Dopo le Olimpiadi invernali del 2006, un nuovo appuntamento si propone per le Valli Occitane. Allora fu un evento internazionale in cui, grazie al lavoro puntuale, creativo e appassionato della Chambra d'oc e dei suoi collaboratori, la lingua occitana riuscì a ritagliarsi uno spazio di primo piano con l'inno Se Chanta nella cerimonia inaugurale e la pubblicazione con la Regione Piemonte di numerosi opuscoli e glossari sulla lingua d'oc negli sport invernali, la geografia occitana, la sua storia e la sua letteratura. Ricordo di avere lavorato con Ines Cavalcanti alla redazione del manifesto programmatico, in cui i temi classici della cultura trobadorica, paratge, larguesa e convivéncia, venivano declinati in chiave contemporanea e applicati a quella grande festa dello sport che si sarebbe tenuta fra Torino e le valli occitane nord (Pellice, Chisone, Germanasca e Alta Susa). Fu l'inizio di un lungo percorso i cui esiti positivi si fanno sentire ancora oggi.
L'appuntamento questa volta è con la candidatura della città di Saluzzo a "Capitale italiana della cultura per il 2024". Il sindaco Mauro Calderoni nella conferenza stampa di presentazione ha sottolineato come quella di Saluzzo sia una candidatura di Territorio, quindi Saluzzo con le Valli Occitane, la pianura vicina e il logo del Monviso come simbolo. Uno spazio geografico ampio, aperto a collaborazioni con i territori d'oltralpe. Una vocazione che è stata sottolineata anche da alcuni interventi video di persone impegnate sul fronte occitano come Mariano Allocco della valle Maira, il musicista Sergio Berardo e il sottoscritto.
Ora il mio auspicio è che su questo tema si faccia fronte comune per partecipare al progetto e arricchire il dossier di presentazione della candidatura dei temi che ci sono cari. La candidatura - è stato precisato da Paolo Verri (a cui si deve il successo di Matera capitale europea della cultura) - non sarà per il prestigio della cultura nel passato, ma per la capacità di progettare e mettere in atto una nuova idea di cultura per gli anni a venire. Insomma, una scommessa importante e una partita che varrà la pena giocare.
OCCITANO LINGUA D’EUROPA
OCCITANO LINGUA DELLE VALLI OCCITANE
OCCITANO
LINGUA UFFICIALE ALLE OLIMPIADI 2006
In virtù della loro storia e della loro civiltà, gli occitani, uno dei grandi popoli europei, diffusi sul territorio di tre stati – Italia, Francia, Spagna – con tredici milioni di abitanti, sono lieti di ospitare i Giochi Olimpici Invernali che nel 2006 si svolgeranno nelle valli occitane.
gioventù
gioia di vivere
lealtà
valore
generosità
Sono queste le parole chiave della civiltà occitana, diffuse dai trovatori in tutte le corti d’Europa fra il XII e il XIII secolo Anche le Olimpiadi, fin dalla loro origine, e ancor più dal loro rinnovamento avvenuto nel 1896 per opera del barone Pierre Fredi de Coubertin, hanno alla base i medesimi concetti. Oggi come ieri questi principi ispirano l’affermazione umana degli individui, delle società e dei popoli.
Sui pendii innevati delle Valli Occiitane nel 2006 si incontreranno civiltà d’òc e spirito olimpico.
La lingua occitana, se assunta come una delle lingue ufficiali delle Olimpiadi, ricorderà al mondo che jovent, jòi, paratge, prètz e larguessa sono tuttora valori indispensabili al progresso umano.
In queste settimane ho visto crescere l’interesse per Saluzzo capitale. La sfida non è semplice. Credo sia necessaria una visione del territorio unica e originale, perciò mi sento di insistere affinché la titolazione sia “Saluzzo, Monviso e Valli Occitane” così come indicato dal sindaco Mauro Calderoni nella prima conferenza stampa. Non si tratta del puntiglio di una persona impegnata nella promozione della cultura occitana. Questa titolazione a Saluzzo “conviene”, perché allarga i confini della progettazione e apre alla possibilità di collaborazioni con territori e regioni al di là delle Alpi, cui Saluzzo è storicamente legata e con cui ha rinsaldato i rapporti. Saluzzo quindi come raccordo tra la pianura, le vicine montagne e oltre Provenza, Marsiglia, Tolosa... con il Monviso come simbolo e la mediazione delle Valli d’oc.
Saluzzo troverà di là dai monti istituzioni culturali di prim’ordine con cui lavorare, anche grazie ai rapporti che istituzioni più vicine, come Espaci Occitan a Dronero o il Premio Ostana – scritture in lingua madre, hanno costruito negli anni. Non si tratterà di riattivare iniziative passate ma di immaginarne altre, innovative nella concezione, magari tenendo conto di quanto di buono è stato fatto. Penso a Mistà, che segnò un momento di straordinario dinamismo culturale a Saluzzo e nelle Valli con la formazione di giovani operatori e l’organizzazione di eventi di livello anche internazionale. Bisognerà lavorare con uno sguardo nuovo. Un esempio: le valli abbondano di villaggi spopolati. Sono le nostre “Pompei alpine”, che siamo abituati a sentir raccontare con una vena di nostalgia e di fatalismo. Nelle loro rovine possiamo invece individuare modelli straordinari di architettura senza architetto ed esempi di ecologismo integrale dove l’uomo ha preso dall’ambiente pietra, terra e legno, e oggi si restituiscono pietra, terra e legno all’ambiente con saldo zero. Un punto di partenza per una riflessione originale sul rapporto uomo-natura.
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