Portal d’Occitània    Premio Ostana - Scritture in lingua madre

invia mail   print document in pdf format

Edizione 2012

Kerttu Vuolab - Premio internazionale

Kerttu Voulab

Kerttu Vuolab - Premio internazionale
Kerttu Vuolab, nata nel 1951, autore, poeta, traduttrice, illustratrice, paroliere, è cresciuta nella Lapponia Finlandese, in Tenojokilaakso al fiume Teno. Situata nel comune più settentrionale dell’Unione europea, Utsjoki, è una delle località ospitanti la cultura sami. Vuolab è una scrittrice e professionista della lingua sami, che si è dedicata nel trasferire alle nuove generazioni la cultura, la lingua, e soprattutto la tradizione narrativa sami, che prima degli anni ‘70 rischiavano di spegnersi. Ha scritto in tutto 6 libri di cui 4 sono anche illustrati da Vuolab: il primo, un libro per bambini Golbma skihpáracˇcˇa, 1979, trae ispirazione dal ricordo della sorella morta. Nel 1990 viene pubblicato un altro libro per bambini Ánde ja Risten Jagi fárus, e nel 1994 esce un romanzo per un pubblico di giovani e giovani adulti Cˇeppári cˇáráhus. Per questo romanzo, il cui titolo si riferisce al nomignolo utilizzato per denigrare Vuolab ai tempi della scuola per le sue tendenze perfezioniste, Vuolab ha ricevuto un riscontro particolarmente positivo. Non di meno per il fatto che tramite questo romanzo i giovani sami arricchiscono il loro vocabolario, grazie al linguaggio sofisticato che utilizza Vuolab. Nel 2005 esce Cˇomisteaddjit, un pezzo teatrale, mentre nel 2007 da una collaborazione con Manne Stenros nasce il libro The Sámi/Saamelaiset/Les Sames, che mette luce sulla tradizione narrativa e sulla mitologia sami. Quest’ultimo è disponibile in lingua finlandese, inglese e francese. Bárbmoáirras, pubblicato nel 2008, porta a Vuolab nel 2011 la candidatura per il Nordic Council Literature Prize. È il più grande dei suoi libri, ed è stato tradotto nel 2011 in lingua svedese (Paradisets stjärna).

Vuolab lavora anche come illustratrice, e come paroliere ha collaborato con la famosa musicista sami Mari Boine. Fra le sue traduzioni c’è Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry (Bás prinssaš, 1981).

Oltre alle sue ambizioni letterarie lavora da 40 anni come interprete simultanea di sami e finlandese, avendo in più lavorato in un giornale ed in una casa editrice, e come giornalista freelance in radio. Nelle università insegna la scrittura creativa, dando lezioni sulla tradizione narrativa sami. Riconosciuta anche come un’artista di grande impatto per la sua regione, durante gli anni 1994-1998 è stata onorata con lo status di “Artista ufficiale per la regione”. Nella sua gioventù ha inoltre partecipato attivamente alla sfera politico-culturale.

Ad Ostana Kerttu Vuolab racconterà come lei è diventata una dedicata scrittrice in lingua sami, malgrado le evidenti sfide, soprattutto di natura economica. Il popolo sami e il numero di persone che parlano il sami è molto limitato – sono presenti solo in quattro paesi e presentano una varietà di lingue sami che si differenziano fra loro – e questo vuol dire che pubblicare dei libri in una delle lingue sami non è proficuo dal punto di vista economico. 


ANTOLOGIA KERTTU VUOLAB

Un cielo stellato

La madrelingua è come un cielo stellato che ognuno interpreta a modo suo. Più tempo uno passa ad osservare le stelle, più ne vede. Ma nessuno riuscirà mai a vederle tutte. Le stelle si spengono, mentre nascono delle nuove, e lo spettro è in continuo mutamento. Ed anche se aiutati dai telescopi, riusciremo a vedere solo una traccia di queste stelle. Lo stesso vale anche per le lingue: una persona può vantarsi di sapere una lingua ad ottimi livelli, ma nessuno potrà padroneggiare nemmeno una lingua alla perfezione. Rimane sempre qualcosa che non facciamo in tempo ad imparare. Inoltre le lingue si trasformano, si evolvono e si rinnovano continuamente. Come saranno le lingue del mondo fra cento anni? Questo non lo sappiamo perché non possiamo prevedere come esattamente si tra­sfor­meranno in un secolo.

