La Balma Pertuzaia (“la grotta perforata”), li Béc Rous (I Becchi Rossi), li Founzét (“i (luoghi di) fondo”) …
Un assaggio dei 473 toponimi registrati durante il lavoro di ricerca condotto da Francesco Dematteis nel comune di Argentera che ora è possibile conoscere grazie al volume n.60 dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, pubblicazione dell’Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano – Università degli Studi di Torino, realizzato grazie al contributo dell’Unione Montana Valle Stur, frutto dei lavori di ricerca condotti negli anni nei comuni di Gaiola, Aisone, Roccasparvera, Demonte, Rittana, Valloriate, Moiola e Sambuco, che si inserisce all’interno dello storico progetto dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano (ATPM), attivo ufficialmente dal 1983 con l’obiettivo di raccogliere, salvaguardare e valorizzare i toponimi di tradizione orale della montagna piemontese, restituendoli nella forma in cui essi sono ancora in uso, prima che se ne perda la memoria e la possibilità di documentarli.
Il progetto, ideato nel 1970 da Arturo Genre (Marsiglia 1937-Torino 1997), grande linguista, docente di Fonetica sperimentale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo torinese, si è concretizzato negli anni grazie alla collaborazione tra Regione, Università, comunità montane, comuni, associazioni.
L’indagine è condotta raccogliendo dalla voce degli abitanti tutti i nomi di luogo esistenti, ovvero non solo quelli riportati sui cartelli stradali o sulle mappe “ufficiali”, ma tutto l’insieme di nomi dati dall’uomo nei secoli ai luoghi grandi e piccoli rientranti in qualche modo nell’ambito dei suoi interessi.
Tra gli innumerevoli spunti di riflessione che offre il volume è stimolante osservare le influenze, le corrispondenze e non tra la lingua - una varietà di occitano cisalpino particolarmente conservativa che presenta alcune caratteristiche non riscontrabili in altre parlate occitane della Valle - e gli aspetti culturali, naturalistici, sociali, economici del territorio di Argentera.
Pensiamo per esempio a come alcuni toponimi diffusi ci raccontino delle due principali attività economiche, pastorizia e agricoltura: li coumunai sono i pascoli bassi intorno ai centri abitati dove le bestie venivano condotte in primavera, i parc (lou Parc de Gouloun Gros, lou parc de Jouanoun…) invece i recinti chiusi da muretti in pietra dove si lasciavano le pecore con gli agnelli nati da poco, la tèra (la Tèra di Aze, les Tèros de Fournéous…) indica invece il campo coltivato a sementi… Curioso invece, per esempio, osservare come al contrario l’elevata presenza di superficie boschiva del comune non trovi così grande corrispondenza nei toponimi che si riferiscono direttamente al bosco: in sole tre denominazioni di luogo pare infatti comparire il termine boùosc (lou Boùosque Nìer, lou Boùosque Bandì e lou Boùosc des Grànjas).
In conclusione ci uniamo all’augurio di Francesco Dematteis, che ha condotto la ricerca: “Mi piace credere che un giorno, in qualche modo, i nomi di luogo escano da queste pagine per tornare a essere utilizzati”.
Il volume è disponibile per la consultazione e la vendita presso la sede dell’Unione Montana Valle Stura, in consultazione anche presso alcune biblioteche come la Civica di Cuneo e la Civica “Anna Frank” di Borgo San Dalmazzo, la biblioteca di “Espaci Occitan” e quella dell’associazione “La Cevitou”.
Per informazioni:
Unione Montana Valle Stura
0171 – 955555
cultura@vallestura.cn.it
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