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Adesso posso raccontare qualcosa di mio padre quando ha fatto per tanti anni il soldato. Erano partiti per fare quindici o diciotto mesi, a quei tempi, non lo so; erano partiti da Pompeiana con Martini Riccardo per fare la loro leva e poi, insomma, li hanno mandati in Libia, è scoppiata la guerra il 10 di giugno e... li hanno mandati in Africa e c'è stato (mio padre) trenta mesi, in Libia per l'esattezza. L'hanno mandato a casa alla fine di ottobre perché aveva le piaghe tropicali nei piedi; so questa cosa, mi ricordo, perché diceva che quando era arrivato a casa... il giorno dei Santi aveva i sandali ed i piedi fasciati con le bende ed é andato a ballare a Realdo e quando é arrivato a casa, la nonna Piriné gli ha detto: "Ma figlio mio... come sei combinato!? Non vedi che ti esce il sangue dalle bende? Sei andato.." Era arrivata la prima neve e le ha detto che la gioventù era andata a ballare e mi ricordavo queste cose qui.

Si, laggiù c'è stato trenta mesi, aveva un compagno dell'Emilia Romagna, gli avevano dato il camion, erano in due, una coppia.. facevano tutta la costa della Libia fino alle porte dell'Egitto per portare le provviste e gli armamenti al fronte, l'acqua e tutto il resto..

Quel suo compagno si chiamava Giuseppe Ferrari e di lui me ne ha sempre parlato tantissimo.

Una volta, mi ricordo che eravamo andati in toscana con mio marito, nel 1976, ad agosto, e venendo in su guardando la cartina, di qui e di là, eravamo.. che fosse il Passo della Cisa.. insomma, eravamo in un posto che adesso.. e mi sono accorta che, si forse era quel passo lì, eravamo vicini all'Emilia e quindi gli ho detto: "Silvio, potremmo andare a trovare Ferrari.. visto che mio padre me ne parla sempre.. potremmo andarlo a trovare!" Detto e fatto; abbiamo deviato e siamo andati a trovare quell'uomo e la sua famiglia. Abbiamo chiesto e delle persone ci hanno accompagnato, perché vivevano in un posto di campagna, sulle colline.., insomma. Quando siamo arrivati si sentivano un po' in imbarazzo perchè era una casa di campagna, una casa in cui ho visto ancora i bancali che avevamo nelle nostre case e quella donna era un po' imbarazzata pensando che, magari, venissimo dalla città.. non sapeva come meglio fare per offrirci ospitalità, ma io le ho detto: "State più che tranquilla perché io sono molto contenta e avevo solamente voglia di vedere quest'uomo e.. quando arriverò a casa e lo dirò a mio padre... eh.. insomma.." Aveva una figlia anche lui, una ragazza a quei tempi, che si chiamava Anna Maria. Abbiamo dormito lì una notte, fatto delle fotografie e quella dona ci ha dato un pane, perché loro facevano ancora il pane; mi ha dato del pane e quando siamo arrivati a casa, ho preso quel pacchetto e gli ho detto: "Questo papà te lo manda il tuo più grande compagno della vita". Lui ha preso quel pane, ma non sapeva ancora cosa c'era dentro... mi guarda e mi dice : "Io di compagno, proprio compagno, ne ho avuto uno, ma non credo che tu sia andata da lui..." ed io gli ho detto: "Si, siamo andati da Ferr.."

"Sei andata da Ferrari?!?"

"Si, siamo andati a trovare Ferrari perchè ci trovavamo a salire dalla Toscana, sulle montagne dell'Appennino toscano e siamo andati a finire in Emilia..; siamo andati a trovare il tuo compagno. Non ti posso... non saprei nemmeno descriverti cosa mi abbia detto e cos'ha fatto.. se ha pianto, se ha riso, se ha aperto il regalo.. non mi ricordo perchè é stato un momento talmente intenso, talmente vivo che... sono attimi che, dico io, valgono una vita.