Ogni lingua è una fonte senza fondo di nuove opportunità, e la materia prima di nuove idee e nuove realizzazioni. Quando una persona narra nella sua madrelingua, la legge o la scrive, contribuisce al trasmettere alle future generazioni questo patrimonio mentale dell’umanità. Le lingue del mondo per noi sono delle guide di sopravvivenza, che durante i millenni si sono arricchite delle esperienze delle gene­razioni precedenti.

Se oggi sembra che una lingua stia per morire, non deve ancora essere scritto nelle stelle. Nel 1975 in tutto il mondo non c’era neanche una persona di meno di sei anni che avesse parlato la sami di Inari come madrelingua. Invece oggi è da circa vent’anni che i bambini piccoli parlano questa lingua all’asilo e poi nella scuola elementare dove studiano la loro madrelingua, nella loro madrelingua.


La stella in paradiso

Nell´arcobaleno è possibile distinguere nello stesso modo il tempo e le stagioni.

La curva colorata scende. A volte i bambini scivolano giù per quel fiume di energia. Altre volte stanno ritti in piedi, per poi scivolare con cautela sul cammino ghiacciato. Il vapore sulle strade dopo la pioggia, brilla nei cristalli di neve, nel freddo, come ghiaccio nascente, che è diventato rugiada nello splendore del sole di fine inverno.

La strada ghiacciata si scioglie alla fine in fanghiglia, formando banchi di ghiaccio galleggianti che poi crolleranno come una valanga.

La strada si è sciolta come un torrente che corre verso il fondo valle. E l’arcobaleno diventa una cascata che rapisce i bambini per portarli nel fondo di una caverna. I bambini, bagnati e terrorizzati, rotolano giu a capofitto in una piscina che ribolle di schiuma bianca

Si tuffano, con salmoni che nuotano intorno a loro, nei flutti del fiume Sáivu.

Anche una stella marina salta sulle onde spumeggianti e si dirige verso i bambini, fa segni con la coda e comincia a mostrare loro la strada. Brilla, splende e si tuffa nell´acqua. Radici di alberi pendono da fessure nella roccia scendendo nella grotta, fino all´acqua.

I bambini seguono la stella di mare, seguono le radici e il flusso del corso d'acqua.

Sáivu, il torrente, scorre, ribolle, parla e racconta le sue storie. Ogni sua goccia ringrazia le piante e da da bere alle radici. Quando l’acqua del torrente precipita nelle rapide il Rávdná trascina I bambini. Non hanno nemmeno il tempo di ringraziare Skáimmadas, protettore degli stagni che ha la forma di un pesce con due corna. Skáimmadas si mostra a loro e cerca di salvarli cominciando a lottare con Rávdná.

Rávdná si sforza di stancare i bimbi, tormentandoli più che può.

«Voi bambini cattivi. Voi siete crudeli aguzzini che cercano di prendere il mio piccolo in una pozza d’acqua poco profonda.»

Anche Skáimmadas inizia a gridare.

Voi, figli ingrati, che non hanno nemmeno potuto provare compassione per I piccoli innocenti! Proprio voi, che senza pensarci, potreste disturbare piccoli pesci, voi tormentatori!

I bambini, spaventati, chiedono umilmente perdono. Ma le due anziane sono troppo arrabbiate, così fingono di non sentire. Certamente ora li puniranno. Solo non sanno chi li dovrà punire per prima. All’ultimo Gieddegea_gálgu corre sulla superficie dell’acqua. Guvron consiglia I bambini di invocare a gran voce il nome della creatura sognata la notte prima di partire.

