Dato che i toponimi della nostra zona non sono mai stati raccolti e annotati su una carta nella forma dialettale che si va perdendo, mi è stato suggerito, come tesi di laurea, un lavoro che consiste nella raccolta e nello studio dei toponimi compresi nel territorio del Comune di Pomaretto (dove abito) e che fa parte di un progetto più ampio del Gruppo per l'indagine Toponomastica. il GIT si propone la raccolta, comune per comune, di tutti i nomi di luogo esistenti nella zona delle Alpi Occidentali. Questa indagine si affianca alle iniziative volte alla correzione e alla revisione dei toponimi impiegati dagli uffici cartografici.
Attraverso questa ricerca ci si propone prima di tutto di conservare tutto un patrimonio toponomastico che mai è stato raccolto e annotato nella sua forma originale e autentica, vale a dire in dialetto; infatti, a cominciare dai registri ufficiali (comunali, catastali, ecc.) fino alle carte dell'IGM, dalle relazioni storiche ai piani regolatori, i toponimi sono generalmente registrati in modo molto incompleto e nella forma italianizzata e quindi spesso deformata.
Inoltre, nel volgere di qualche anno tale raccolta non sarebbe più possibile in quanto già oggi il numero di persone in grado di fornire le indicazioni riguardo al nome del luogo e alla sua posizione geografica si va assottigliando.
Tale lavoro permetterebbe poi di arrivare al ripristino dei nomi di luogo nelle parlate locali, poiché di tutti i toponimi viene annotata l'esatta forma dialettale.
L'annotazione dei toponimi avviene su carte topografiche 1/5.000 ricavate dalla riduzione delle carte catastali 1/1.000 e 1/2.000, prive della numerazione catastale.
L'indagine prevede la raccolta, da effettuarsi direttamente sul posto, di tutti i nomi di luogo esistenti, quali per esempio: borgate, frazioni, località, poderi, cascine, boschi, prati, campi, vigne, miniere, grotte e ripari naturali, monti, colli, speroni rocciosi, alture, avvallamenti, ripiani, corsi d' acqua, fontane, vie, sentieri, ponti, ecc..
La trascrizione sulla carta viene fatta secondo la grafia dell'Escolo dóu Po, presentata su "Coumboscuro" nel '73 (e in seguito, con qualche modifica su "Lou Soulestrelh") al termine dei lavori della Commissione incaricata di elaborare una scrittura valida per tutte le parlate occitane delle valli alpine italiane: è la grafia adottata dal Prof. Arturo Genre nella traduzione in dialetto dell'Evangelo di Marco "La Bouno Nouvèllo" e da alcuni periodici locali (come ad esempio "La Valaddo") e che differisce in parte da quella usata dal Prof. Teofilo G. Pons nel Dizionario del Dialetto Valdese.
I toponimi vengono poi annotati a parte e, oltre alle caratteristiche salienti del luogo, viene segnato il significato che a volte è chiaro e esplicito, ma spesso è oscuro e dubbio. Non è quindi sufficiente l'indagine diretta presso gli abitanti della zona in esame; infatti, se in qualche raro caso gli informatori sanno fornire il significato, molto più spesso questo è a loro stessi sconosciuto, non solo, ma vengono talvolta date spiegazioni fantastiche (para-etimologiche) da verificare.
Per quanto riguarda Pomaretto, i toponimi che ho raccolto sono più di 300, tenuto conto anche di quelli che si ripetono, a volte in forma uguale, a volte simile (può cioè esistere una forma singolare, una plurale, un diminutivo, o un accrescitivo, ecc.; per esempio: la Baiso (ne esistono 4), lâ Baisa (plurale), la Baisaso, lou Baisarot; oppure la Sagno, lâ Sagna, la Sagnëtto, lou Sagnas, la Coumbo d'la Sagnëtto, la Coumbo d'la Sagno).
