Gialione, spade e fiori
Dzalhoun: shabro è flòrs
di Marco Rey
Le tradizioni Giaglionesi hanno sempre incuriosito gli studiosi. Una ricerca del professor Luigi Bravo negli anni settanta attribuiva il radicamento degli usi e costumi ad un isolamento culturale della società Giaglionese, ai giorni nostri una allieva del professor Bravo, la professoressa Mara Teresa Francese, ha curato con lo stesso metodo una ricerca analoga ed ha riscontrato lo stesso attaccamento alla tradizione. Quindi il paese di Giaglione non ha un gruppo folkloristico ma una tradizione parte integrante della vita comunitaria quotidiana. L'abito tradizionale Giaglionese è di foggia savoiarda, come tutti quelli dell'area francoprovenzale della Valsusa. La cuffia è costituita da un berretto di tela rigida, ricoperto di seta o di velluto, nero marrone unito od operato. La cuffia è abbellita da un fiocco semipiatto, cucito in basso sulla nuca che si accompagna con due nastri dello stesso colore, fissati all'altezza delle orecchie che si legano ai lati del mento con un fiocco. Sul davanti la visiera di pizzo nero. Il vestito lungo fino ai piedi, in lana, in seta, o lana seta, è composto da un corsaletto cucito alla gonna, le maniche sono di tipo gigot, una ricca passamaneria, di velluto o di pizzo ornata a volte di perline ne abbellisce il tutto. La gonna è piatta sul davanti e un cuscinetto di forma allungata, cucito all'interno, all'altezza del girovita, le permette di svasarsi in mille pieghe. Il grembiule copre tutta la larghezza della gonna, in seta liscio od operato. Lo scialle è la nota di colore su cui si armonizzano le varie tonalità dei nastri e fiocco della cuffia, è un quadrato di circa 120 cm. Lateralmente frangiato con ricami eseguiti, si indossa piegato a triangolo, sulle spalle con delle pieghe precise, le punte sono raccolte sul davanti, sotto la cintura del costume.
A Giaglione vige l'usanza di nominare sei donne a presiedere le manifestazioni pubbliche. Il ruolo della priora è ricoperto annualmente da sei donne della stessa borgata, elette dal parroco in occasione della festa della Madonna del Rosario, a rotazione tra le borgate che compongono il paese da quella più bassa (vista la conformazione altimetrica) alla più alta. Esse sono organizzate per coppie di età , e non è improprio paragonare la suddivisione in coppie al ciclo della natura e rivedere i residui di credenze precristiane. Le priore si dividono in tre coppie; due nubili di Santa Caterina, due giovani donne sposate del Sacro cuore, due donne mature di cui la più anziana è la priora di San Vincenzo, l'altra della Madonna del Rosario. Ognuna di esse si fa carico della festa che la tradizione gli assegna, l'onere della messa, l'addobbo della chiesa, ed il rinfresco alle autorità, spadonari e banda musicale. La ritualità di queste feste è pressoché identica ma molto complessa. Al mattino un raduno informale raggiunge la casa della priora festeggiata, da qui parte un corteo per raggiungere la chiesa, l'ordine dell'incedere è rigoroso aprono i quattro Spadonari, se presenti (danzano solo alla festa patronale, 22 gennaio, ottava e madonna del Rosario, 7 ottobre) seguiti dalla banda musicale il Bran, le priore, le autorità (le autorità solo per la festa patronale). Anche per le sei priore l'ordine di sfilata segue una gerarchia. Sul sagrato della chiesa dopo la funzione religiosa presenziano alla danza degli spadonari e qui si riforma il corteo per il ritorno alla casa della priora festeggiata.
