In Italia la politica verso le minoranze linguistiche, intollerante durante il periodo liberale, repressiva durante il fascismo, ambigua nel primo periodo repubblicano, solo da alcuni decenni è diventata più favorevole, attenta e responsabile.
Il tedesco in Alto Adige, il francese in Val d’Aosta, lo sloveno a Trieste e Gorizia, l’occitano in Piemonte e poi ancora il francoprovenzale, il ladino, l’albanese, il croato, il catalano, il friulano, il sardo, il greco: sono alcune delle lingue riconosciute e parlate nel nostro paese da gruppi minoritari di popolazione.
Ostana, comune della Valle Po, rappresenta l’Occitania; l’occitano è parlato in Italia nelle valli alpine della Provincia di Cuneo e di Torino, nel Sud della Francia, fino ai Pirenei, ai confini tra Francia, Spagna e Paesi Baschi.
La lingua d’oc acquista grande visibilità e prestigio in Europa a partire dal XI secolo con i troubadeurs.
Nel XIX secolo assume nuovamente dignità internazionale grazie al movimento dei Félibres, il cui esponente più noto, il poeta e scrittore Frédéric Mistral, conseguì nel 1904 il Premio Nobel per la letteratura. Questo patrimonio linguistico e culturale merita di essere messo ulteriormente in luce e in valore, attraverso un efficace politica di salvaguardia, utile allo sviluppo del territorio che rappresenta e al riconoscimento di una identità allargata.