di una società in mutamento e l’aspirazione di poeti come Mallarmé, de Guérin, Aubanel, D’Annunzio ad un legame vero e profondo, quasi panico, con gli elementi naturali.

Legame che in Camargue risulta essere ancora più intenso che in altri territori europei e che ha permesso alla letteratura di giocare un ruolo fondamentale nella nascita di una sensibilità ecologica e di una volontà di salvaguardia e protezione di un ecosistema tanto fragile quanto quello deltizio. Sono giunta così ad un campo di studi, quello dell’ecocritica e della letteratura ecologica, che è molto recente ed in cui si possono riconoscere alcune tematiche di autori occitani come d’Arbaud e Mistral, ma anche di autori italiani che si sono occupati di paesaggio, da quello collinare di Andrea Zanzotto a quello del delta del Po per Ermanno Rea e Gianni Celati.

Si tratta di narrazioni di incontri, spesso inattesi, tra questi autori e il paesaggio del delta del Po dove però, ai margini di luoghi tanto complessi e spesso isolati, è possibile ricostruire l’identità di un territorio difficile da interpretare; dove anche una letteratura come quella occitanica, spesso considerata di nicchia, ritrova un respiro europeo e si dimostra capace di proporre temi di grande attualità.

In definitiva il progetto di questa tesi si è dimostrato essere la storia di molti incontri.

Quello di Joseph d’Arbaud con la Camargue, ma anche con Mistral e il felibrismo. Quello tra la letteratura occitanica e italiana, che molto può offrire. È il risultato del mio incontro personale con la lingua occitana e con La Bèstio dóu Vacarés, dalle quali mi sono lasciata “immagare”, come si dice nel paese in cui vivo quando si vuole spiegare quel particolare sentimento di meraviglia e appartenenza che scaturisce alla scoperta di qualcosa di nuovo.

Ma parla anche del mio incontro con la Prof.ssa Monica Longobardi, che mi ha accompagnata e guidata nell’approfondimento di questo panorama letterario, e con Ines Cavalcanti, che ringrazio sentitamente per avermi concesso di pubblicare su questa rivista il mio lavoro.

Spero infine che da qui possano, in futuro, nascere altri incontri, ancora da scrivere, tra letteratura, lingua, paesaggio e giovani studiosi appassionati.

occitan

Lhi a d’encòntres que arribon per azard e malgrat aquò an la capacitat de guidar nòstras chausias e desvelar de monds novèls.

Mon personal e casual encòntre abo Joseph d’Arbaud es avengut, lo premier bòt, durant las leiçons dal cors de “Fortuna delle Letterature Romanze” tengut da la Prof.ssa Monica Longobardi a l’Universitat di Estudis de Ferrara. Durant una d’aquestas leiçons una de sas laureandas, la Dott.ssa Irene Lycourentzos, presentet sa tèsi dal títol Da un delta all’altro. La letteratura di paesaggio tra Rodano e Po. Mi, da estudenta que da gaire s’era interessaa al grand mond de la litaratura occitana, restero encharmaa da dui aspècts en particular d’aquela presentacion: la misteriosa creatura protagonista dal romanç de d’Arbaud e l’evidenta semelhança entre lo delta de la Camarga e mon territòri d’apartenença, lo delta dal Pò. Aquò m’a encuriosia e ai pensat que m’auria agradat poler aprofondir aquesti arguments.

Malgrat aquò, quora siu anaa da la Prof.ssa Longobardi per chausir l’argument de ma tèsi de làurea magistrala ero pas tant segura de çò que cerchesse. Saubiu de me voler confrontar abo qualquaren de novèl, magara liat a la tradicion medievala. Voliu m’ocupar de literatura e, se foguesse istat possible voliu far-lo second aquela òptica de “permanença” que tant m’avia colpia durant sas leiçons. Es istat parelh que la Professoressa m’a propausat de léser La Bèstio dóu Vacarés.

Las emocions que ai provat durant la premiera lectura dal romanç creo que sien istaas semblablas an aquelas provaas dal protagonista dal racònt, Jaume Roubaud, derant a la misteriosa Bèstio: estonament, subjeccion, charme, mistèri e decò un pauc de crenta. Mas aquel romanç de d’Arbaud era ma “Bèstio” personala, qualquaren da descurbir e capir, dal qual saubiu de poler emprene un baron. Coma aquò ai volgut culhir las oportunitats d’aqueste encòntre e me confrontar abo aquela òbra.

