Casteldelfino
Chasteldelfin

Nel 1062 il capoluogo, noto come Villa Sancti Eusebii, sorgeva dove ora è posta la chiesa di Sant’Eusebio: il borgo fu distrutto da una frana nel 1391, e ricostruito nella posizione attuale. Rimase in piedi la sola chiesa di impronta romanica, con piccolo campanile a vela traforato e portale in pietra ad arco architravato.
Il toponimo Casteldelfino si diffuse nel 1431, un secolo dopo che Umberto II, Delfino di Vienne, aveva fatto costruire il castello oggi distrutto. Il centro storico conserva le vestigia antiche, architravi, fontane, sculture: il monumento principale è la parrocchiale di Santa Margherita, dal portale in pietra verde e marmo bianco. I suoi capitelli finemente scolpiti rappresentano testine umane, motivi vegetali e zoomorfi, angeli. L’altissimo campanile fu realizzato nel 1690: caratteristici sono i doccioni angolari in pietra verde a forma di animale. All’esterno è presente un grande affresco di San Cristoforo, mentre le pareti interne custodiscono un ciclo decorativo dedicato alle Storie della vita di Giovanni Battista, opera di Tommaso Biasacci. Al Battesimo di Cristo nelle acque del Giordano, e alla Predicazione nel deserto seguono la Decollazione e il Banchetto di Erode.
Nella borgata Torrette ogni anno il 31 dicembre i giovani realizzano Lo Fantòme, un fantoccio di paglia che rappresenta l’anno appena trascorso. Il giorno di Capodanno il fantoccio, capro espiatorio di tutti i mali e le sventure dell’anno appena finito, viene processato per poi essere condannato al rogo.
Sulle pendici del Monviso, alla sinistra orografica di Varaita, sorge il Bosco dell’Alevè, la cembreta più estesa d’Europa, che deve il nome al pino cembro, rara conifera presente nelle valli occitane alpine, detto in occitano elvou o alevou. Molti esemplari hanno più di 400 anni: infatti nel XIV secolo il bosco venne definito bandito e sottoposto a rigorosa protezione.
L'economia del comune di Casteldelfino è principalmente agricola, ma il turismo e le attività ricettive legate all’escursionismo e allo sci di fondo si stanno sviluppando.
Ental 1062 lo cap luòc, coneissut coma Villa Sancti Eusebii, se trobava ente lhi a la gleisa de Sant’Eusebi: lo borg ven destrujut da una roina ental 1391, e reconstruit en la posicion d’encuei. Ista en pè mec la gleisa romanica, embè pichòt cloquier a vela e portal en peira a arc arquitravat.
Lo topònim Chasteldelfin pareis ental 1431, un secle aprés qu’Umbert II, Delfin de Viena, avia fach construir lo chastèl encuei despareissut. Lo centre istòric garda restas anticas, arquitrauls, fontanas, esculturas: lo monument principal es la parroquiala de Santa Marguerita, dal portal en peira verda e marmo blanc. Siei chapitèls esculturats rapresenton testas umanas, fuelhas, bestias, angels. Lo cloquier ben aut ven realizat ental 1690: caracteristics son lhi gargalhs en peira verda a forma de bestia. De fòra es present un grand fresc de Sant Cristòfo, e dedins un cicle dedicat a las Istòrias de la vita de Joan lo Baptista, òbra de Tommaso Biasacci: se pòlon veire lo Batesme de Criste dins las aigas dal Jordan, la Predicacion dins lo desèrt, la Decapitacion e lo Festin d’Eròde.
A la ruaa Toretas tuchi lhi ans lo 31 de decembre lhi joves fan Lo Fantòme, un chicho de palha que rapresenta l’an justa finit. Lo prim d’l’an lo chicho, simbol de tuchi lhi mals e malaurs de l’an passat, ven processat per puei èsser brusat.
Ai pè del Viso, s’la gaucha orografica de Varacha, se tròba lo Bòsc de l’Alevè, lo bòsc d’elvo pus grand d’Europa, que pren lo nom da l’elvo, rar pin present en las valadas, dich decò alevo. Quarques exemplars an pus de 400 ans: de fach ental XIV secle lo bòsc es declarat bandit e protejut severament.
L'economia de la comuna del Chasteldelfin es sustot agricola, mas lo torisme e las activitats liaas a las promenadas e a l’esquì de fons son en chamin a esvilupar-se.

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