È uscito il Cahier n. 30 dell'Ecomuseo Colombano Romean, gestito dall'Ente Parchi Alpi Cozie, dedicato a Château Beaulard, frazione di Oulx.
Il titolo “Ël pan dou Chatè ou l'î cioù ël plu bè - Il pane di Chateau è sempre il più bello” si rifà ai versi di una poesia del poeta ulciense Auguste Allois che negli anni venti del Novecento descrive l'Alta Valle della Dora e attinge ad un detto popolare che vuole Chateau come il luogo dove segale e frumento, grazie ad un'ottima esposizione al sole e ad una buona irrigazione, permettevano la confezione del pane migliore della valle.
Il testo è stato curato da Renato Sibille, con contributi di Angelo Bonnet, Ines Chalier, Rita Frezet, Andrea Zonato e Giovanni Bressano.
La comunità di Chateau ha mantenuto, nel corso della storia, una certa indipendenza amministrativa dal Comune di Beaulard, del quale faceva parte fino alla soppressione di quest'ultimo nel 1928 e all'accorpamento al Comune di Oulx. La comunità eleggeva propri rappresentanti e manteneva una contabilità separata dal capoluogo, con il quale manteneva rapporti di inimicizia.
I motivi d'attrito erano diversi, ma per lo più riguardavano la mulattiera di collegamento con il capoluogo, le spese dell'amministrazione comunale, l'uso dei beni comuni (pascoli, boschi e acque) e gli sconfinamenti nel taglio dei boschi e nel pascolo del bestiame.
Già nel 1493 Chateau si costituisce in parrocchia autonoma e inizia a costruirsi la propria ricca chiesa parrocchiale, dotata di un alto campanile dal quale il suono delle campane si diffonde a fondovalle. Proprio questa caratteristica ha fatto sì che gli abitanti di Chateau portassero il blasone di lou Gloria (quelli che si gloriano, gli altezzosi).
Con questo Cahier viene ricostruita la storia di Chateau e raccolti numerosi aneddoti curiosi, oltre ai toponimi tradizionali del territorio della comunità e al racconto delle vicende legate alla Resistenza.
Una splendida raccolta di fotografie d'epoca arricchisce il Cahier, in particolare con gli scatti di Paolo Bressano, grande fotografo della prima metà del Novecento che ha immortalato Chateau in immagini superbe tra gli anni Quaranta e Cinquanta, quando si recava a far visita al cognato, il parroco locale: Don Riccardo Perron Cabus. Proprio una mostra dedicata alla figura di Don Riccardo attraverso l'obiettivo di Paolo Bressano, tenuta nel piccolo Museo dell'antica Scuola di Chateau, è stata il motore di avvio al lavoro su questo Cahier, anche grazie alla disponibilità delle immagini da parte di Giovanni Bressano, figlio del fotografo.
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