La festa degli spadonari in realtà non esiste. Sicuramente non con questo nome, la danza degli Spadonari è l'elemento più coreografico di tutte le manifestazioni culturali Giaglionesi, e per questo si è identificata come manifestazione, la danza delle spade è un momento delle feste Giaglionesi ma si inserisce in un contesto ampio e molto complesso. Tutte le tradizioni di questo paese hanno da sempre incuriosito studiosi e ricercatori, tuttavia restano ancora molto misteriose, la fantasia dei ricercatori ha avuto modo di sbizzarrirsi. La danza delle spade non è prerogativa della Valle di Susa, ma in tre paesi geograficamente vicini si svolge ancora secondo una codificazione ancestrale. (Giaglione, Venaus, S.Giorio) Nei primi due comuni sono poche le differenze, a San Giorio la danza è inserita in un contesto narrativo diverso e si è persa la pregnanza storica più arcaica. L'origine della Danza potrebbe essere ricercata in qualche rito propiziatorio, molto antico, per propiziare i raccolti, per la fertilità della terra o per Favorire la caccia. Nelle popolazioni europee la danza assume un carattere più drammatico, il carattere bellico della danza è collegato ad elementi religiosi, diventando combattimento rituale. In italia la danza delle spade può dall'aspetto guerresco arrivare ad una danza mimata, come per "La bahio" di Sampeire diventa battaglia tra cristiani e mori infedeli. A Giaglione gli spadonari sono quattro uomini che accompagnati dalla banda musicale eseguono un prestabilito numero di figure e movimenti coreografici, vestono un costume composto di un corpetto ed un corto grembiule di foggia massonica, interamente ricamati e da un copricapo fiorito e guarnito con nastri multicolori che ricadono sulla schiena. Eseguono le figure di una danza antichissima brandendo uno spadone da torneo, lungo 130 cm. Circa con lama a doppio taglio ed impugnatura a due mani. Gesti ed abbigliamento sono del tutto avulsi dall'ambiente e dal tempo e la lentezza e la teatralità dei gesti ci dimostra chiaramente la sua origine arcaica come lo dimostra anche il fatto che le movenze dei danzatori sono slegate dal suono della banda musicale. Alcuni studiosi sono certi che l'origine di questo ballo deve essere ricercata nella tradizione bellica dei Celti. Narra Tacito Livio (III deca delle storie) ,a proposito della spedizione di Annibale in Italia, che per mantenere concentrati i suoi uomini, appena valicate le Alpi, il comandante Cartaginese fece combattere tra loro diversi "captivos montanos victos" promettendo libertà ai vincitori "chi veniva estratto, balzava in piedi e a passo di danza secondo il suo costume cominciava a brandire le armi..." ebbene qui viene descritta una speciale cerimonia ballando con le spade. I guerrieri prima della battaglia si caricavano con questa danza e diventavano più forti avendo simbolicamente già superato la morte. Probabilmente i Celti alpini eseguirono la danza delle spade al cospetto di Annibale. Le origini degli Spadonari si perdono nella notte di tempi, sicuro è che hanno acquisito qualcosa da ogni periodo storico attraversato, dall'origine della danza nell'eccitazione alla battaglia degli antichi celti, gesti ripetuti all'ossessione al rullare dei tamburi, poi agli addobbi floreali e multicolori che ci riportano ai riti delle propiziazioni e fertilità della natura, ai gesti interpretati come simbolica fecondazione del terreno all'inizio del ciclo produttivo, alle antiche feste del calendimaggio. Non esiste traccia di questi uomini nell'archivio storico comunale, ma nei pochi documenti conservati sulle sacre rappresentazioni "L'Ystoria sancti Vincentii" e "Vindicta Passionis..." rappresentate a Giaglione dal XIV secolo troviamo questo riferimento.
"Meistro, Vincentio Rumiano detto ciceroto, de schrima de una spada di una mane" a.s.c. 1556
Non essendo costui spadaccino di professione si tratta quindi di un capo-spadonaro o istruttore ed è l'unico documento che tratta di spadonari negli archivi della comunità Giaglionese. La mancanza di un qualsiasi rapporto monetario li escludeva da ogni tipo di registrazione della comunità, la tradizione di remota origine dava la loro presenza scontata tale da non richiedere menzione di sorta. Gli spadonari danzano in onore e per le priore, e ogni movimento di questa danza parte e gira sempre da sinistra, questa preferenza ha origini precristiane e ci riporta alle culture matriarcali, ai culti della terra e della luna dove la parte sinistra del corpo era la più importante. Eseguono la loro danza il giorno della festa patronale, l'ottava ed il giorno della nomina delle nuove priore, la Madonna del Rosario. Gli spadonari eseguono le danze sul sagrato della chiesa e nel corteo che accompagna le priore, sul sagrato questi si incontrano, formano gruppi che si sciolgono si intrecciano e urtano violentemente le spade, le lanciano nell'aria e le riprendono al volo e poi in fila indiana aprono il corteo con passi di danza fendendo l'aria con i loro pesanti spadoni. La coreografia delle danze si divide in due parti: la marcia e la danza da fermi; le marce sono quattro denominate (nourmal, basoulèin, stékaa e venousèintsa) anche le danze sono quattro (la caraa, lou cor an d'in, lou cor an fora, la crouèizaa, la man). Gli spadonari sono da sempre Giaglionesi , non professionisti, che danzano per obbligo sociale e per fedeltà ad una antichissima tradizione.
