La storia occitana nelle valli in Italia inizia dagli anni sessanta. Grazie al libro di Franco Bronzat “50 anni di letteratura e non nelle valli occitane” (Ed. Chambra d’oc), un pezzo di quella storia è stato raccontato e non andrà pìù perso. Ci sono poi gli archivi dei numeri di Ousitanio Viso, di Valados Ousitanos, de Lou Solestrelh che raccontano quella storia. E il lavoro di raccolta di materiale in lingua occitana sul Tresòr de lenga www.chambradoc.it. Va poi ricordato il libro di Naoko Sano, che proprio in questi giorni è ritornata con un gruppo di studiosi giapponesi nelle nostre valli. Il libro “Una lingua in cammino – Viaggio di una giapponese nelle valli occitane in Italia” (Ed. Chambra d’oc) costituisce una preziosa raccolta di testimonianze sulla rinascita occitana, sulla presa di coscienza e sulle diverse visioni per il futuro di una lingua. Molti testimoni non ci sono più e ci parlano attraverso i racconti resi a Naoko, che ringraziamo per il suo importante lavoro. Inoltre Naoko possiede un archivio di interviste molto più corposo di quanto è stato pubblicato che resta a testimonianza di un periodo storico che va dagli anni sessanta fino al 2003.
Ma molto resta ancora da fare. Ogni tanto un individuo volenteroso recupera dei pezzi. È ciò che sta facendo Lele Odiardo, da anni residente a Frassimo, collaboratore di Nunatak, rivista di storie, culture e lotte della montagna, che già in mumeri passati aveva pubblicato due servizi sulla storia del Movimento Autonomista Occitano. Il primo era contenuto nel n. 59 con il titolo: “Alle origini del Movimento Autonomista Occitano”, il secondo era contenuto nel n. 62 con il titolo “Ousitanio Vivo: l’irresistibile ascesa del Movimento Autonomista Occitano”. Tutti e due gli articoli si possono trovare su: www.nunatal.noblog.org.
Ora Lele Odiardo, sul n. 64, di Nunatak ci regala un altro prezioso pezzo di storia che riguarda la rinascita della musica occitana. E la racconta attraverso la testimonianza di Dario Anghilante, che negli anni 70 con la sua musica cantautoriale è stato uno dei principali diffusori della coscienza occitana. La militanza e la musica cantautoriale in quegli anni riempivano le osterie, allora ancora ben frequentate. La gente aveva voglia di discutere e di confrontarsi e testi come “Lou fuec es encà rous”, “Boouco boouco” o “Pavouno e Materin” hanno dato una mano e agevolato il contatto con un pubblico montanaro e diffidente che non aveva mai conosciuto la parola Occitania. Credo che anche questo ultimo servizio si possa trovare all’indirizzo sopra indicato.
Ringraziamo Lele Odiardo per il suo prezioso lavoro e gli chiediamo di continuare. Il nostro desiderio come Chambra d’oc è che si recuperi la memoria del passato in modo che le generazioni future sappiano. Il periodo storico raccontato spiega perchè oggi sappiamo di essere occitani e del perchè parliamo questa lingua. Che cosa farne di questa lingua, come essere coscienti del suo valore, come farla crescere e amare il suo territorio, come passarla alle generazioni future è la scommessa di oggi.
commenta