Giaglione è una graziosa località di montagna posta su un baluardo naturale ove s’intersecano l’Alta Valle di Susa e la Val Cenischia. Noto per la tradizionale danza degli Spadonari, i quali, affiancati dalle Priore e dalla portatrice del Bran (1), accompagnano la comunità giaglionese nella celebrazione del suo complesso ciclo festivo, il piccolo comune è formato da alcune borgate sparse che si sviluppano armoniosamente tra castagneti, campi e vigneti ben curati. La viticoltura (praticata ancora oggi) rappresentò in passato l’attività più rilevante nel settore agricolo: il clima mite e la posizione geografica favorevole del paese, permisero di privilegiare la coltivazione della vite, probabilmente introdotta in valle dalle popolazioni celtiche e poi razionalizzata dai Romani.
Il territorio comunale di Giaglione si estende su una superficie di 33,59 km² e comprende nei suoi confini anche la piccola Valle del Clarea, torrente tributario della Dora Riparia proveniente dal massiccio della Rocca d’Ambin. Questo vallone secondario, abitato fin dall’epoca preistorica, è percorso dall’antica via di transito transalpino che collegava, attraverso il Colle Clapier, la Valle di Susa alla Valle francese dell’Arc. La strada gallo-romana cadde in disuso nell’alto Medioevo, quando fu tracciata la via carolingia della Maurienne che passava dal Valico del Moncenisio. Ancora oggi visibile in Val Clarea è il Canale di Maria Bona, posto ai piedi delle falesie della Gran Rotsa. Si tratta di un gioiello d’ingegneria idraulica risalente al XV secolo, che deve il suo appellativo alla nobildonna giaglionese (moglie del feudatario locale Andrea Aschieri de Jallonio) che finanziò l’opera, permettendo alla comunità di disporre di un sistema irriguo in grado di raggiungere l’intero territorio. Le acque del Clarea, che confluivano nella Dora Riparia immettendosi nelle Gorge senza toccare i coltivi, furono in parte deviate e convogliate nel canale che, tagliando le pareti della Gran Rotsa e superando il dosso del Pian delle Rovine, andò ad alimentare la rete di distribuzione irrigua del paese.
Il toponimo Giaglione proviene dal nome personale celtico Gallio –onis, che compare, infatti, nei documenti medievali nelle varanti Gallionis, Gallione, villa Gallioni, Gailone e Gaillonus. L’esito italiano ufficiale deriva probabilmente dall’adattamento della voce alla forma palatalizzata del dialetto locale (2).
La parlata di Giaglione, ancora piuttosto vitale, possiede un carattere conservativo e mantiene alcune caratteristiche francoprovenzali che differenziavano, un tempo, tutti i dialetti del versante meridionale della Bassa Valle di Susa (come l’esito in ts e dz, del latino CA, GA, ad esempio dzal, gallo, tsin, cane). Il giaglionese è inoltre particolarmente ricco di varietà: ciascuna frazione del comune possiede, infatti, specificità lessicali e fonetiche proprie. Ne offre un esempio la frazione di Santo Stefano, la cui parlata, risentendo della vicinanza del comune di Susa, con il quale confina, ha maggiormente accolto elementi linguistici innovativi. L’abitato di Santo Stefano è di particolare interesse artistico. Esso ospita una graziosa cappella edificata nel XIII secolo, posta lungo l’antica strada del paese, che conserva sulla parete esterna settentrionale degli affreschi quattrocenteschi raffiguranti su tre diversi livelli i Vizi, le Virtù e le pene dell’Inferno.
(1)Albero fiorito, intelaiatura di legno alta due metri e ricoperta di nastri, frutti e fiori.
(2)Riferimenti in Dizionario di toponomastica, cit., p. 304.
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