Il bran: Una grande composizione alta due metri, fatta di fiori, spighe di grano, grappoli d'uva. Una ragazza porta questa composizione con maestria in bilico sulla testa durante il corteo. Anche per il bran, albero fiorito, un'intelaiatura di legno alta due metri con base lignea piatta e rotonda, totalmente coperta di fiori, frutti, nastri colorati l'usanza ci riporta ai riti della fertilità e alle più arcaiche feste in onore del dio celtico Beldan dove le ragazze si incoronavano ed i ragazzi danzavano con la spada.Durante le funzioni religiose è deposto in chiesa in una cappella laterale. A Giaglione, in tutte queste feste, le matrici pagane convivono con i riti religiosi fondendosi in quello che ancora oggi possiamo condividere con una comunità che fonde nell'attualità un patrimonio culturale antico.
La colonna sonora di tutte le feste è la banda musicale. A Giaglione le prime attestazioni scritte riferite a musici si hanno in occasione delle sacre rappresentazioni. Nella Sacra rappresentazione del 1671 sono citati, tra l'altro, anche due suonatori che, assieme al tamburo del forte di Exilles, (1) sono ospitati a Giaglione per il periodo del Sacro Teatro; Le loro note servono soprattutto come accompagnamento e per sottolineare alcune scene della terza giornata. Probabilmente le danze degli spadonari avvenivano al suono di tamburi e pifferi ed in questo caso il riferimento è a suonatori esterni alla comunità invitati e pagati apposta per queste occasioni. Nell' "Ystoria" di San Vincenzo fra i personaggi spiccano sei "milites" enumerandoli in questo modo possono essere verosimilmente gli spadonari, in quanto la comunità non mancò di inserire nello spettacolo una danza che si ripeteva puntualmente da tempo immemorabile. Ciò potrebbe significare che a Giaglione in quel periodo non esistevano persone in grado di svolgere quel compito, oppure più probabilmente, questi suonatori si sono aggiunti a quelli locali che offrivano la loro prestazione senza compenso (come i circa 150 attori appartenenti alla comunità e impegnati nella sacra rappresentazione). La pergamena che il falegname Senor Giovan Battista dona alla Società Filarmonica di Giaglione nel 1889, elenca i 34 musici che fanno parte della filarmonica tra il 1854 e il 1889. Nel 1854 sono indicati i seguenti filarmonici: Battista Rumiano, Francesco Borello, Vincenzo Bar, Ippolito Bar, Lorenzo Marino, Vincenzo Ponte, ... Maberto, Battista Rossetto. In quel periodo la società assunse il nome di Banda Musicale di Giaglione. Da quel momento la banda diventa la colonna sonora delle feste Giaglionesi ed nel suo organico di circa sessanta musici accoglie gli spadonari, sempre con regolamento proprio che è quello tramandato oralmente da secoli.
Per informazioni www.comune.giaglione.to.it
Le tradisioun de Dzalhoun ian deloun trova de creiouz tra li studiouz. Ina ricerca dou proufesou Luigi Bravo d'in lh'an stanta lhe dezet que le tradisioun ieroun radicaa parie per l'izoulameun cultural dou paii, maque ai notri dzort in'alieva dou proufesou Bravo, la proufesouresa Mara Teresa Francese, lhot fét la mèima ricerca è lhot trova col arò lou mèimo atacameun a la tradisioun. Altura foot dire que Dzalhoun ou l'ot pa in group foulcloristic ma ina tradisioun que lhe vit d'in la vita de touit li dzort. La roba tradisiounal et sto savoiarda, queme touit sit de l'area francopruvensal dla Valsouiza. La bartò lhet fèta de tèila dura, foura de seda o velu, ner o maron. La cufia lhet pi bèla grasie a in fioc plat, cuzu an bas vers lou col que ou s'acoumpanhe ave due nastri que bèisoun de flan, que se gropoun au mentoun avé in fioc. Devan ina viziera de pis nèira. La roba louèindza fin ai pia, de laouna, seda, laouna e seda, lhet féta da in courpeut cuzu a la roba, le mèindzeus sou a gigot, de ricam de perlineus o de velu areindze lou tot. La roba plata desu lou devan lhot in quesilh cuzu dedin aou foun dou crepioun, ou fét mile pleieus darie, lou foudal ou catse tot la roba. Lou scial et la nota de coulou aioun se arèindzoun tot le tounalita di fioc e di nastri, et in cara de circa 120 centim, ave de frèindzeus de flan, ou se porte plia a triangoul tsu le's èipaleus ave le pouèinteus dezot lou foudal.