Joseph d’Arbaud (1874-1950) dins La Bèstio dóu Vacarés (1926) còntia l’afar d’un encòntre difícil, tormentat e ben particular: aquel entre un gardian de tropèl de la Camarga e lo darrier faune restat sus la tèrra se refugiat, en exili, dins las solitàrias paluds dal Vacarès per escapar a una modernitat totjorn pus ablatjanta.

Se pèrder entre las pàginas dal libre es fàcil. La lenga occitana traça las linhas d’un païsatge que chambia abo las sasons complèx e misteriós, abo lo qual chal viure en armonia en s’adeqüant a si ritmes. Mas es una vita simpla e pura, la vita a la quala aspirava lo mesme autor, e a Bèstia es la figura clau per narrar tot un mond: aquel d’un passar de tradicions que d’Arbaud sent que anarè perdut, l’interioritat dal poèta mesme, l’anma dal derritòri camargués.

Per aquò dins l’elaboracion de mon projèct de recèrcha coma premiera causa ai volgut contiar l’estòria dal romanç. Voliu avesinar la vòutz de d’Arbaud al panorama literari italian e per aquò ai jutjat important descriure e aprofondir l’estòria d’un racònt que conten un baron de claus de lectura e de subjècts de reflexion.

Mon percors d’estudis clàssics m’avia possaa sal colp a m’interrogar sus las características dal faune de d’Arbaud, sal perqué la chausia de l’autor foguesse tombaa sus un semidiu tan particular e se sa decision foguesse istaa un unicum dins la literatura de son temp. Coma aquò ai descubèrt que la poesia, mas decò la pròsa e lo teatre, avion confiat a faunes e centaures, creaturas mitològicas íbridas per excellença, la mission delicaa de narrar las dificultats d’una societat en mutament e l’aspiracion de poètas coma Mallarmé, de Guérin, Aubanel, D’Annunzio a un liam ver e profond, esquasi pànic, abo lhi elements naturals.

Un liam qu’en Camarga resulta èsser encara pus intens que dins d’autri territòris europèus e que a permés a la literatura de juar un ròtle fondamental dins la naissença d’una sensibilitat ecològica e d’una volontat de salvagarda e proteccion d’un ecosistèma tan fràgil coma aquel dal delta.

Siu arribaa parelh a un champ d’estudis, aquel de l’ecocrítica e de la literatura ecològica, qu’es ben recent e ente un pòl conóisser d’unas temàticas d’autors occitans coma D’Arbaud e Mistral, mas decò d’autors italians que se son ocupats de païsatge, da aquel colinar de Andrea Zanzotto an aquel dal delta dal Pò per Ermanno Rea e Gianni Celati.

Se tràcta de narracions d’encòntres, sovent inatenduts, entre aquesti autors e lo païsatge dal delta dal Pò ente, pasmenc, en marge de luecs tant complèxs e sovent isolats, es possible reconstruïr l’identitat d’un territòri de mal interpretar; ente decò una literatura coma aquela occitana, sovent consideraa de nicha, retròba una dimension europèa e se demostra capabla de propausar de tèmas de granda actualitat.

En definitiva lo projèct d’aquesta tèsi s’es demostrat èsser l’estòria de tanti encòntres. Aquel de Joseph d’Arbaud abo la Camarga, mas decò abo Mistral e lo felibrisme.Aquel entre la literatura occitana e eitaliana,que pòl ofrir un baron. Es lo resultat de mon encòntre personal abo la lenga e la cultura occitana e abo La Bèstio dóu Vacarés, da las qualas me siu laissaa “immagare” (n.d.r. emmaschar), coma se ditz ental vilatge ente vivo quora un vòl explicar aquel particular sentiment de meravilha e d’apartenença que nais en descurbent qualquaren de nòu.

Mas parla decò de mon encòntre abo la Prof.ssa Monica Longobardi, que m’a acompanhaa e guidaa dins l’aprofondiment d’aquel panorama literari, e abo Ines Cavalcanti, que rengràcio vivament per m’aver permés de publicar mon trabalh sus aquesta revista.

Enfin espero que aicí pòlen, dins l’avenir, nàisser d’autri encòntres, encara da escriure, entre la literatura, la lenga, lo païsatge e de joves passionats.