L'amore per la mia terra natia, per la mia gente, per l'armoniosa lingua d'Oc, per le infinite bellezze naturali delle mie montagne ed infine, non per ultima, la mia passione per la musica, tutto questo mi ha dato l'ispirazione nel comporre canti e versi in tanti anni ma, specialmente in quelli che, come migliaia di valligiani, giocoforza, anch'io ho dovuto emigrare dal paesello. Ho desidertao il titolo di questa breve raccolta Ciaminà e pensà (titolo di uan poesia qui stampata) appunto perchè, negli anni di lontananza della mia valle Varaita, camminando tra la gente, nel lavoro, nella vita insomma, il mio pensiero è sempre stato lassù su imiei monti.

 

Così esordisce Masino nell'Anghilante nella premessa al libro.

Ciaminà e pensà raccoglie poesie e canzoni in italiano, occitano e piemontese; sono state archiviate nel Corpus Testuale soltanto i testi in occitano scritti nella variante dialettale di Sampeyre; la lingua d'Oc è la lingua che l'autore ha udito sin da bambino, ma della quale ha iniziato a comprenderne l'importanza e il valore musicale molto tardi, ovvero quando, spiega nella premessa, "incoraggiato dai valenti precursori e poeti, i vari Bodrero, Cosio, Ottonelli, Arneodo, Bruna Rosso e tanti altri ancora, ebbi il coraggio di iniziare a scriverla".

 

Tavio Cosio, nella presentazione al libro (1), scrive che tutte le canzoni di Masino hanno "come denominatore comune la vita della nostra gente, e come sfondo lo scenario delle montagne dove quella vita si svolge".

In alcune canzoni l'autore prende lo spunto da fatti personali, da figure particolari, da bozzetti che evocano l'infanzia dell'autore, come in Dando Talino, una vecchietta montanara che ci riporta ad un mondo lontano; Vien devisà Marieto parla di una promessa d'amore di due calignàire (innamorati) che si incontrano nelle feste delle borgate, al pascolo e nella chiesetta del paese, e si conclude con un triste epilogo; Ghighito è l'amore dell'età innocente; in Dapè lu füec troviamo il poeta solo davanti al focolare di casa assorto nei ricordi d'infanzia; in Trubasse 'nsem il poeta è di nuovo davanti al focolare, ma questa volta in compagnia degli amici più cari.

Altre canzoni raccontano di ambienti, luoghi e momenti rappresentativi della valle Varaita, come in Vesamun a Variselo, Punt de Valcurto, Bahio Bahio, Vusauti de Piasso è una satira che scaturisce dal contrasto tra la situazione dei vitun di Sampeyre e l'atteggiamento borghese di quelli del capoluogo.

In alcuni testi ritroviamo la vita montanara che accomunava nei tempi passati le valli occitane: Nosto gent è il canto del duro lavoro quotidiano del montanaro; in Ciantén il montanaro, oltre a lavorare, prega e canta per superare la fatica, la tormenta, la frustrazione sociale, l'emarginazione; A la meiro Masino riprende i temi delle due canzoni precedenti; in Curo calo la sero è rappresentata la vita della pastorella, e quindi dell'infanzia e dell'adolescenza, fatta di momenti duri ma anche di libertà e semplici gioie; La ciaramaio mai ci riporta nelle stalle delle veglie invernali; Bono nüecc è l'augurio di buon riposo a tutta la gente di montagna; in La priero dal muntanar l'uomo di montagna prega per la sua terra e per la sua gente.

La protesta contro lo sfruttamento e l'emarginazione della montagna, che sarà all'origine della nascita dei movimenti politici e culturali dell'"altro occitanismo" (così lo definiscono Canciani e De la Pierre il Le ragioni di Babele) negli anni Settanta, è già presente nelle canzoni di Masino.

Pavouno e Materin, Barbo Giüspin avio tres fi e Tunin e Tuniot sono un'aperta protesta contro il danno ecologico recato dai forestieri in montagna, contro le guerre che spopolano le montagne, contro l'ingiutizia e l'emarginazione degli abitanti delle valli.

In Carcoso se reveio la protesta si unisce all'ottimismo, nella speranza di rivedere queste terre ripopolate come una volta; Bessé-Paris racconta invece la storia di un montanaro partito da una borgata e ritornatovi dopo aver accumulato ricchezze in terra straniera.

 

Nella seconda sezione del libro dedicata alle poesie ritroviamo gli stessi temi già presenti nelle canzoni. Ciaminà e pensà, Da lu dai a la ramasso, Ma tiu cor sagno ripropongono il tema della nostalgia per la propria terra. Na litro dal frunt è una protesta contro la guerra; La Pundrà è una vivace scena rustica in cui il contadino e l'uccello lottano nel cortile, il primo per proteggere il bestiame, il secondo per procacciarsi il cibo.

 

Masino Anghilante è nato a Sampeyre nel 1921 e qui ha abitato fino al 1957. Appassionato di musica, ha imparato a suonare il violino ed altri strumenti da autodidatta. Dal 1953 ha tenuto corsi di orientamento musicale a Sampeyre, ha diretto la banda musicale di Sampeyre, ha fondato e diretto il coro Monte Nebin attivo tra il 1962 e il 1967 con il quale ha inciso il disco 33 giri A la Meiro con canti di sua composizione.

Masino Anghilante è anche autore di poesie. Alcune delle sue poesie e canzoni sono state raccolte nel libro Chantominà (2004).

 

 

NOTE.

La presentazione delle poesie e delle canzoni di Masino Anghilante è un riassunto della presentazione al libro di Tavio Cosio.