A Dzalhoun s'acoutume nouminee sis fuméleus a presidie le founsioun publiqueus. Le prioureus soun sis fuméleus nouminaa daou prèire a la feta de Notra Dona dou Rouzare, a rotasioun tra le bourdza dou pai. Soun ourganizaa per coubleus d'etaa, è et pa sbalha parogounee le varieus eta de le prioureus aou pase de le stagioun è tsartse le credeunse d'in col. Soun divizeus an tre coubleus, dueus dzouveun da marie de Sèinta Catlino, dueus maria dou Sacro Cor, dueus vielheus, ino de Sèin Viseun l'aoutra de Notra Dona dou Rouzare. Onhi prioura lhe se tsardze d'ina feta, le meseus, le flos de l'èiglèiza, pague da bèire a la muzica, l'autoritaa e li spadounèire. Le feteus soun caze tot le mèimeus ma la regola lhet coumplicaa. Aou matin in pèrmie corteo ou parti da la meizoun de la priora per arive a l'èiglèiza, li post an pousesioun soun divers a onhi feta, iouvroun li spadouneire, se ie soun (baloun maque a Sèin Viseun, l'outava e Notra Dona dou Ronzare) apre iot la muzica, lou bran, le prioureus, l'autoritaa (maque a Sèin Viseun). Tsu la plasa de l'èigleiza le prioureus se bitoun an fila per avèite lou bal de li spadounèire è apre se forme torna lou corteo per ale a la meizoun de l'aoutra priora.
La feta de li spadouneire lh'esiste paa. De seguu pa ave sa noun iché! Lou bal de li spadouneire et l'elemeun pi coreografic de tot le manifestasioun è per seun la identificoun touit ave la feta. Lou bal ou intre d'in in cerimounial pi coumplicaa. Tot le tradisioun de sa pai ian deloun anteresaa li ricercatou e li studious, ma iareste col de tsozeus misteriouzeus, les'idee di ricercatou ian de diverseus interpretasioun. Lou bal de li shabro et pa maque ina tsoza dla Val Souiza, ma d'in tre pai caze ataca lhe se fèt col queme in tèin. (Dzalhoun, Veno, Sèin Dzeure). D'in li doue permie pai iot poqueus difereunse, a Sèin Dzeure lou bal ou l'et d'in ina storia diversa aioun ian perdu li mouvimeun pi vielh. L'inise de lou bal ou peut tsartsese d'in carque cerimonia propisiatoria, bien vielha, per ave coume de bein da la campana o per ave ina bouna tsasa. D'in le notreus popoulasioun lhe preun ina plèia pi de guera, carcol se coulegue a la religioun e porte a in coumbatimeun ritual. An Italia an certi post se arive a in bal de guera figuraa, couman la "bahio de Sampeire" lhe fet la batalha tra li moro e li cristian. A Dzalhoun li spadouneire soun catro omeun, que acoumpanha da la muzica fan in bal ave de figureus e de mouvimeun coreografic, ian ina diviza feta d'in courpeut è in petseut foudal tot flouradza è ricamaa è in tsapel catsa de flos, fruta, e de loun nastri coulouraa que bèisoun desu lou crepioun. Fan de pas d'in bal vielh, vielh ave in loun shabro d'in le man, loun 130 tsentim, ina lama a talh droublie ampinha a dueus man. Li dzest è li coustum soun fora de notro tèin, li mouvimeun fet atrouplan e la lou teatralità fora da lou ritmo de la muzica nou portoun arie d'in li tèin. De studiouz voloun dire que lou bal ou l'arive da la tradisioun de guera di Celti. Ou couèinte Tacito Livio (III deca delle storie), a propozit de la spedisioun de Annibale an Italia, que per manteni atensioun e lou spirit de si omeun, pèina pasa le Alpi, lou cap di Cartagines ou vezet coumbatre tra lou "captivos montanos victos" an proumetan la liberta ai vincitou "sit que ieroun sernu saoutavoun an pia e an balan coumansavoun a brande lou shabro" bèin, isè aieun la descrisioun d'ina cerimonia de bal dou shabro! Li coumbateun devan la batalha se tsardzavoun ave si mouvimeun è intravoun an batalha pi fort, aian dezo supera la mort! Proubabilmeun li Celti de la Alpi ian fet lou bal de li spadouneire