L'ETA ha appena annunciato la sua rinuncia definitiva alla violenza politica. Questo impegno, maturato dopo lunghi mesi di dibattito in seno al movimento nazionnalista basco, è un evento importante di cui mi rallegro in quanto deputato europeo, animatore del Frendship Basco in seno al parlamento europeo.
Ciò fa seguito ad una presa di coscienza fondamentale, e cioè che il solo rapporto di forza che valga in seno all'Europa è il rapporto di forze democratiche e che ricorrere alla violenza politica, per quanto giustificabile
essa sia agli occhi di alcuni, conduce necessariamente a un impasse politico.
Da questo impasse politico il movimento clandestino basco ha deciso di uscire a testa alta, prendendo un'iniziativa unilaterale e definitiva. Gli effetti di questa scelta politica si sono già fatti sentire durante le ultime elezioni basche, dove la coalizione Bildu ha modificato totalmente i rapporti di forza e permesso ai nazionalisti di ottenere una comoda maggioranza assoluta fra il popolo basco.
Questa dinamica non può che amplificarsi dopo la conferma apportata da questo comunicato dell'ETA, comunicato reso pubblico a termine di una conferenza di grande importanza internazionale in Presenza di Gerry Adams, leader del Sinn Fein irlandese, di Bertie Ahern, che presiedeva la Repubblica d'Irlanda quando l'IRA ha rinunciato alla lotta armata, ed ancora di membri del gabinetto di Tony Blair di quel periodo, oltre che di Pierre Joxe.
Non immagino che la corsica si tenga al difuori di questo movimento d'insieme, dato che l'ascesa in potenza del voto nazionalista da tre anni a questa parte è in grado d'influire, anche qui, in modo decisivo sui rapporti di forza.
Un tale processo di pace è infatti il risultato di una presa di coscienza, e cioè che la fine della lotta armata è un fattore di unione e di ritrovata credibilità per tutto il movimento nazionalista. Una tale presa di coscenza è necessaria anche in Corsica.
commenta