Rammentiamo che, in questi cenni di grammatica ragionata, il patois viene trascritto con un sistema più rigorosamente fonetico. Per ü - ö - ë manteniamo la dieresi, anche se stimiamo che sarebbe dattilograficamente più comodo, e forse più chiaro, adoperare la sbarra trasversale.

Articoli determinativi:

Sing. Plur.
Masch. lë lu

Femm. la la

Es.: lë pàń (pane) - lu pàńs; la sèbo (cipolla) - la sèba.

Articoli indeterminativi:

Sing. Plur.
Masch. öń

Femm. ünë*

Es.: öń pàń - dë pàńs; ünë* sèbo - dë sèba.

Articolo partitivo.

dë (in tutti i casi)

Es.: la l a dë pàńs din la mà&t = ci sono (dei) pani nella madia; - tö büvi* pa dë viń = non bevi vino; - al a ačëtà dë bèla rōza = ha comprato (delle) belle rose; - il a pa dë sōri = (ella) non ha sorelle.

Preposizioni articolate.

da (= dë+lë, dë+lu, da+lë, da+lu)
a (= a+lë, a+lu)

Es.: la krûto da pàń, da pàńs = la crosta del pane, dei pani; - al î mantengö da ğêre, da ğêri = (egli) è mantenuto dal genero, dai generi; - î
l a purtà a berğè, a berğēs = (ella) l'ha portato al pastore, ai pastori.

OSSERVAZIONI GRAMMATICALI.

1) Il PV subisce fortemente l'influsso del BC, il quale ha, come articoli determinativi maschili, sing. lu - plur. li.
A Villaretto il sing. lë rimane saldamente ancorato, mentre il plur. lu subisce la concorrenza del li del BC. La situazione attuale è la seguente:
BC masc.sing. lu - pl. li
PV masc.sing. lë - pl. lu, variante li

2)Dë, indeterminativo plur. e partitivo, non può mai essere sottinteso né può essere accompagnato dall'art.determ., come appare dagli esempi dati.

OSSERVAZIONI FONETICHE.
Abbiamo già accennato (cfr. Valaddo n°3 pag.8) alla potente azione della fonetica sintattica sul Patois in generale. Ne abbiamo esempi notevoli già negli articoli; alcuni casi sono comuni ai patois Chisonani, altri sono peculiari del PV.

l)Gli articoli lë, la, ünë* si elidono davanti a vocale : l òme (uomo), l àwro (vento), ün ûro (ora).

2)In linea di massima, la -n di ön è apicale davanti a vocale, velare davanti a consonante : ön òme, öń vèyre (bicchiere).
Però, davanti a cons. dentale, -n tende a diventare apicale; davanti a bilabiale tende ad -m (le sfumature variano a seconda della rapidità di elcuzione, dall'accento fraseologico, dall'enfasi ecc.). Così per es. in ön tōk (pezzo), ön dè (dito), ön pàń, ön bardasoń (ragazzotto).

3)lë e dë suonano come 'l e 'd (con lieve attacco duro) all'iniziale. Nella catena parlata, oltre che ai suoni 'l/'d, essi possono ridursi a semplici l/d a seconda della posizione, dell'enfasi ecc.. Es.: 'l mèytre a préń d libri = il maestro prende dei libri.

4)L'art. Ünë* (üno*, che sarebbe la forma normale, è attualmente adoperato solo come numerale) subisce generalmente l'apocope in ün davanti a consonante: ün fèno. Per la tendenza attuale del PV a non arrotondare le vocali
ü - ö pretoniche brevi (es.asëgürô = assicurare, pronunciato asëgërô; tö vēni = tu vieni, pron. të vēni) ün passa ad ën: ën fèno, confondendosi così
col maschile, il cui ö subisce la medesima mutazione.

5)In lu (variante li), la, da, a la -s finale originaria riappare per sandhi davanti a vocale; sonorizzata in -z, essa funziona da legamento: luz òmi, daz òmi, az òmi, laz èrba.
Da notare che il prolungamento di compenso, che influiva sulla vocale dei singoli art. e prep.art., viene annullato (ma non in tutti i casi) nelle forme restaurate luz - laz; invece la a di daz e az rimane lunga.


* la ü ha anche l'accento circonflesso