devan Annibale. La storia de lou bal lhe arive da la nouet di tèin, et segu que ian preu carcareun da onhi periodo storic sinhificativ atraversaa, da l'ecitasioun di Celti a la batalha, le flos, li rèizin è li nastri nou portoun ai riti de le propisiasioun è fertilità de la natura, ai dzest de fecoundasioun de la tera per le feteus dou Calendimaggio. Esiste pa dzin docoumeun de si omeun d'in l'arquivio de la quemuna, ma d'in de docoumeun de le sacreus rapresentasioun "L'Ystoria sancti Vincenti" è "Vindicta Passionis.." que vezioun a Dzalhoundin lou XIV secoul trouven sa riferimeun
"Meistro Vincentio Rumiano detto Ciceroto, de schrima de una spada de una mane" a.s.c. 1556
Dato que ou l'ere pa in coumbateun de proufesioun se trate d'in cap spadouneire, et l'unic documeun que trate de sa tema d'in l'arquivio. La mancansa de onhi tipo de paga li escludet da onhi registrasioun, la trdisioun si vielha li dounave deloun queme presunse scountaa. Li spadouneire baloun per le prioureus, onhi mouvimeun de li bal ou parti deloun da l'èitsota, seun nou porte a le cultureus matriarcal è ai riti de la tera e de la lunò aioun la part èitsota de lou corp lhet pi ampourtanta. Lou baloun lou dzort de Sèin Viseun, l'outava è lou dzort de la nomina de le prioureus, Notra Dona dou Rouzare. Fan lou bal desu la plasa de l'èigleiza è an pousesioun vers la meizoun dle prioureus, d'in lou bal s'ancountroun, s'ancroueizoun, e batoun fort li shabro , fan voulelis an aria è li tsapoun aou vol, apre an fila iiouvroun lou corteo brandan li shabro. Li bal soun de doue tipo, da freum è an martsa. Le martseus soun catro nourmal, basoulèin, stecca è venouseintsa. Li bal da freum soun ase catro la caraa, lou cor and in, la crouèiza, la man. Li spadouneire soun da deloun de Dzalhoune que baloun per oblig social e per fedelta a ina vielha tradisioun.
Lou bran: ina composisioun viaouta due metre, fèta de flos, d'èipieus de gran, de rèisin. Ina filhò lhe porte desu la teta an equilibrio sa poueinta d'in le pousisioun. Anque per lou bran in tle de boc viot doue metre ave lou foun plat tot catsa de flos, reisin, fruta, nastri de tot li coulou tourneun ai riti pagan è a le vielheus feteus dou dio Celtic Beldan o li riti de la fertilità de la tera. D'in lou tèin de la mesò ou l'et pouza dedin ina tsapela lateral de l'eigleiza. A Dzalhoun tot le feteus condividoun lou vielh e lou preseun d'in l'attualitaa dou moumenn.
La muzica lh'acoumpanhe tot le feteus. A Dzaloun le permierues atestasioun èicriteus que parloun de muzica soun per le sacreus rapresentasioun. Dedin selò dou 1671 milesieseuntastantun , se deut anque de doue sounadou que ansèin lou tambort dou fort de Nesilheus, soun aloudza a Dzalhoun per lou teatro. Forse li bal de li spadouneire ieroun acoumpanha da sounadou da fora. Dedin "l'Ystoria Santi Vincenti" fra li persounadzo se bardzaque de sis "milites" seuns'aoutro iere de spadouneire, la comunitaa lhe mancave pa de fare intre d'in la rapresentasioun lou bal que ou se vezet da deloun! Alura a Dzalhoun iavet pan nun que iere an grado de sounee, o si sounadou mountravoun a sit dou post. La pergamena que "senor Giovan Battista" ou don a la società filarmonica de Dzalhoun d'in lou 1889, ou l'elenque dzo 34 muzican a partre dou 1854. Alura la societaa lhe preun lou noun de Banda Muzical de Dzalhoun. Da alura la muzica lhe fet part an plèin de la tradisioun dou paii,lhot sesanta muzican e fan part de la muzica anque li spadouneire ma deloun ave si regoulamen tramanda a vouè da la nouet di tèin.
Per anfourmasioun: www.comune.giaglione.to.it
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