La grotta si illumina quando la sterna vi entra, lucente e scintillante fino in

Cielo, come una stella. Proprio in quell momento Sáriggá ricorda di aver fatto un sogno sulla stessa sterna che avevano catturato con una rete il giorno prima.

Le accuse di Skáimmadas’ erano una conferma dei suoi ricordi. Duommá sta per perdere la presa sulle radici bagnate. Torna ai suoi ricordi e vede se stesso, quando disse timidamente addio alle volpi di montagna. Quando il ragazzo comincia a gridare al ricordo delle volpi risuona l’eco nelle caverne, la sua presa sulle radici ancora una volta diventa abbastanza forte.

Ma a casusa della sua ansia i poveri Sig non riescono a ricordare nulla di quello che avevano sognato quella notte. Lei si sforza di ricordare, ma non riesce, non riesce a ricordare nulla d i quella creatura. I bambin i cercano di staccarsi dalle radici, ma non riescono a scappare. Siggá non può ricordare nulla per avere aiuto.




In lingua Sami

Nástealbmi

Eatnigiella lea dego nástealbmi, man mis juohkeha_ oaidná láhkásis. Ma_e guhkit geah_ada násttiid, da_e eanet daid áicá. Goittotge visot almmi násttiid ii oktage olmmo_ geargga oaidnit. Muhtin násttit jáddet, nuppit ihtet da_istaga ja oppa áigge nástealbmi rievdá. Min _almmit, vaikko vel teleskohpat liv__e veahkkeneavvun, oidnet nástealmmis du__e unna binna bánna oasá_a ain háválassii. Nu lea giellage, vaikko man bures muhtin giela máhtá_ii, de olmmo_ ii goassige olat dievalas__at háldda_it oppa ovttage giela. Olu lea maid ii geargga oahppat ja gielat vel oruskeahttá rivdet, _álget ja o_asmuvvet. Makkárat leat máilmmi gielat boahtteáigge, daddjot dal vaikko _uohte jagi geah_en? Dasa mii eat vuos máhte vástidit, go eat nagot oppa vihkutge, gosa guvlui gielat rivdet boahtti _uohtejagis.

Juohke giella lea botnihis vejola_vuo_aid gáldu, o__a jurdagiid ja hutkosiid ávnnas. Go olmmo_ máinnasta ja girjjiid ie_as eatnigielain lohká dahje _állá, de son áibmada ie_as olmmo_vuo_a riggodagaid boahtteáigái. Máilmmi gielaid dievva leat olbmuid ceavzinrávvagat, mat leat _oggon ovddit sohkabuolvvaid eallinvásáhusain jahkeduháhiid áigge.

Jos aiddo dál orru ahte muhtin giella gal lea jámadeamen, de dilli ii suige ovtto leat nu, go dál de orru. Máilmmis 1975 ii lean _at oktage vuollai skuvlaahkása_ mánná, guhte liv__ii eatnigiellan hállan anára_giela. Dán jagi 2012 rádjai leat mánáid dik_on jo nuppelotjagi mánáidgárddis anára_gillii giellabeasi bargovugiiguin ja skuvllas leat oahpahan mánáide anára_giela eatnigiellan.




Bárbmoáirras

Arvedávggis dovdojit oktanaga buot siivvut ja jagiáiggit.

Ivdnedávgehárji gávvasa vulosguvlui. Gaskkohagaid mánát _ierrasit mihtolahkii _uovgi stábiid mielde. Ohpit fearánastit _uo__ilit, njaláhastalit ja doarjjuhit njuohpa geaidnoráigge. Girjás geaidnu borggista bajánarvvi lievlan, bilaida buola_ bizi sittardeapmin ja _lie_aida gi__adálvvi beaivvadagas njuoskan a_kkasin. Vehá_iid jiek_ageaidnu suddá _oavlin, golggiida jiek_abaldun ja ma_á_assii fierragoahtá u_asin.

