Edizione 2010
Proiezioni

Regia: Gavino Ledda
Premio Cinema Nuovo, quale miglior opera prima, alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, 1ò4
Si tratta di un poema che rappresenta “la rivolta dell’individuo contro gli Dei e contro le proprie origini, il peccato più grave che un uomo possa compiere”, come lo stesso autore lo ha descritto.
Il film “di impervia decifrazione e di complessa struttura”, racconta come, dopo il servizio militare e la ribellione al padre, il ritorno alla natia Siligo sia accolto dall’ostilità della comunità che si sente tradita da chi ha osato sfidare le leggi ancestrali per studiare imboccando strade che solo i signori possono percorrere.
Quell’ostilità lo induce a trovare il suo rapporto con la terra, con la natura, le sue radici, ritirandosi a studiare nella capanna del vecchio pastore thio Pulinari.
Affiora allora, in uno stridente accavallarsi di parole, immagini, ricordi, sogni, fantasie in una chiave lirica, mistica, onirica, simbolica, rafforzata da un temerario parallelismo con la vita di Leonardo da Vinci, una doppia anima di pastore e studioso.
Il risultato è appunto nel titolo, quel poliedrico termine greco ybris, in sardo alabru, che significa turbamento, oltraggio, conflitto, ferita, violenza, audacia, selvatichezza.
Le scene sono interamente sarde, con attori sardi e riprese nell’ovile dove l’autore e regista ha veramente vissuto
Tra gli interpreti, da segnalare la partecipazione di Marisa Fabbri. Una versione più lunga del film fu messa in onda dalla Rai in quattro puntate.
Produzione: RAI Radiotelevisione Italiana
La ragazza delle balene
(Nuova Zelanda, 2002)
Regia di Niki Caro
Premio Oscar 2003 - Miglior attrice a Keisha stle-Hughes
Giffoni Film Festival 2003 - Miglior film Free to Fly
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Witi Ihimaera.
Sulla costa orientale della Nuova Zelanda, sconvolto dalla morte per parto della moglie e del maschietto di due gemelli, Porourangi, figlio del capo del villaggio di Whangara e destinato a succedergli, emigra.
La piccola Paikea, sopravvissuta, cresce con i nonni Koro e Flowers
Esclusa dal nonno paterno dalle lezioni di combattimento tradizionale perché femmina,
nonostante il divieto, si farà aiutare dallo zio (appoggiato della nonna che intuisce in lei la vera erede per il posto di comando) e presto sarà in grado di eguagliare i ragazzi e, nell'incredulità del nonno, rivelare tutti i requisiti per diventare un grande capo.
Ma soprattutto, dimostrerà una strana sintonia con le balene arenate sulla spiaggia...
Il film e il racconto attingono a una leggenda che vuole gli avi dei maori, indigeni polinesiani della Nuova Zelanda, giungere sull'isola sul dorso di una balena, dopo il naufragio della loro canoa.
Il film si sviluppa tra la favola formativa per ragazzi e il cinema d'Autore, con intenti ecologici e antropologici.
Produzione : South Pacific Pictures, Apollomedia & Pandora
Moja meja - Il mio confine
(Italia 2002)
Regia di Anja Medved e Nadja Veluscek
Gorizia,16 settembre 1947.
Il confine si insinua tra le case e le vie, tra i campi e i giardini, tra le persone. Divide il mondo in due parti. Diventa una barriera, ma anche una sfida.
Madre e figlia recuperano la memoria e dedicano il loro videoracconto alle giovani generazioni, per cui il confine non ha mai rappresentato un problema, ma un fatto oggettivo, naturale, come l’Isonzo che lì scorre.
Il lavoro è dedicato alla generazione che ha vissuto questo confine quando, anche lui, apparteneva alla “Cortina di ferro”, accettata, ma ostacolo insormontabile. Le Autrici hanno voluto dare voce soprattutto a quelli che sono nati quando questo mondo non era ancora diviso e le cui vite sono state segnate profondamente dal confine.
Il loro messaggio è rivolto a tutti quelli che vivono su qualsiasi parte di un qualsivoglia confine doloroso.
Soprattutto a quelle migliaia di individui che notte dopo notte attraversano i confini, come molti altri, con il desiderio e la speranza insopprimibile di una vita migliore.
Produzione: Kinoateje per la Sede regionale RAI
per il Friuli Venezia-Giulia.
Padre padrone
(Italia 1977)
Regia di Paolo e Vittorio Taviani.
Palma d’oro e Premio della Critica Internazionale al Festival Internazionale del Film Cannes1977.
Il film è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Gavino Ledda, autobiografico, pubblicato nel 1975.
I fratelli Taviani ne traggono un film di grande intensità, nel quale Gavino appare nella scena iniziale per consegnare, all’attore che interpreta il padre, la verga con cui entrò in scuola per riprenderlo e consegnarlo al suo destino di pastore.
Gavino, strappato alla scuola vive fino a vent'anni con il gregge tra le montagne dell’interno, separato dalla lingua, escluso dalla collettività. Durante il servizio militare in continente, studia e prende la licenza liceale. Esplode allora la ribellione contro il padre che, di fatto e per necessità, è stato lo strumento della sua separazione. Lo scontro lo vede vincitore, colmo di pietà e di terrore.
Il film usa la storia per farsi apologo della necessità di spezzare il potere autoritario e del rifiuto del silenzio, sostenuto da una colonna sonora e musicale curata da Egisto Macchi di straordinaria efficacia e inventiva.
Ne esce un film razionale e lucido che assomiglia al paesaggio sardo, ventoso e scabro, enigmatico e violento, soffuso di una luce che gli dà la nobiltà maestosa di un quadro antico.
Bravi gli interpreti, da un intenso Omero Antonutti a un duttile Saverio Marconi nella parte di Gavino. Tra gli altri interpreti Nanni Moretti nella parte di Cesare, il compagno di leva che sostiene Gavino nella sua testarda ricerca della cultura
Produzione: RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA
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