Quando ho cominciato a scrivere le cose di Limone?
Ho iniziato con il Venerdì Santo. Siccome per mia disgrazia sono dovuta andare all'ospedale, al posto di piangere e disperarmi, ho portato con me una penna e un quaderno e altre cose per iniziare a radunare quel che avevo sentito e scritto su dei pezzi di carta. Io ho sempre scritto quel che sentivo raccontare, se non avevo della carta a portata di mano annotavo su un braccio poi a casa lo riportavo su carta. Io però ho una brutta scrittura, peggio che le zampe di gallina, così ho pensato di comperare una macchina per scrivere, sarà vent'anni fa. E dai e dai, scrivevo, scrivevo, ma con la macchina il foglio col tempo si scoloriva e inoltre quando sbaglavi dovevi fare le correzioni o ribattere tutto, così ho perso la pazienza e un bel giorno ho pensato di passare al computer. Don Romano mi aveva dato un vecchio computer ma era troppo grande e non avevo il posto. Siccome durante l'inverno andavamo in riviera e vicino a noi vi era un Unieuro ho comprato un portatile e il vecchio computer l'ho dato ad un centro anziani. Sono andata a scuola per imparare l'essenziale. A volte sbaglio ma ho la grande fortuna che mio nipote è ingegnere elettronico e quando sono in difficoltà lo chiamo. Sbaglia una volta, sbaglia due, sbaglia tre, sbaglia diec,i alla fine ho imparato.
Poco alla volta trasferisco tutto sul computer poi ho la stampante e stampo. Ho anche raccolto delle ricette, circa settanta ricette nostre come "Patate e toma" ed ho anche dovuto tradurle in francese. Insomma
la cosa si allarga e si allunga, l'anno scorso con Giacomo Bellone abbiamo messo sù due spettacoli e ora forse ne faremo altri, vedremo. Ho cominciato da una una penna e un pezzo di carta.
La tana dell'oro e la Passione del Venerdì Santo
Mio suocero, morto a novant'anni, qualche anno fa mi aveva raccontato di una storia circa un masso "lo bèc Pironela" che si trova in uno dei suoi campi, una bella zona di erba grassa e fresca, pecore e capre la mangiano volentieri, o meglio la mangiavano, attualmente in Chirisòla abita più nessuno.
Ai piedi del "bèc Pironela" i tassi hanno costruito la tana, qualche cespuglio abbellisce ilposto e così gli uccelli cantano nei dintorni.
La storia, tramandata da padre in figlio, parla di questo masso, gli anziani dicevano che lì sotto ci fosse una tana profonda qualche metro, piuttosto grande, piena di monete d'oro e gioielli d'una bellezza infinita, qualcuno diceva di aver visto il tesoro ma per pochi secondi, la tana si era chiusa e si sarebbe aperta una volta all'anno, il pomeriggio alle tre del Venerdì Santo durante il rito della Passione.
La tradizione dice che non si sa quando si iniziò a cantare la Passione, sicuramente nella notte dei tempi, è in un misto di latino medievale e italiano. Mi ricordo, un canto triste che si svolgeva al chiaro delle candele e vi era Gesù Cristo in croce. Questa rievocazione è passata, è stata dimenticata, l'ultima Passione l'abbiamo sentita nel 1958, poi più nulla.
Riveniamo alla mia tana dell'oro.
Un abitante di Chirisòla, lo chiamavano Tòni Bèl, si era messo in testa di prendere quel tesoro di cui parlava la gente, si era accovacciato vicino al masso con un grosso sacco sulle ginocchia
e aspettava...
Era arrivata l'ora giusta e miracolo...il masso si era spostato, sollevato da mani invisibili e la tana, abbastanza alta da stare in piedi, era apparsa. Era tutto un luccicare d'oro, monete, braccialetti, collane, corone da mettere sulla testa. Tòni Bèl guardava abbagliato dallo spettacolo e aveva già iniziato a riempire il sacco, l'aveva riempito fino al bordo e cercava di tirarlo fuori senza accorgersi che il tempo passava.
Era esaltato, già il bordo del sacco era uscito dalla tana e varie monete erano scivolate dal sacco e luccicavano nell'erba. Era nuovamente entrato nella tana per spingere fuori il sacco, metterlo al sicuro, si sentiva già ricco. Basta lavorare tutto il giorno, basta governare il bestiame, scavare, disputarsi con i vicini, basta tutto ciò che doveva fare per vivere nella valle avara e lontano dal capoluogo.
Ma la funzione della Passione finì con l'amen e le candele che si spegnevano sul palco della chiesa, ne restavano soltanto più due ai piedi della croce, la tana aveva cominciato a chiudersi intrappolando Tòni Bèl e il suo sacco. Del suo tesoro erano rimasti fuori alcuni pezzi fuoriusciti dal sacco e una manciata di monete scivolate nell'erba e nessuno ha più visto Tòni Bèl.
La Passione non è più stata cantata in chiesa il Venerdì Santo e Chirisòla un po' alla volta si è svuotata. Nonno Chichòt (Giovanni Battista) era venuto vecchio, anche lui era sceso nel capoluogo, raccontava sempre del grande masso, della radura e della sua storia, chissà, forse ci credeva, sicuramente quel masso è invitante, vi è sempre la tana del tasso, i nidi degli uccelli ma senza la Passione alle tre del Venerdì Santo non è possibile vedere l'oro, è impossibile sapere che fine abbia fatto Tòni Bèl e chi abbia raccolto le monete uscite dal suo sacco.
commenta