Come scrivere la nostra lingua d'oc? Veramente le idee in proposito sono tante, anzi, tantissime. Alcuni propongono la grafia francesizzante adottata da Mistral per scrivere i suoi capolavori, altri hanno adottato la suddetta grafia alle nostre parlate nord-occitane (vedi la proposta... sul n.2 anno III) altri ancora vogliono adottare la grafia detta «classica o normalizzata», inoltre il notiziario del Movimento Autonomista Occitano ha adottato una grafia che potremmo dire italianizzante e il P.N.O. propone a fianco di una lingua unificata la grafia fonetica, ma non basta perché, vi sono studiosi isolati che tendono ad adottare grafie particolari. Dall'abbonato Chiaffredo Rabo di San Peire, riceviamo una proposta di grafia che si dovrebbe adattare soprattutto alla parlata occitana del comune di San Peire.
La pubblichiamo volentieri auspicando un costruttivo dibattito tra studiosi e appassionati di questo problema, che sembra ben lontano dal trovare una soluzione definitiva.

REGOLE BASILARI
Sono due:
1)I suoni COMUNI sia al patuà che all'italiano, si riproducono utilizzando le 21 lettere dell'alfabeto italiano ed applicando le regole di fonetica della lingua italiana;
2)i suoni TIPICI del patuà - che non esistono nella lingua italiana -si riproducono ricorrendo ad artifizi e convenzioni.

ARTIFIZI
-la dieresi si utilizza per riprodurre il suono di:
ë semimuta (con suono indistinto) vocale caratteristica di questo patuà: p.e. fën=fieno; pënàs =coda; ëië=ella, essa;
ö piemontese di öli: p.e. sufför=autista; cör=cuore; möur=maturo; ü piemontese di tüpìn: p.e. lüns= lunedì; gramüso=lucertola.
-il trattino (-) si utilizza per separare il suono di due consonanti, le quali, in italiano, danno un suono unico: p.e. s-cìno=schiena; s-ciancùn = strappo; s-cialo=scala.

CONVENZIONI
La vocale - i - si raddoppia - ii - quando ha suono prolungato, e specie quando nella parola italiana è seguita dalla sillaba - gli - p.e. fìio=figlia; famìio=famiglia; piià=pigliare; ed anche midàiio=medaglia.
Le consonanti c e g finali di parola:
a) con SUONO MOLLE si raddoppiano: p.e. lacc=latte; brancc=ramo;
b) con SUONO DURO prendono sempre l'h.: p.e. lach=lago; sinch= cinque; stralòrgh= zingaro.
La consonante - s - postconsonantica quando ha suono DOLCE (o sonoro) si scrive - z - p.e. manzo=giovenca; merzë=larice; unzë=undici.

ACCENTO TONICO
Obbligatorio nelle parole tronche: p.e. pënàs.
Omesso nelle parole piane: p.e. gramüso; magistrë=maestro.
Consigliabile sulle parole sdrucciole e bisdrucciole e nei casi dubbi.
Nota - Nel dizionarietto tutte le parole sono accentate perché dovrebbero servire da modello.