È nato a Cavaillon nel 1933. Dopo gli studi alla Facoltà di lettere a Aix-en-Provence, poi alla Scuola Superiore di Giornalismo a Parigi, e alla Scuola di Alti Studi in Scienze Sociali, viene mobilitato per 27 mesi durante la gurra d’Algeria. Tornata la pace, inizia una carriera da giornalista a Tolone e poi a Marsiglia come corrispondente dell’agenzia France Presse. Diventa inoltre critico d’arte. Desideroso di tornare al suo paese, si radica e si implica nella vita della Vaucluse come assessore alla Cultura ad Apt ed in seguito come direttore del Parco del Luberon. Ha al suo attivo più di 40 libri in Francese e in Provenzale (romanzi, pezzi teatrali, opere e album sulla Provenza) e 23 raccolte di poesie.
Dopo aver fatto entrare il neo-surrealismo nella poesia d’oc, dall’età di 16 anni, Serge Bec ha perseguito i suoi principi morali e umanisti, appassionato da una vasta sintesi poetica che resterà sempre quella del paese e del radicamento; del desiderio della donna; dell’ossessione della morte, della rivolta contro le guerre e il totalitarismo.
La terra, la luce, il Mediterraneo, la memoria testimoniano nella sua poesia del suo impegno per difendere la libertà e la bellezza del mondo. Ecco perchè la sua poesia è universale.
Il giornale Le monde non si è sbagliato. Ecco cosa dice: “Oggi Sergi Bec gode di una risonanza internazionale... Egli è indubbiamente uno dei più rimarchevoli poeti del suo tempo”.
ANTOLOGIA SERGI BEC
L'uccello sta per morire
In questo istante d'ombra nuda parlo schietto
perché la gente mi ascolti sotto le sue palpebre rosse
nelle loro gabbie che lasciano appena passare la mano
contorta d'infermità.
L'uccello sta per morire.
Mi senti? Parlo schietto. L'albero sostanziale
fioccheggia linfa delle vulve del cielo
mentre nascono gli uccelli cannibali di luce
fra caduta e volo.
L'uccello sta per morire
Sopra il soffio della collina parlo schietto
dove uccidono il gregge. L'ombra nuda
delle aquile contiene il sangue delle mie parole
che cancella la memoria.
L'uccello sta per morire.
Con la complicità della materia parlo schietto
che gli dei non sono più affatto incantatori dei loro bottini
e non comprendono più i loro miti, sorta di silenzio
ulteriore nell'imperismo del tempo.
L'uccello è morto.
Ci sono dei grilli
Ci sono dei grilli nell'erba della notte
e dentro me ci sono i tuoi occhi
e nella terra c'è la tua vita
che freme contro di me
Nel bel mezzo del cielo
rintocca una campana
una stella cade dritta
mentre due esseri danzano
fra le gialle roccie della luna.
Amore mio, amore mio
ti ho scovato nell'immensità del mondo
e negli altri
ti vedevo dietro le stelle
e ad un tratto
ho creduto
di sentire la tua vita
Ci sono scintille nel fiume dell'alba
e nel cielo le tue mani calde
e dentro di me la tua vita
che muove e che grida.
Il tuo sguardo obliquo su Dio
Se potessi ancora come un cane accorrere
a l'odore pressante del tuo ricordo
Se potessi ancora nutrirmi del tuo fantasma
inferito dal grande vento nell'esilio dell'eternità
Se potessi ancora seppellire le onde dal fondo dei tuoi naufragi
nella nassa assetata di annegati
Se potessi ancora girare il bozzello del tuo viso
e attingere dal pozzo lo specchio del nostro accoppiamento
Tu, oh donna che navighi a lumi spenti
con il tuo solo intuito degli scogli
e il tuo sguardo obliquo su Dio!
commenta