La figura di Luigi Des Ambrois de Nevaché, uomo di stato a cui piaceva tenersi lontano dalle ribalte politiche, è sicuramente legata a due questioni importanti: la sua ostinata opposizione all'idea di cedere Nizza e Savoia ai francesi maturata in seno alla Casa Savoia l'indomani dell'Armistizio di Villafranca del 1859, e la costruzione del tunnel del Frejus. Questioni che hanno influito non poco sulle vicissitudini della costituenda Unità d'Italia e sui rapporti con il vicino d'oltralpe.
La cessione di Nizza e Savoia: con l'armistizio di Villafranca, voluto da Napoleone III, finivano le illusioni sabaude legate alla seconda guerra d'indipendenza italiana. Cavour si dimetteva e l'imperatore francese, a fronte di una guerra tutt'altro che vinta, si trovava contro una forte opinione pubblica che non comprendeva il senso della guerra. Inoltre l'Austria non voleva trattare gli accordi di pace con lo Stato sabaudo, a cui cercava però di accollare una parte enorme del debito pubblico austro-ungarico.
Cosa fece allora il re Vittorio Emanuele II? Ancora una volta ricorse al fidato Luigi Des Ambrois, il quale accettò a malincuore di recarsi da Napoleone III per sottolineare le inaccettabili condizioni imposte dall'Austria. Nel corso degli incontri il cavaliere di Névache, in qualità di plenipotenziario, svolse con zelo i compiti assegnati, sfruttando la propria conoscenza del territorio italiano e la sua lunga esperienza di amministratore. Riuscì quindi a migliorare la situazione, spianando la strada a Cavour, che si apprestava a rientrare sulla scena politica, per l'atto finale nel futuro congresso di Parigi. Ma uno dei motivi di scontento del ministro valsusino era la cessione di Nizza e Savoia, non solo per ovvie ragioni affettive e di appartenenza familiare, ma anche per ragioni strategiche: infatti così facendo il nuovo stato sarebbe nato debole, con la pressione degli austriaci sul Lago di Garda e i francesi al Moncenisio. Des Ambrois allora, non volendo in alcun modo avere parte nella cessione dei territori d'oltralpe, chiese di essere richiamato a Torino lasciando al conte Arese e a Costantino Nigra la conclusione delle trattative.
La realizzazione del tunnel del Frejus: nel 1845, contro lo scetticismo generale, Luigi Des Ambrois rispolverò una vecchia idea del bardonecchiese Giuseppe Medail di realizzare un tunnel tra la Val di Susa e la Francia attraverso il "Monte Cenisio", l'attaule Frejus. L'idea era quella di creare un corridoio, un canale per il flusso di merci e persone che da Genova andavano verso il resto d'Europa, passando nel tunnel per arrivare oltralpe.
Incaricò immediatamente il geologo Angelo Sismonda (autore tra l'altro della prima carta geologica del Piemonte e della Savoia) e l'ingegnere belga Henri Mauss di effettuare studi preparatori per il traforo ferroviario del Frejus. Ma a causa delle incombenti spese sostenute dai Savoia per le guerre di indipendenza, l'opera per alcuni anni non venne inserita tra le priorità da finanziare.
Il progetto infatti venne approvato e finanziato solo dopo parecchi tentativi, nel 1848, grazie al sostegno del Governo Cavour. E a Des Ambrois venne dato il compito di presiedere la Commissione scientifica dei lavori. Compito che il bardonecchiese portò avanti con puntiglio, scegliendo le proposte di attuazione dell'opera fatte da Germain Sommelliers, Sebastiano Grandis e Severino Gattoni. E portando a termine i lavori di realizzazione del tunnel il 17 settembre 1871.
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