Una buona parte di essi esisteva già nel XVII secolo, infatti il "Registro delle Proprietà" di Pomaretto del 1670, di non sempre facile consultazione perché manoscritto, conservata nell'Archivio Comunale, riporta circa 300 toponimi, di cui una buona parte non esiste più oggi; in compenso se ne sono formati altrettanti di nuovi nei secoli successivi, sempre che non esistessero già a quell'epoca, ma non fossero stati annotati.
Altra fonte storica consultata è stata il "Campagnino" di Pomaretto del 1773 dove per ogni nome di luogo sono elencati i proprietari; qui i toponimi riportati sono solo circa 120-130, quasi tutti ancora oggi conosciuti.
Le principali fonti scritte cui fare riferimento sono tutti quei documenti che si riferiscono ai terreni, ai loro proprietari, ai limiti e confini, ai passaggi di proprietà (Registri delle Mutazioni), atti pubblici, ecc. reperibili presso gli Archivi Comunali, Notarili e Parrocchiali,
Per quanto riguarda la spiegazione dei toponimi, quando questi non erano chiari, e per lo studio etimologico, mi sono valsa prima di tutto del Dizionario del Prof. T.G. Pons e dei suoi articoli apparsi su tre numeri del Bollettino della Società di Studi Valdesi del '46 e '47 sulla toponomastica alle Valli e successivamente di alcune tesi di toponomastica concernenti luoghi di parlata occitana:
«La Toponomastica di Bagnolo Piemonte».
«Ricerche di toponomastica medioevale della Bassa Va Chisone e della Val Germanasca».
«Ricerche di toponomastica medioevale della Castellata, nell'Alta Val Varaita».
«Polisemia e riduzione semantica in alcuni nomi geografici delle Valli Alpine e Piemontesi».
Indispensabili sono stati anche vari dizionari etimologici, quali: il REW (Dizionario etimologico romano) di Meyer-Lübke, il FEW (Dizionario etimologico francese) di Wartburg, quelli di Dauzat e Rostaing sulla toponomastica francese e dell'Olivieri sulla toponomastica piemontese e lombarda, il dizionario etimologico piemontese di Levi, il 'Tresor dòu Felibrige" di Mistral sul provenzale, vari altri dizionari etimologici italiani e francesi, nonché gli studi fatti da Hirsch e da Roletto sulla toponomastica delle Valli Valdesi.
Per i toponimi derivati da cognomi mi sono servita in particolare de "I nomi di famiglia'' di Osvaldo Coisson, del Dizionario di Dauzat e ancora di quello di Mistral.
Esistono poi numerosi altri lavori di toponomastica che possono essere utili, anche se non sempre scoprire l'etimologia del toponimo vuol dire scoprirne il vero significato, cioè perché proprio quel nome sia stato dato a un certo luogo. In certi casi, a causa del mutamento delle colture o anche delle caratteristiche del luogo (dovute per esempio a bonifiche, costruzioni, ecc.) non è più possibile trovare una corrispondenza precisa tra il luogo e il suo nome ed è necessario limitarsi a supposizioni più o meno attendibili, (Per es. nel caso del toponimo "Ampoureo", che dovrebbe significare "luogo dove crescono lamponi", non si ha la conferma che questi ci fossero veramente, o nel caso di "Barricaddo", si può solo supporre che in qualche tempo ci fosse una staccionata, o ancora nel caso di "Coto d'Or": perché ha preso proprio questo nome?).
Un lavoro simile al mio è in corso per es. in Valtellina, ma si tratta di raccolte piuttosto incomplete e imprecise sia per quanto riguarda la descrizione del luogo, sia per i dati relativi al significato, sia per la trascrizione.
Inoltre queste raccolte non prevedono il riporto dei nomi di luogo su carte toponomastiche, cosicché né oggi né tantomeno in futuro sarà possibile verificare il lavoro dei toponimi raccolti con le caratteristiche morfologiche del terreno, l'esposizione, ecc.. E' dunque auspicabile che per ogni comune si possa effettuare tale lavoro secondo il programma del Gruppo per l'Indagine Toponomastica.