Johkan suddan má_ii buok_ala várrelopmui. Mánát steaikalit gor_in _addan arvedávggi mielde váre sisa ain vuollelii. Spalccagan ja suorganan unnora__at firret ja jorret vulos ah vuollelii ja viimmat stoan__ihit gor__i gohpái, mii ruitun duoldá ja báfaida vilges soktan. Dáid bor_asiid gaskkas báitet luosat. Dál suorganan mánát vuojadit Sáivvu jogas.

Násteguolli maid bá_ada mánáid lusa bor_asiid badjel, seavesta beahcehiin ja dolleha oahpisin. Dat _uovggáhallá, deadju ja _eallugoahtá _áhcegierraga mielde. Hoalu luoddanaddan lássá _a_a, báktesálvvuid gaskkas hea_gájit muoraid ruohttasat gitta _áhcái. Násteguoli ma_is mánát duohpagohtet ie_aset miehterávdnjái veaddege_iid mielde váre vuollása_ _áhcesuonas.

Johka ráppa_ta, buljarda, máinnasta ja dáiká ságaidis. Juohke goaikkanasain dat sádde dearvuo_aid _attuide ja jugaha ruohttasiidda sáiva_ázi. Go guoika njiellasa fielmmá oivo_is, de Rávnnji Rávdná joriha doarrás mánáid ovdii. Sii eai geargga oppa dearvvahallatge, go báifáhkka goatnila vuoig_a maid buikkiha hále_teaddjiid gaskii guovtte_oarvvat guoli hámis. Skáimmadas ribadi_goahtá mánáid ja heaibbáska Rávnnáin.

Rávdná viccástallá ja cuvzá mánáide, go heahpatmeahttumat nu fasttet jolggadedje givssidit gárgos su ráhkis luossaveajehiid:

Å\ Dii, bahájuonala__at gal leiddet olles háhttáldusat, go heiveheiddet báttastit mu bás jiellahiid coages láddui.

Skáimmadas maid bealkkehi_goahtá:

Å\ Gutneheamet go ehpet veháge árpmá_an vigihis lotte_ivggaid! Duovgguidet mahkalu_akeahttá headu_tit _earrehiid bessenráfi, iige vissa dovdon sealggahisvuohta dammala__a _áráhusain!

Mánát heahpanit ja átnot njuorrasit ándagassii. Muhto áhku guovttos eaba bivdde bealjige, go leaba nu badjeloivviid suhttan. Dál soai áiguba eahpitkeahttá skuldot vearredahkkiid. Du__e das _addá nággu, goabbá sudnos beassá rá_guma álggahit. Aiddo ma_imu_ bottus gáddái viehká Gieddegea_gálgu. Guvron rávve mánáid _uorvugoahtit jitnosit dan heakkala__a nama, mas ie_guhtege niegadii dan ija ovdala_ go mátkáseaset vulge.

Hoallu _eariha, go _earret ihtá báitit ja bilaida badjin dego almmi násti. Dan seammás Sáriggá muitá, ahte son dáiddiige niegadit seamma _earreha, man sii ovddit beaivve ledje veaddán gárgos hoava

siste. Skáimmadasa easkká bealkin vel nannesta sutnje muittu duohtan. Duommá njalpasaddá njuoska veatti veagas. Son máhccagoahtá muittuidis mielde ja oaidnigoahtá ie_aset hui oaddin dahkamin dearvuo_aid njálaiguin ovdala_. Go gánda huikigoahtá njála nu ahte lássá gumaida, de son fas bisseha veatti gie_aidis gaskii.

Muhto Siggá-riehpu ii dárrán muitit, mas le_ dien ija oppanassiige niegadan. Son rah_á á_girit ja muitta_a garrasit, muhto jurdagii ii gavit, ii villavákkusge makkárge heakkala__a hápma. Mánát gincasaddet ruohttasiin eaige beasa gosage, go Siggá ii máhte _uorvut alccesis veahkkin ie_as niehkoháma.