Vuolab lavora anche come illustratrice, e come paroliere ha collaborato con la famosa musicista sami Mari Boine. Fra le sue traduzioni c’è Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry (Bás prinssaš, 1981).
Oltre alle sue ambizioni letterarie lavora da 40 anni come interprete simultanea di sami e finlandese, avendo in più lavorato in un giornale ed in una casa editrice, e come giornalista freelance in radio. Nelle università insegna la scrittura creativa, dando lezioni sulla tradizione narrativa sami. Riconosciuta anche come un’artista di grande impatto per la sua regione, durante gli anni 1994-1998 è stata onorata con lo status di “Artista ufficiale per la regione”. Nella sua gioventù ha inoltre partecipato attivamente alla sfera politico-culturale.
Ad Ostana Kerttu Vuolab racconterà come lei è diventata una dedicata scrittrice in lingua sami, malgrado le evidenti sfide, soprattutto di natura economica. Il popolo sami e il numero di persone che parlano il sami è molto limitato – sono presenti solo in quattro paesi e presentano una varietà di lingue sami che si differenziano fra loro – e questo vuol dire che pubblicare dei libri in una delle lingue sami non è proficuo dal punto di vista economico.
ANTOLOGIA KERTTU VUOLAB
Un cielo stellato
La madrelingua è come un cielo stellato che ognuno interpreta a modo suo. Più tempo uno passa ad osservare le stelle, più ne vede. Ma nessuno riuscirà mai a vederle tutte. Le stelle si spengono, mentre nascono delle nuove, e lo spettro è in continuo mutamento. Ed anche se aiutati dai telescopi, riusciremo a vedere solo una traccia di queste stelle. Lo stesso vale anche per le lingue: una persona può vantarsi di sapere una lingua ad ottimi livelli, ma nessuno potrà padroneggiare nemmeno una lingua alla perfezione. Rimane sempre qualcosa che non facciamo in tempo ad imparare. Inoltre le lingue si trasformano, si evolvono e si rinnovano continuamente. Come saranno le lingue del mondo fra cento anni? Questo non lo sappiamo perché non possiamo prevedere come esattamente si trasformeranno in un secolo.
Ogni lingua è una fonte senza fondo di nuove opportunità, e la materia prima di nuove idee e nuove realizzazioni. Quando una persona narra nella sua madrelingua, la legge o la scrive, contribuisce al trasmettere alle future generazioni questo patrimonio mentale dell’umanità. Le lingue del mondo per noi sono delle guide di sopravvivenza, che durante i millenni si sono arricchite delle esperienze delle generazioni precedenti.
Se oggi sembra che una lingua stia per morire, non deve ancora essere scritto nelle stelle. Nel 1975 in tutto il mondo non c’era neanche una persona di meno di sei anni che avesse parlato la sami di Inari come madrelingua. Invece oggi è da circa vent’anni che i bambini piccoli parlano questa lingua all’asilo e poi nella scuola elementare dove studiano la loro madrelingua, nella loro madrelingua.
La stella in paradiso
Nell´arcobaleno è possibile distinguere nello stesso modo il tempo e le stagioni.
La curva colorata scende. A volte i bambini scivolano giù per quel fiume di energia. Altre volte stanno ritti in piedi, per poi scivolare con cautela sul cammino ghiacciato. Il vapore sulle strade dopo la pioggia, brilla nei cristalli di neve, nel freddo, come ghiaccio nascente, che è diventato rugiada nello splendore del sole di fine inverno.
La strada ghiacciata si scioglie alla fine in fanghiglia, formando banchi di ghiaccio galleggianti che poi crolleranno come una valanga.
La strada si è sciolta come un torrente che corre verso il fondo valle. E l’arcobaleno diventa una cascata che rapisce i bambini per portarli nel fondo di una caverna. I bambini, bagnati e terrorizzati, rotolano giu a capofitto in una piscina che ribolle di schiuma bianca
Si tuffano, con salmoni che nuotano intorno a loro, nei flutti del fiume Sáivu.
Anche una stella marina salta sulle onde spumeggianti e si dirige verso i bambini, fa segni con la coda e comincia a mostrare loro la strada. Brilla, splende e si tuffa nell´acqua. Radici di alberi pendono da fessure nella roccia scendendo nella grotta, fino all´acqua.
I bambini seguono la stella di mare, seguono le radici e il flusso del corso d'acqua.
Sáivu, il torrente, scorre, ribolle, parla e racconta le sue storie. Ogni sua goccia ringrazia le piante e da da bere alle radici. Quando l’acqua del torrente precipita nelle rapide il Rávdná trascina I bambini. Non hanno nemmeno il tempo di ringraziare Skáimmadas, protettore degli stagni che ha la forma di un pesce con due corna. Skáimmadas si mostra a loro e cerca di salvarli cominciando a lottare con Rávdná.
Rávdná si sforza di stancare i bimbi, tormentandoli più che può.
«Voi bambini cattivi. Voi siete crudeli aguzzini che cercano di prendere il mio piccolo in una pozza d’acqua poco profonda.»
Anche Skáimmadas inizia a gridare.
– Voi, figli ingrati, che non hanno nemmeno potuto provare compassione per I piccoli innocenti! Proprio voi, che senza pensarci, potreste disturbare piccoli pesci, voi tormentatori!
I bambini, spaventati, chiedono umilmente perdono. Ma le due anziane sono troppo arrabbiate, così fingono di non sentire. Certamente ora li puniranno. Solo non sanno chi li dovrà punire per prima. All’ultimo Gieddegea_gálgu corre sulla superficie dell’acqua. Guvron consiglia I bambini di invocare a gran voce il nome della creatura sognata la notte prima di partire.
La grotta si illumina quando la sterna vi entra, lucente e scintillante fino in
Cielo, come una stella. Proprio in quell momento Sáriggá ricorda di aver fatto un sogno sulla stessa sterna che avevano catturato con una rete il giorno prima.
Le accuse di Skáimmadas’ erano una conferma dei suoi ricordi. Duommá sta per perdere la presa sulle radici bagnate. Torna ai suoi ricordi e vede se stesso, quando disse timidamente addio alle volpi di montagna. Quando il ragazzo comincia a gridare al ricordo delle volpi risuona l’eco nelle caverne, la sua presa sulle radici ancora una volta diventa abbastanza forte.
Ma a casusa della sua ansia i poveri Sig non riescono a ricordare nulla di quello che avevano sognato quella notte. Lei si sforza di ricordare, ma non riesce, non riesce a ricordare nulla d i quella creatura. I bambin i cercano di staccarsi dalle radici, ma non riescono a scappare. Siggá non può ricordare nulla per avere aiuto.
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