La lingua occitana, o lingua d’oc, deve il suo nome alla particella affermativa òc, derivata dal latino hoc est. Questo criterio per definire un idioma fu utilizzato da Dante, che distingueva la lingua d’òc da quella d’oil (da cui deriva il francese moderno) e dall’italiano che si esprime con il sì. Dante stesso, nella Divina Commedia riporta - unico brano del poema in lingua straniera - alcuni versi in occitano che mette in bocca al poeta trovatore Arnaldo Daniello (Arnaud Danièl, XII secolo), nel XXVI canto del Purgatorio.
“Tan m’abellis vostre cortes deman,
qu’ieu no me puesc ni voill a vos cobrire.
Ieu sui Arnaut que plor e vau cantan;
consiros vei la passada folor,
e vei jausen lo joi qu’esper, denan.
Ara vos prec, per aquella valor
que vos guida al som de l’escalina,
sovenha vos a temps de ma dolor!”
trad:
Tanto mi piace la vostra cortese domanda
che non mi posso né voglio nascondere a voi.
Io sono Arnaud che piango e vado cantando;
preoccupato vedo la passata follia,
e godendo vedo davanti a me la gioia che spero. Ora vi
prego, per quel valore che vi guida al sommo
della scala, vi sovvenga, a tempo debito, del
mio dolore!
La pubblicazione Atlant occitan, edita per la C.M. in 4 lingue fornisce le informazioni di base utili alla conoscenza della cultura occitana dalle Alpi ai Pirenei. In cartaceo in distribuzione presso al sede della Comunità Montana e dei Comuni, in web: www.chambradoc.it/catalogDOc.page?docId=9349
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