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Cosa posso raccontare... Intanto, mi chiamo Clara, sono la figlia di Silvio di Dumé (Domenico) e di Pina di Cé dei Mattei di Realdo. E' venuta mia nipote e mi dice di raccontarle qualcosa ed a me é venuto in mente di raccontargli di quando eravamo bambini io e mio fratello, che sarebbe suo padre.

Quando noi eravamo bambini, i tempi erano molto di versi rispetto ad ora, comunque anche allora erano bei tempi. Quando finivamo la scuola, a giugno, i pastori salivano per le montagne ed andavano in su e poi ancora più in su... e noi, passava la nonna con il camion e la mamma ci preparava una cesta con dentro un po' di vestiti... la vedo ancora adesso, una cesta con un coperchio.

Passava (la nonna) con un camion il cui uomo (l'autista) veniva dalla Pantagina (località) e si chiamava Quinto; sul camion ci mettevano dei viveri e tutto ciò che bisognava portare su, dei bagagli, di tutto, delle damigiane e trai quali poi, quando passavano di lì, caricavano anche noi, me e mio fratello, e salivamo di dietro nel cassone... non credere che salissimo chissà dove..., perchè davanti c'era la nonna, l'autista e la zia Silvana che era l'ultima della famiglia a rimanere in casa. Quindi partivamo da Arma, figurati, adesso ci supererebbe una bicicletta ma un tempo era così.. un camion grigio, mi ricordo, con un frontale.. (grande) che quando vado a Verdeggia, nella nostra casa, mi vengono in mente quelli che aveva mio papà in Africa, ma a quei tempi eravamo piccoli e adesso non saprei nemmeno spiegare che tipo di camion fosse. Arrivavamo a Molini e poi in giù, poi tutti quei tornanti fino al Colle Melosa, poi a Cima Marta, poi a Colle Sanson e poi arrivavamo a Collardente e in Visignagna (località) dove passavamo la stagione estiva, con mio fratello, e stavamo piuttosto bene perché, cosa vuoi, eravamo con i nonni, il latte buono, l'aria buona e insomma... solo che mio fratello aveva sempre tanta nostalgia.. a volte si metteva sulla sponda di quell'aia e pensava alla mamma... insomma, aveva più nostalgia di me. Comunque ci stavamo. Una volta, vi posso raccontare, era la vigilia di Ferragosto e dovevamo scendere a Realdo, perchè era la festa di Ferragosto, dell'Assunta e quindi ci hanno dato, non mi ricordo se, tre o cinque capre, ora non mi posso ricordare bene... Ci hanno dato quelle capre e ci hanno detto di incamminarci per andare a Realdo; ci incamminiamo però, cerca cerca e cerca, non hanno trovato una corda e ci hanno dato un cordoncino che era, come posso dire, una cosa della luce, un filo della luce... pensa tu, che era come un dito mignolo, e quelle bestie si sono trovate legate e così ci tiravano e ci portavano di peso. Mio fratello ogni tanto gli dava due strattoni per farle stare brave, ma forse si agitavano ancora di più... senonché andiamo verso Realdo e quando arriviamo sul Poggio Grosso vediamo arrivare un camion a Collardente e quindi ci siamo messi un po' da parte perchè arrivava quel camion e noi con quelle bestie che non... Poi quel camion si ferma e chi c'è sopra? Nostro padre con lo zio Silvio di Burrasca che aveva sposato la zia Irene.

Quando nostro padre ci ha visto in quelle condizioni ha detto: "Ma dov'è che andate in questo modo, miei figli!" e gli ho detto: "andiamo a Realdo". E lui.., adesso mi direte, cosa faceva lì con quel camion? Era carico di mattoni e forse anche del cemento che portava la roba alla finanza, dove c'era il "carubee", perché poi quella roba la portavano a Verdeggia per fare la scuola.

A quel punto, mio fratello aveva tutte le mani... e facevamo a turno perché aveva tutte le mani proprio segnate da quel cordoncino e lui (nostro padre) ci ha detto: "Guardo un po' se in cabina trovo qualcosa" e ci ha trovato una corda, ma una corda, quando si dice, una corda. Eh, gli abbiamo fatto abbastanza tenerezza per non dire di più.., ci siamo salutati e poi lui è andato a svolgere i suoi compiti e con lo zio Silvio sono scesi a Verdeggia perché tutti e due avevano ancora i proprio genitori, sono andati a trovarli e poi alla sera sono tornati a casa perché papà lavorava e noi eravamo andati a Realdo.

Per raccontare proprio una cosa che mi è rimasta nel cuore e negli occhi.

Per il resto, cosa posso raccontare...

Posso raccontare che poi, diventando un po' più grandi, per dire.. non so, nove anni io e sette lui (mio fratello) o dieci e otto, perchè ci sono ventun mesi, magari al sabato andavamo a Verdeggia o il venerdì sera, ci preparavamo un po' per andare in città e scendevamo in Verdeggia dai nonni perché avevamo ancora i nonni lì. Perciò, andavo sul poggio del "Carubee" e poi giù giù di corsa tra quelle piante di ginestra fino a Verdeggia ed in un momento eravamo laggiù; non facevamo tutti i giri di "Lù" e tutto il resto, chi conosce i posti sa cosa voglio dire. Arrivavamo a Verdeggia e la nonna Pirinée ci faceva sempre le patate nella foglia (patate tagliate a fette sottili e cotte al forno) e poi il giorno dopo, magari mio fratello si trovava dei compagni ed usciva mentre io stavo una buona parte della mattinata, mentre la nonna faceva i lavoretti di casa, con il nonno a fargli compagnia; stava nella stanza di sotto dove adesso c'è della zia Maria e mi ricordo che quell'uomo mi raccontava sempre delle campagne di "Campreund"..., mi sembra di vederlo come mi faceva segno con il dito, un ciliegio, poi l'altro, poi l'altro, lì c'è nostro.. e tutte cose così, poi mi parlava tanto di Barbone e.. era lì, malato, nel letto... mi ricordo queste cose così.. un tavolo con le nostre fotografie della comunione messe in mezzo al libro di San'Antonio di Padova a cui la nonna era abbonata e di cui ne abbiamo ancora un'immagine nella nostra stanza, di sopra... e mi ricordo queste cose belle così.

Stavamo sabato, domenica e poi lunedì dopo pranzo era ora di rientrare da un'altra parte e mi ricordo che, man mano che crescevamo, sarà perché andavamo un po' per il paese, sarà perché trovavamo gli altri nonni, sarà perché forse mio fratello, specialmente, poteva giocare di più, no so.., ma quando era ora di venircene, non eravamo per niente contenti, il tempo a Verdeggia volava, volava.. e mi ricordo che una volta ce ne siamo venuti e ci abbiamo messo quattro ore per arrivare a "Visignagna" e dico quattro ore... e voi mi direte: "Ma che giro siete andati a fare in quattro ore! Siete andati a passare dalla Mezzaluna?" No, perché fino alla "Cabana" proprio.. eravamo fermi ad ogni passo a guardare il paese, tutti i passi, tutte le curve ci fermavamo e fino alla "Cabana" è stata una cosa senza senso..., e poi andando avanti fino al "Tris" il paese non lo vedi più, poi arrivi a "Lù" e insomma..., però ci abbiamo messo quattro ore ad arrivare a "Visignagna", immaginatevelo voi... potevamo andare a Triora o venire da Triora.

Adesso non so cosa vi posso ancora raccontare...